L’ultimo allarme risuonato in casa Inter è legato a Lautaro Martinez, di ritorno a Milano dopo le meritate vacanze post Copa America e puntualmente (per l’ennesima volta) gettato nell’infinto tunnel delle voci di mercato. Se alcune settimane fa si parlava di lui o di Achraf Hakimi come indiziati principali all'addio per dare ossigeno alle casse del Biscione, dopo l’addio del marocchino - dagli studi di Sky Sport - è stato invece disegnato lo scenario di una “cessione del Toro da non escludere” per via del rinnovo di contratto ancora in stand-by, con l’Arsenal che si è aggiunto alla lunga lista di pretendenti del recente passato, completata dalle indimenticabili spagnole Barcellona, Atletico Madrid e Real Madrid. Il tutto, ovviamente, in caso di “offerta irrinunciabile” in arrivo a Milano da qui alla fine del mercato.


Dov’è la notizia? Difficile capirlo, a meno che l’intento non sia semplicemente fare allarmismo. Il discorso della vendita di un giocatore davanti ad un'importante mole di cash freschi riguarda l'Inter, vero, ma anche tanti altri club. È chiaro e assodato che (specie al giorno d’oggi, in un periodo storico inevitabilmente compromesso dai risvolti - anche economici - causati dalla pandemia) un’offerta monstre e irrinunciabile verrebbe giocoforza presa in considerazione ed esaminata con calma, negli uffici di Viale della Liberazione e non solo. Questo concetto vale anche per il bomber di Bahía Blanca, ritenuto comunque centrale nel progetto interista ed il cui contratto - è giusto e doveroso ricordarlo - andrà in scadenza il 30 giugno del 2023. Ergo, c’è ancora tutto il tempo per discutere e ragionare con calma e a bocce ferme sulle cifre per il (meritato) ritocco dell’ingaggio da 2,5 milioni di euro a stagione. E quindi per il prolungamento di un accordo non vicino alla scadenza come quello di altri top player che, invece, potranno liberarsi a zero (o l'hanno già fatto) tra un anno e accordarsi con qualsiasi altra squadra tra qualche mese.


Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti (non) è puramente casuale. E allora ci si chiede perché, ad esempio, in casa Juventus sembra sia tutto mediaticamente tranquillo sul fronte Paulo Dybala, che con il Toro dell’Inter ha in comune la cittadinanza argentina ma non la lunghezza del contratto: la Joya, che rappresenta senz’altro uno dei pezzi più pregiati della bottega bianconera, terminerà il suo contratto con la Vecchia Signora il 30 giugno del 2022. Ovvero tra poco meno di un anno, avendo precisamente 12 mesi in meno a disposizione del chiacchierato 10 nerazzurro per siglare la firma su un nuovo accordo che possa impedire alla Juventus di perderlo a zero euro. Esattamente come successo poche settimane fa in casa Milan per Gigio Donnarumma, anche se in quel caso - secondo tanti colleghi - si è trattato di una “prova di forza” del Diavolo, bravo a tenere la “schiena dritta” contro i capricci di un agente ingombrante come Mino Raiola. Mentre per un Mauro Icardi qualsiasi, ceduto all’estero - da fuori rosa, dopo un fastidioso countdown verso la scadenza - e pagato anche profumatamente per come si era intricata la situazione con la moglie-manager-opinionista Wanda, si è invece parlato di “sconfitta” dell’Inter.


Dopo Maurito, è arrivato il turno di Lauti, utile ad offrire l’ennesima dimostrazione che in Italia esistono due tipi di rinnovi: quelli non urgenti, che scatenano scomode voci di mercato e polemiche; quelli più scottanti e impellenti, che invece cadono nel silenzio generale. Quasi a convenienza.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 01 agosto 2021 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi
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