C'è ormai chi ci scherza su. E alcune espressioni stanno passando alla storia alla stregua di meme. Leggere di "Inter beffata" non fa più notizia, e l'autore in questione ormai non viene ritenuto credibile nemmeno dall'intertriste più accanito. Perché va bene l'autoflagellazione, ma a tutto c'è un limite. E una volta che la reputazione è segnata, è segnata.

Eppure, anche in questa sosta Nazionali c'è stato tempo e modo di rinverdire alcuni filoni ormai storici di questa speciale categoria. Una sorta di ondata di malcontento cronico che riesce ancora a scalfire gli umori dei tifosi nerazzurri, specie quelli con meno anticorpi. La sensazione è che se qualcosa può essere in dubbio, allora la si pone tale, ma sempre dalla parte negativa. Una sorta di bicchiere eternamente mezzo vuoto. E poi chissenefrega se le statistiche hanno dimostrato negli anni che spesso e volentieri quel bicchiere è stato mezzo pieno. Seminare timore, instillare malcontento. Perché? Non volendo credere alla malafede, ci restano due strade: la prima conduce all'incompetenza, la seconda alla superficialità che sfocia nella moda. E se la moda è dare addosso, si dà addosso.

Gli ultimi esempi? Anche la sosta ha prodotto una nutrita flotta di cattivi presagi. Nemmeno il tempo di gioire per la prima vittoria in campionato che è stato lanciato l'"allarme per Radja Nainggolan". Sarebbe bastata una semplice verifica per capire le condizioni reali del belga, uscito sì dolorante dal Dall'Ara, ma solo per fisiologica fatica dopo il lungo periodo di stop e dopo essere rimasto in campo oltre le previsioni. Circa 75 minuti: un dato che avrebbe dovuto far trapelare ottimismo, che avrebbe dovuto ispirare articoli e servizi sulla voglia di non mollare del Ninja, di dare il proprio contributo fino in fondo nonostante una condizione fisica ancora precaria. Macché. "Allarme Nainggolan: esami al rientro, si teme un nuovo infortunio muscolare". Nessun esame, nessun infortunio. Avanti il prossimo.

E si passa alla "grana Joao Miranda". Quale grana? Quella secondo cui il brasiliano, da titolare inamovibile, sarebbe stato retrocesso a panchinaro insoddisfatto. Il dato reale: su tre match, uno da titolare e due in panchina. La logica suggerirebbe maggior cautela poiché, piuttosto che lanciarsi in avventati giudizi sommari dopo 270 minuti, si potrebbe ragionare sull'imminente calendario, fatto di impegni fitti tra Italia ed Europa. Miranda – come tutti – sarà fondamentale nella turnazione. Una squadra come l'Inter deve avere tre centrali di altissimo livello. Cosa dire allora della Juventus che concede zero minuti a gente come Benatia, Barzagli e lo stimatissimo Rugani? Siamo sempre lì, fermi a quel bicchiere rigorosamente mezzo vuoto.

Sgonfiata la "grana" giunge l'"illusione", con riferimento a Lautaro Martinez. Puntuale come le tasse e come la morte. Anche qui: su tre partite, a guardare bene, l'argentino ha giocato la prima da titolare, è subentrato negli ultimi scampoli nella seconda e poi è rimasto ai margini nella terza a causa di un problema muscolare. Se ne sono lette tante sul Toro, e qualcuno addirittura si è spinto fino a definirlo "scomparso". Scomparso? Scomparso??? Urge rammentare che, nonostante l'enorme potenzialità, Lautaro ha compiuto 21 anni da meno di un mese, è arrivato in Serie A direttamente dal Sud America senza passare da un altro club europeo e, dunque, gli va dato tutto il tempo di ambientarsi, capire, incastrarsi con i compagni e con l'ambiente. La parola d'ordine è: pazienza. E se c'era qualcuno che si aspettava da lui 4 gol a partita dopo aver visto le amichevoli, beh... il problema ce l'ha questo qualcuno e non certo il buon Lautaro.

"Allarme", "grana", "illusione": un vero e proprio glossario dell'Intertristismo. Occorre vaccinarsi: dietro ogni angolo potreste trovare un'"Inter beffata".

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 11 settembre 2018 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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