Avrebbe detto Enzo Tortora: "dove eravamo rimasti?" Ah, si, al passo falso interno pre natalizio col Genoa, un 1 a1 che aveva seguito in linea logica di risultati- ma anche di gioco- un segmento di stagione difficile e controverso, segnato da un'involuzione generale facente data dalla storica serata dello Juventus Stadium. E da li' si deve forzatamente ricominciare, dalla disillusione, fatta, come capita da noi, innanzitutto di realismo, dalla consapevole attitudine tipica del mondo interista di vedere i fatti in filigrana. Nitidamente, quindi, componendo quel mix di elementi che hanno scavato un delta di 8 punti dalla vetta della classifia a partire dal 3 novembre e che sconsigliano voli pindarici ed attese mirabolanti. Infortuni e poi squalifiche "ad squadram", si, e anche strane traiettorie prese da troppi match proprio quando la nave nerazzurra aveva messo la propria prua a pochi metri dalla poppa della corazzata di casa Agnelli. Ma anche qualcos'altro. Ovvero la sensazione che l'Inter di Stramaccioni per il proprio patrimonio tecnico intrinseco e una sostanziale incompletezza non abbia il passo degli 80 punti necessari per proseguire il testa a testa per il piu'ambizioso obiettivo lungo tutto il corso del campionato. Insomma che l'attrezzatura per una scalata tanto impegnativa manchi di supporti indispensabili. Un'incompletezza si manifesta non tanto e non solo nell'estensione della rosa, ma nei ruoli chiave e nella carne scelta da cui si tirano fuori i titolari.
E questa e' una considerazione fatta propria in maniera sempre piu' esplicita dal mister, uscito clamorosamente allo scoperto nell'ultima conferenza stampa dopo la fase delle allusioni e degli ammiccamenti alla societa' al fine di promuoverne sommessamente azioni concrete. Che invece cominciano a prendere una forma tutta da comprendere nelle trattative in corso (Sorrentino, Schelotto ecc.) fino alla definizione dell'ingaggio di Tommaso Rocchi, classe 1977. Professionista dagli anni 90-nel 1996 militava in quella Pro Patria oggi agli onori della cronaca per i fatti che hanno casualmente spinto il Tg5 in questa lunga temperie elettorale a promuoverli a prima notizia nell'edizione delle 8 di ieri. Rocchi ha avuto il suo apogeo in tempi ormai lontani quando lo spunto negli ultimi 30 metri combinato con la capacita' di comprendere l'evoluzione della manovra e di "tagliare" le difese avversarie coi tempi giusti, l'avevano fatto entrare nel novero dei giocatori piu' temibili in particolare nelle ripartenze.
Il fenotipo del calciatore da contropiede, con un composto attitudinale conseguente alla sua morfologia di brevilineo. un vice Palacio, insomma, al limite. Noi continuiamo a credere che tale operazione di mercato, ancorche' evidentemente interlocutoria e come tale portata a termine nell'attesa di mettere mano al reparto con argomenti diversi e diversa esposizione economica da parte della societa' da giugno in avanti, non modifichi il quadro delle necessita' piu' significative in capo al settore delle punte. Stramaccioni di fronte a partite come quella recente col Genoa, ma e' solo per fare un esempio, sara' ancora costretto ad improvvisare cercando i centimetri e i chili che servono contro squadre arroccate in difesa proprio tra gli uomini della propria difesa.
Stramaccioni è anche colui che corre i rischi di tenuta maggiori se deprivato degli strumenti necessari a sfangare quello non si riesce a conquistare per via ordinaria dal momento che, stringi-stringi, la valutazione del lavoro del tecnico dipende in gran parte se non esclusivamente dall'esito di ogni singola partita. Valutazione che in primo luogo spetta ad una tifoseria che ha condiviso i termini di un profondo ridimensionamento generale, accettato le scelte della societa' tollerandone perfino gli sbandamenti e alla quale ha accordato una sonnacchiosa acquiescienza anche di fronte a quest'ultima operazione low cost. Ma con la quale e' bene fare bene i conti. E in anticipo. Senza sprecare un attimo della finestra di mercato che si chiudera' a fine mese.
C'e' urgentemente bisogno anche di una scossae di un'iniezione di entusiasmo - e perche' no, di un nome- che inverta la tendenza ribassista degli ultimi due mesi. Della possibilita' di sognare senza la quale i colori che amiamo scoloriscono ogni giorno un po'. Lo spazio rimasto per le trattative e' breve ma il girone di ritorno puo' diventare un lunghissimo passaggio. Insistiamo, innanzitutto per Andrea Stramaccioni, la scommessa vinta da Massimo Moratti, la base solida su cui costruire l'Inter del futuro. Il vero tesoretto nerazzurro da non rimettere in discussione e da non dissipare.
Autore: Giorgio Ravaioli / Twitter: @Gravaioli
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