Insomma, il proverbio dice che chi ben comincia… però qui non ci siamo; abbiamo iniziato non col piede sbagliato, con entrambi i piedi sistemati nella maniera peggiore. Cioè, ritiro a Riscone (luogo ameno, circondati da pinete e dagli splendidi scenari delle Dolomiti sudtirolesi) giusto per iniziare a far fiato, che poi si arriva a gennaio e non si gioca più per mancanza di nonsicapiscebenecosa però, magari la preparazione era stata poco efficace; qualche schema provato e riprovato, ho visto anche sbagliare i movimenti delle diagonali difensive in allenamento ma mi auguro che l’ambaradan fosse una semplice mancanza di attenzione. Poi rientro alla base. Una passeggiata di salute, non dieci giorni rinchiusi in una colonia penale nella Guyana francese a spaccare pietre dalla mattina alla sera. Un momento di gioia da condividere con la Gente nerazzurra, tanta sulle tribune del centro sportivo a guardare, incoraggiare, tifare. Invece no.

Perché siamo l’Inter, una squadra pazza e particolare, e non sappiamo cosa significhi serenità. Ora, a me ‘sta storia della squadra pazza comincia a starmi neanche troppo leggermente sulle palle. Ma credo ci sia modo e modo di infastidire il tifoso che torna a vedere e seguire i suoi colori, la sua maglia, la sua passione. Vedete, un conto è bussare discretamente alla porta domandando permesso sottovoce; un altro scampanellare al citofono la domenica mattina alle sette sul genere testimoni di Geova intonando inni e peana. Che a quell’ora ho anche sonno. Pertanto succede che, nel verde della provincia bolzanina, cada un fulmine a ciel sereno; così, di punto in bianco. Senza un senso logico. Vogliamo il ritocchino contrattuale. Perché si sa, un ritocchino contrattuale oggi non si nega a nessuno, figuriamoci a chi indossa la fascia di capitano dell’Inter. Ricordo Zanetti, e prima ancora Bergomi; va beh, lasciamo stare.

Tutti basiti. Con varie e svariate reazioni. Mi è anche capitato di leggere da qualche parte, martedì scorso se non erro, di presunti insulti a Mauro Icardi; fatalità vuole che fossi a Riscone lunedì e, ho decine di testimoni che possono confermare e suffragare ciò che scrivo, di insulti manco l’ombra. Forse uno avrà anche potuto ululare alla luna un sano vaffa, in verità non ho sentito nemmeno quell’uno e amplifon per adesso non rientra tra le tappe della mia giornata, ma nulla di allucinante. In pratica quel che vorrei dire è che i fantomatici fischi al centravanti argentino non ci sono stati. E per fortuna nessuno ha cavalcato la storiella smontando di fatto un potenziale “caso” estivo. Che però si è palesato lo stesso, inutile stare a nascondersi dietro ad un filo d’erba. Io non so se Maurito abbia o meno avallato la scelta di uno dei suoi procuratori, al netto vale il 30% la signora Nara, ed abbia orchestrato la commediola del voglio l’aumento; di certo so che la proprietà non l’ha presa particolarmente bene. E, a questo punto, mi sembra evidente che l’Inter non ritoccherà l’esiguo contratto del suo tesserato; non adesso e non attraverso una simile modalità. Altrimenti potrebbe innescarsi un meccanismo perverso per il quale chiunque si svegli una mattina e scenda dal letto col piede sbagliato può fare una telefonata ad un cronista e raccontargli che il suo assistito ha offerte mega miliardarie e che o la Società gli viene incontro o lui con sommo dispiacere se ne andrà. Beh, fossi la Società mi verrebbe da dire: portami i soldi, non le chiacchiere, e poi ci sediamo a discutere. O di un eventuale ritocco o di una più che probabile cessione. Ad ogni modo il polverone dura un paio di giorni, poi si placa. Quindi tutti contenti ad attendere la partenza per il tour nordamericano.

No, impazza il mercato, con nomi e cognomi accostati ai nerazzurri. La scelta è tra Gabriel Jesus, talentino del Palmeiras, Joao Mario, desiderata nemmeno troppo nascosto di Suning, Axel Witsel, reduce da un Europeo triste e per certi versi patetico oltre ad una pletora di sconosciuti, ma dai nomi esotici; ogni giorno nuovo giro nuovo regalo. Per adesso siamo fermi agli acquisti fatti dalla precedente gestione. Che tanto male non sembrano. Però qui entra in scena il Mancio. Che avrà anche le sue ragioni e che dice alcune cose più che sensate ma, benedetto Roberto, Suning ha ripetuto a più riprese e a chiare lettere: gli eventuali arrivi dovranno essere profili giovani ed importanti da inserire nell’organico già a disposizione che, detto per inciso, i nuovi padroni nerazzurri considerano di alto livello. Altrimenti non si spiegherebbero le parole di Ausilio di lunedì scorso: due o tre innesti, gli incedibili sono almeno una decina. Traduzione: il materiale a disposizione è già buono, inseriamo dei prospetti importanti e costruiamo la nuova Inter. Le promesse fatte da chi era presidente prima oggi non hanno valore. Non se Suning decide di seguire una linea ben determinata. 

Mancini, in cuor suo, desidererebbe tanto qualche “vecchio” volpone, qualche giocatore esperto per poter gestire in campo le partite. Ma se gli ingaggi rasentano i dieci milioni annui, col FFP inventato del prode platini attualmente, se non sbaglio e se lo faccio correggetemi per cortesia, il monte ingaggi non può superare gli ottanta milioni di euro. Quindi il gruppo dirigente ritiene non utile alla causa spendere tra i 15 ed i 18 milioni netti per tre giocatori. Senza fare nomi diciamo che i tre indicati dal tecnico iesino come indispensabili per il suo progetto costerebbero, euro più euro meno, quella cifra. Ovvio, cartellino escluso. Irrealizzabile. Almeno per chi comanda ora.

Ecco, io da Roberto Mancini non mi sarei aspettato un accenno di muro contro muro; piuttosto un rimboccarsi le maniche sapendo di poter ripartire contando su un gruppo già rodato e con dei giovani a cui insegnare calcio. 
Cerchiamo, anzi cercate, di rientrare nei ranghi serenamente. Il popolo nerazzurro non si merita alzate di scudi. Soprattutto visti gli exploit delle ultime stagioni.
Amatela. Sempre.
E buona domenica a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 17 luglio 2016 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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