È sempre stato lui a dover portare avanti il blasone nerazzurro a Euro 2012. Eppure potevano anche essere gli Europei di Pazzini, di Ranocchia e, sempre riferendoci al contesto Inter, di Thiago Motta. I primi due sono reduci da una stagione sciagurata - risparmiando eufemismi, ragione per cui Prandelli ha scelto di tenerli fuori dalla rosa degli azzurri. L’infortunio di Barzagli non è servito al nostro numero 23 a fargli guadagnare il posto in Nazionale, complice uno stiramento che gli ha precluso anche la possibilità di subentrare come prima riserva. Chiamato quindi Astori, che chissà il nerazzurro potrebbe indossarlo già da questa estate. L’altro invece, dopo il suo passaggio al PSG di Leonardo, rimane ancorato ai felici ricordi dei tifosi interisti, che non hanno nulla a che vedere con le sue dichiarazioni di astio nei confronti della società e le recenti allusioni ai clan nello spogliatoio. Talvolta, davanti a certe uscite incresciose da parte di chi ormai appartiene al passato ed è a tutti gli effetti un ex, è meglio chiudere un occhio, anche due.

Dall’altra parte del mondo se l’è giocata Forlan, bandiera di un Uruguay proiettato a mille verso la qualificazione ai Mondiali del 2014 in Brasile. Tantissime le voci sul futuro del Cacha, che tuttavia per adesso è voluto rimanere concentrato solo sulla Celeste. Tornato in gol nel pareggio contro il Venezuela, ha poi sbagliato un rigore nel match vinto con il Perù. Non da Diego, dicono dalle sue parti, così come la sua stranissima, tormentata e deludente prima annata in nerazzurro. Ne seguiranno delle altre? Ad oggi è difficile ipotizzarlo, visto che le sirene dal Sudamerica non hanno mai smesso di risuonare, e ciò che lo tiene per adesso legato all’Inter è un contratto che però pochi club possono (e/o vogliono) permettersi. Se sarà addio lo scopriremo molto presto, anche perché ora Forlan potrebbe seriamente pensare di cambiare aria, quantomeno per riconquistare la fiducia in Nazionale del Ct Tabarez, che ha deciso di escluderlo dalla lista dei pre-convocati per i giochi olimpici di Londra.

Ci rimane quindi solo Wes, idolo della sua Olanda nonostante la clamorosa sconfitta patita all’esordio contro la Danimarca. In patria è l’eroe a cui spetta l’onere di ribaltare il destino degli oranje, per lui è l’occasione del riscatto e l’ha più volte ribadito nelle recenti interviste rilasciate ai giornalisti. Una stagione così anomala disputata dall’Inter, da Pazzini, da Ranocchia, e dalla squadra intera, non se la sarebbe aspettata nessuno. Lui ha la possibilità e la fortuna di potersi risollevare subito, e siamo certi ce la metterà tutta per centrare la qualificazione. Gli occhi di Sneijder parlavano da sé già sabato, nel riscaldamento con i compagni; in campo si è poi vista la classe e il talento di un fuoriclasse che ha tanta fame, che ha corso parecchio creando le più nitide palle gol, non sfruttate dagli attaccanti. Dopo, il piccolo problema al ginocchio che ha allarmato Van Marwijk in vista della sfida da dentro o fuori contro la Germania. Oggi Wesley sarà in campo in quella che per gli olandesi rappresenta difatti una finale. Sperando che la sua stella continui a brillare in Polonia e Ucraina, prima di rituffarsi con nuove a augurate motivazioni nell’universo nerazzurro.

Twitter: @DaniAlfieri

Sezione: Editoriale / Data: Mer 13 giugno 2012 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri
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