Quanto successo lunedì scorso in una Pinetina vestita a festa per l'occasione, non può essere ridotto solo ad una presentazione del rinnovo quinquennale tra l'Inter e Pirelli, sponsor ormai più che ventennale del club nerazzurro. Il nuovo accordo è sicuramente importante per la società, visto che le cifre (12 milioni a stagione) sono più alte di quanto ipotizzato e destinate a salire in caso di auspicati successi. Il tifoso dell'Inter deve essere contento soprattutto per l'immagine che ha dato la società. Seduti allo stesso tavolo il Presidente Erick Thohir, il Presidente del Triplete Massimo Moratti, ancora detentore del 29% delle quote azionarie e Marco Tronchetti Provera, vice presidente esecutivo del gruppo Pirelli e grande tifoso nerazzurro. Tre anime del pianeta Inter che qualcuno, troppo frettolosamente, vedeva sul punto di separarsi per scarso feeling e interessi non più coincidenti.
Sul futuro del club si addensavano quindi solo grandi nuvoloni con lo spettro del fallimento dietro l'angolo. Quante ne abbiamo sentite e quante ne abbiamo lette in proposito da chi aspetta e spera, ma che dovrà accontentarsi solo di aspettare quello che non succederà. Ne ora, ne mai. Si rassegnino lor signori. L'Inter ha i conti in sofferenza, è vero. Come tutti i club italiani del resto, a parte la Juventus che comunque rimane parente povera dei colossi europei come Bayern Monaco, Real Madrid, Barcellona, Manchester City, Chelsea. È il calcio italiano a non produrre più ricchezza e a non generare più appeal per errori strategici che vengono da lontano, per mancanza di programmazione pensando che i soli diritti Tv sarebbero bastati a tenere in piedi il carrozzone, con conseguente impoverimento tecnico delle squadre.
Si imputa a Moratti di non aver saputo sfruttare commercialmente la stagione meravigliosa che ha portorito il Triplete, di non aver venduto un minuto dopo i giocatori che firmarono l'impresa per ricostruire un'altra grande squadra capace di rivincere subito grazie ai soldi incassati dalle cessioni. Ragionamenti semplicistici, che non possono trovare conferma. Io invece penso che quell'Inter fu artefice di un vero miracolo sportivo visto il contesto in cui già navigava il calcio italiano. Poche e costose strutture di base, dirigenti che non amano il calcio e che pensavano e pensano solo a come intascare qualche euro in più invece di trovare una strada comune per l'intero movimento. Interessi di bottega che hanno esasperato e allontanato dagli stadi, brutti e vecchi, anche il tifoso più fedele. Moratti, sempre lontano dal quel coro stonato, ha avuto il coraggio di passare la mano di quella che considera giustamente un pezzo di vita, a chi potesse avere un'idea manageriale indispensabile per i tempi e il cambiamento a cui sta andando incontro il calcio.
E allora, tornando a lunedì scorso, quell'immagine di unità tra il nuovo corso e la vecchia anima della Beneamata, ha fatto bene al cuore. Progetti e piani per aumentare il fatturato da una parte, consigli interisti, in caso di necessità, dall'altra. Il tutto condito da una sponsorizzazione che va oltre il business, come ha detto convinto il vice presidente dell'Inter Javier Zanetti. Sono consapevole che molti, leggendo queste righe, pensaranno al solito ingenuo che crede alle favole. No, mangiando pane e Inter da molti e forse troppi anni, ho avuto una bella sensazione vedendo lunedì la società schierata in quel modo. È vero, non me lo aspettavo, quindi il piacere è stato anche maggiore.
Roberto Mancini, ci hanno detto, resterà al timone anche nel caso, purtroppo probabile, che non si raggiunga il terzo posto. Al di là della considerazione sui meriti o errori compiuti dal Mancio finora in questa seconda esperienza nerazzurra, ecco una notizia che da spessore alla società. Basta con i cambiamenti schizofrenici degli allenatori, e su questo Moratti in passato molto ha sbagliato, ma che si continui un percorso, migliorando le cose che non funzionano, ma non buttando tutto all'aria per ricominciare sempre tutto da capo. Chissà che questa unità mostrata con grande autorevolezza dalla dirigenza interista, non dia nuova linfa anche alla squadra in queste ultime nove partite di campionato.
Ho scritto come sia difficile ormai centrare il terzo posto, ma difficile non vuol dire impossibile. Non avremo nemmeno il tempo di pensarci troppo perche sabato prossimo la trasferta di Roma ci dirà se sarà lecito alimentare o meno ancora speranze. Sarà obbligatorio vincere una partita che vede favorita la Roma rivitalizzata dal quel grande allenatore che si chiama Luciano Spalletti. I giallorossi giocano, corrono, si divertano e segnano. L'inter, dopo la quasi impresa con la Juventus in Coppa Italia, ha però un piglio diverso, ha vinto le ultime due partite in casa contro Palermo e Bologna, mostrando interessanti miglioramenti sul piano della manovra e della velocità d'azione. Purtroppo, proprio nella sfida verità mancheranno, a meno di piacevoli sorprese, gli infortunati Icardi e Jovetic oltre allo squalificato Palacio. Ci dovranno pensare l'ottimo Perisic di questo periodo, Eder alla ricerca del primo gol in nerazzurro, l'ex Ljajic voglioso di rivincite.
Non mancheranno dunque le motivazioni anche personali, nella Capitale. Putroppo mancherà il sostegno dei ragazzi della “Nord” nerazzurra che hanno deciso di non andare a Roma per solidarizzare con i colleghi giallorossi, assenti dall'inizio della stagione in segno di protesta contro le barriere che dividono le curve dell'Olimpico. L'ennesima brutta vicenda di un calcio sempre più distante dal sentimento popolare.
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