Nella recente storia nerazzurra raramente ho assistito a una gioiosa macchina di approvazione mediatica verso un allenatore, come nel caso di Walter Mazzarri. In un momento come questo un mister italiano, ambizioso, con anni di gavetta alle spalle, apprezzato dalla stampa italiana, dal mentore Renzo Ulivieri e tutti i suoi colleghi è arrivato con un'inerzia entusiasta e il riconoscimento anticipato che lui era l'uomo giusto per questa Inter. Esperienza e capacità di gestione di un gruppo difficile come attualmente può esserci all'Inter. 
Le nozze felici sono andate avanti fino a poche settimane fa. 
Adesso stanno spuntando le prime crepe. Non dalla stampa che al momento tutela il suo operato ma dai tifosi che iniziano a conoscere anche i difetti di Mazzarri. 
E come in tutti i casi in cui all'entusiasmo per la novità si sostituisce la perplessità per le mosse del tecnico, il risultato è quello di avere un'accentuazione eccessiva per i tic e le convinzioni del protagonista. E così il pubblico inizia a dividersi.
Personalmente non amo Mazzarri, non amo le sue esternazioni sulla squadra, non mi piace il suo stile ma apprezzo la professionalità, il mestiere e quel senso di solidità che anche morfologicamente riesce a trasmettere. Si può apprezzare senza impazzire un professionista come lui.
Sono però preoccupato per quel tipo di politica che sta mettendo in atto con alcuni giocatori, alcune dichiarazioni e per l'applicazione di moduli in cui o i suoi si adattano o lui li scarica.
Più nel dettaglio Mazzarri dixit che l'Inter è una squadra giovane e bisogna avere pazienza. Ma l'Inter è tutt'altro che giovane. E lo ripete come un mantra, indifferente al dato di fatto di una squadra che ha una rappresentanza di under 21 con i soli Kovacic, Belfodil,e Icardi che impiega col contagocce più Taider che è l'unico impiegato con regolarità. 
I tifosi hanno iniziato ad agitarsi quando hanno osservato delle sostituzioni inefficaci o incomprensibili e soprattutto quando hanno capito che non ha alcuna intenzione di giocare con due punte se non quando tornerà Milito. All'inizio Walter sosteneva che la punta unica dipendesse da equilibri necessari per una squadra che doveva assimilare il suo credo tattico. Ora ti accorgi che le due punte si scontrano con la sua convinzione che i giovani come Belfodil non possono partire dal primo minuto. Perciò ha impiegato l'algerino 23 minuti col Catania, 63 col Cagliari, 30 col Torino, 27 con il Verona, 20 col Livorno, 6 col Bologna, 5 con la Sampdoria. Poi la gara in Tim Cup contro il Trapani dove ha giocato 90 minuti segnando e risultando il migliore in campo. Può darsi che un fuoriclasse con questo minutaggio riuscirebbe a esaltare. Ma non credo. E per giocare in questa squadra non mi risulta si debba essere necessariamente Messi. Comunque Mazzarri è riuscito a convincere i tifosi che Belfodil non è pronto per l'Inter. Tutti persuasi.
L'altra vicenda riguarda Kovacic. Molti hanno già dimenticato che la scorsa stagione era spesso il migliore in campo. Mazzarri però non prevede il regista basso, stima il croato ma lo ha impiegato in un ruolo inadatto a esaltarne le caratteristiche. Risultato: anche Kovacic viene messo in discussione.
Il punto è che se si parla di fare un'Inter di giovani e questi vengono "incoraggiati" con ingressi disperati, fuori ruolo e senza continuità non è un bene.
Non so come affronterà la questione Thohir ma ha tutta l'aria di un conflitto di idee. Il neo presidente crede in una squadra composta da giovani di talento, il neo tecnico in una rosa composta da giocatori già pronti e rodati. 

Un'ultima considerazione viene dal dopo gara col Trapani. Si è dato una colpa parziale del gioco e del patema degli ultimi minuti dicendo: “Pensavo fosse il momento giusto per far esordire dei ragazzi ma non possiamo commettere certe leggerezze”. Il sottotesto è che deve ricorrere ai titolari perché dei giovani non ci si può fidare. Un modo per dire che lui ci prova ma come aveva avvertito non è possibile contare sui ragazzi, aggiungendo anche uno scaltro:“è normale, devono crescere”.

La mia paura è che Mazzarri sia un moderno Cuper, un magnifico perdente, capace di tenere in pugno la squadra e di arrivare a lambire i vertici, sfiorandoli senza mai afferrarli.
La mia speranza è invece che sia uno come Ancelotti, considerato incapace di vincere dagli juventini e poi in grado di soffiargli una Champions col Milan, iniziando una carriera di allenatore da élite del calcio.
Eppure in questo momento, anche se le cose si complicassero con Parma, Napoli e Milan, con sconfitte dolorose io non vorrei che ci fosse un ennesimo cambio di allenatore.

Se tra un anno spuntasse nuovamente Mourinho o ci fosse la possibilità di avere un Klopp o un Guardiola sarebbe importante cogliere la grande occasione perché l’Inter ha bisogno di un manager europeo con idee aperte e di grande personalità.
Ma in giro ce ne sono pochi e Mazzarri oggi va protetto. 
A prescindere dai limiti che sta evidenziando.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 07 dicembre 2013 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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