Probabilmente non è un male che questa partita con la Lazio cada proprio oggi. Anzi sembra quasi una sceneggiatura da film, ovviamente con la speranza che in fondo ci sia il lieto fine e non si trasformi in un thriller. Nell'ultima partita dell'anno, a fine girone di andata, dopo un periodo difficile l'Inter ha la possibilità di riprendere la marcia tra l'altro proprio contro la squadra che attualmente occupa la quinta posizione, ovvero la prima fuori dalla zona Champions. Vincere vorrebbe dire tante cose: che l'Inter chiuderà il girone di andata nei primi quattro posti a prescindere da come andranno i recuperi del 24 gennaio di Roma e Lazio, che il periodo di appannamento è superato e che il confronto diretto con una pretendente alla Champions sorride ancora ai nerazzurri.

Ma comunque vada questa partita, è utile fare alcune considerazioni di fine anno che non muteranno col risultato di questo pomeriggio. Innanzitutto la certezza che l'Inter ha tenuto, fin qui, un cammino straordinario al di là di ogni previsione, anche senza il risultato con la Lazio. In quanti pensavano di chiudere il girone di andata almeno a quota 40, in zona Champions, dopo aver occupato anche la prima posizione per qualche settimana? Inimmaginabile vista l'Inter degli ultimi anni, soprattutto dopo che il mercato estivo, che aveva promesso fuoco e fiamme, si era chiuso con pochi innesti, ma mirati come poi il campo ha dimostrato, ma certo senza fuochi d'artificio facendo storcere il naso a qualcuno. Il vero acquisto è stato Spalletti, che vestendo i panni dello psicologo ha convinto questo gruppo, per buona parte lo stesso che lo scorso hanno ha concluso fuori dall'Europa, di non essere affatto scarso ma di essere "una squadra forte", come il tecnico ripete a ogni conferenza. E dovrà essere ancora più bravo a convincere i calciatori che lo sono ancora, nonostante le ultime battute d'arresto.

In un certo senso ha già iniziato a farlo, spiegando che sono gli stessi che erano arrivati imbattuti alla sciagurata partita con l'Udinese, gli stessi osannati da tutti fino a questo momento e gli stessi che hanno raccolto 40 punti. E allora che succede? Semplicemente, provo a tradurre, è capitato quel periodo di calo che ogni squadra, nel corso di una stagione, può attraversare. Sfortuna ha voluto che capitasse contro squadre più alla portata, vedi Udinese e Sassuolo, e soprattutto nel derby, di coppa certo, sconfitta solo ai supplementari chiaro, ma pur sempre derby. Che come ha detto Spalletti, se vinci ti dà tanto ma se perdi ti toglie tanto. Inutile quindi fasciarsi la testa e farsi trascinare dal pessimismo dei dietrologi che non aspettavano altro che il passo falso per dire "io l'avevo detto", "questa squadra non è poi così forte", "eravamo stati solo fortunati". Bisogna essere coerenti, nessuno pensava che l'Inter potesse arrivare a fine campionato da imbattuta, e per come la leggo io valgono più i pareggi contro Juve e Napoli e la vittoria contro la Roma che le sconfitte contro Udinese e Sassuolo.

Perché è più facile perdere la concentrazione in partite che sulla carta pensi ti possano permettere di tirare un attimo il fiato (vedi anche Pordenone), perché è più facile cadere nella paura della figuraccia se prendi gol contro queste squadre. Sono queste le vere trappole, mentre è contro le prime della classe che dimostri il tuo vero valore, e finora l'Inter lo ha dimostrato tutto. Se ogni singolo calciatore lo capirà e le parole di Spalletti sortiranno i propri effetti, si potrà vedere una squadra rinata oggi in campo, a prescindere da quale sarà il risultato finale e se il momento di calo sarà passato o meno, ma quantomeno psicologicamente una squadra che ha dato tutto come fatto vedere fino a non molto tempo fa. Contro la Lazio l'Inter ha la grande occasione di dimostrare che gli ultimi passi falsi sono stati solo frutto di un calo, fisico o di concentrazione, o entrambi, ma di essere ancora la squadra che Spalletti ha plasmato per raggiungere le prime quattro posizioni.

Perché, come ha detto il tecnico in conferenza, tutti parlano del gran campionato di Roma e Lazio, che sono indietro, o della Juve è del Napoli che sono lassù, ma tutti son pronti a puntare il dito contro l'Inter che dopotutto è ancora dentro ai giochi. Anche questo deve far riflettere.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 30 dicembre 2017 alle 00:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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