Ci sono parecchi “nonostante” che tracciano il solco dal presente al prossimo futuro dell'Inter. Nonostante il covid, nonostante l’indefinita situazione societaria che sembra essersi definitivamente sbloccata con il pagamento delle pendenze tra oggi e domani, nonostante il pensiero ad un campionato da tenere ben saldo, nonostante i “nonostante” l’Inter sta progettando l’immediato futuro attraverso i rinnovi di D’Ambrosio, Lautaro Martinez, Bastoni, De Vrij, Agoumé, Barella (ingaggio quasi raddoppiato) e Handanovic, mentre la stampa propone persino una suggestione Muriel il cui costo si aggira intorno ai 25/30 milioni e, stante la situazione attuale, riesce difficile credere che l’Inter si fiondi su un giocatore magnifico, pagandolo tanto pur non essendo nemmeno titolare. E’ comunque bello pensare al calciomercato, al sogno di una squadra che, dopo tutte le drammatiche cassandre che prevedono sciagure bibliche sulla società e sul futuro nerazzurro, si riesca ad immaginare una squadra che dalla prossima stagione sia ancora più forte e completa.

C’è anche il tema Vidal, il quale con un ingaggio alto e un rendimento al ribasso ha un orizzonte temporale all'Inter che dipende dalla convinzione in lui di Conte. Se il tecnico vuole scommettere di nuovo su di lui, vedendolo tutti i giorni e riconoscendogli una incredibile volontà di rivalsa, è possibile che resti.

Il tema però resta il metodo delle scelte e la cultura societaria, specie ora che la squadra è forte. Nella sua storia tuttavia gli alti e bassi sono stati una costante, tra vittorie straordinarie un anno e lo strapiombo gli anni successivi, di nuovo un trionfo e poi un quarto posto, tranne in due epoche che negli anni 60 avevano visto la nascita della grande Inter di Herrera e nei primi anni 2000 i successi in serie di Mancini e Mourinho.

Gli ultimi dieci anni i ripetuti cambi di proprietà hanno reso impossibile costituire una qualsivoglia continuità ma nella storia l’Inter, con diverse dirigenze, non ha mai avuto la forza di mantenerla. A rileggere la storia, oltre al fattore calciopoli, le società che si sono avvicendate hanno commesso errori imperdonabili e non solo di calciomercato ma di gestione.

Viene più facile parlare degli errori da non commettere quando la stagione è fallimentare, Quando si vince e tutto l'ambiente è accecato dalle vittorie quasi nessuno vede quali altri margini ci siano per crescere e quali limiti potrebbero essere nocivi l'anno successivo.

Se guardiamo alla rosa di quest’anno Kolarov, Vidal, Ashley Young, Vecino e Gagliardini rappresentano un valore di esperienza ma non hanno la freschezza che verrebbe invece garantita da qualche giovane da lanciare. Il primo Balotelli con l’Inter di Mou ha realizzato gol importanti e fatto prestazioni che comunque sovvertivano l'andamento di un match, Pandev (che se fosse stato trattenuto insieme a Palacio questi anni avrebbe fatto tanto comodo), persino Karamoh, che con la sua energia entrava e combinava qualcosa di interessante. L’Inter ha bisogno di preservare con cura l'esperienza dei D'Ambrosio ma anche di coltivare la freschezza di qualche talento, in ogni reparto.

Conte sta dimostrando che l'allenatore può fare la differenza ma l’Inter non può storicamente dipendere dall’allenatore di turno e bruciare con rapidità tutti gli altri.

Se e quando Conte andrà via, l’Inter non dovrà fare l'errore di “scommettere” perché questa società e il suo ambiente non valorizzano gli azzardi ma ragionamenti ponderati sul pilota di una macchina complicatissima.

Il tecnico dell'Inter deve gestire molto bene la comunicazione con giocatori che non sono più (purtroppo) solo atleti ma rockstar e sono molto più complessi da gestire nelle dinamiche.

Il campo e le idee sono importanti ma serve qualcosa che hanno in pochi.

Ci deve essere poi un approccio che parte da tutta la società e coinvolga le parti. Un “sistema Inter” che diventi un marchio capace di indurre nei giocatori che arrivano una responsabilità, una mentalità vincente e non appassiscano perché per loro la maglia che indossano è solo una come tante, magari perché essendo parametri zero non hanno più stimoli. L’Inter ha avuto giocatori come Davids, Jugovic, Panucci, Cannavaro, Batistuta, Forlan, Vidic, Nainggolan e ora Vidal e Kolarov, con carriere straordinarie ma incapaci di incidere in nerazzurro per raggiunti limiti di età, assenza di stimoli o tipologia di gioco.

Un conto è avere Baggio e Pirlo che hanno una classe eterna e un altro è avere dei muscolari ai quali senza l'energia da ventenni manca almeno metà della cifra complessiva.

È ora che l’Inter maturi, riuscendo a prescindere dagli uomini che si avvicendano al comando, mantenendo un sistema di lavoro che si tramandi e venga rispettato da chi si insedia, per mantenere stabilmente l’Inter tra le grandi.

Amala.

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Sezione: Editoriale / Data: Lun 29 marzo 2021 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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