Primo punto all'ordine del giorno: da ieri è ufficialmente terminata l'era Thohir all'Inter, dopo 5 anni di presidenza e un paio di mesi da azionista di minoranza. Sin dall'inizio il mondo del calcio italiano, compresa una nutrita fetta di tifosi nerazzurri, ha guardato in direzione di questo personaggio con una certa diffidenza, una volta compreso che più che un magnate si trattasse di un uomo d'affari. E alla fine l'affare lui l'ha fatto, se è vero che è uscito da FC Internazionale con circa 150 milioni di euro di TFR. Ma sarebbe ingiusto dimenticare il suo lavoro per l'Inter, non certo sul campo (dura mettersi alle spalle il nefasto periodo tra il 2013 e il 2017) ma soprattutto sui conti di un club sull'orlo del fallimento. Certo, la regola del too big to fail vale sempre, però non oso pensare agli scenari tragici che avrebbero atteso la Beneamata se Massimo Moratti non avesse messo il club nelle mani del tycoon indonesiano. Il quale, barcamenandosi tra le onde finanziarie e mostrando poco fiuto sul mercato, ha avuto l'umiltà di cercare un partner ben più solido e di accettare le sue condizioni, vale a dire il pacchetto di maggioranza del club. Ora si goda la carriera politica in Indonesia e ogni tanto pensi di essere entrato, a modo suo, nella storia ultracentenaria dell'Inter.

Torniamo all'attualità: il Torino. Contro il Sassuolo è stata una prestazione incolore, che ha evidenziato i limiti di questa rosa. Giusto sottolineare come probabilmente i carichi di lavoro abbiano pesato, ma l'aspetto più preoccupante è stato l'involuzione di gioco. Si è tornati a sperare nella giocata più che arrivare fino in fondo da squadra a cercarla. Inoltre, la solidità difensiva mostrata nelle ultime uscite ha scricchiolato non poco. Fermi tutti: può capitare una serata storta, e nonostante i precedenti delle scorse stagioni invitino a pensare al peggio, la sensazione è che questo gruppo abbia le spalle abbastanza robuste da garantire una certa continuità. Meglio però attendere la risposta sul campo, l'Olimpico di Torino, dove due stagioni fa arrivò un pareggio che fu il preambolo al crollo finale e la scorsa stagione arrivò una deludente sconfitta che aveva l'amaro sapore di interruzione delle speranze. Quanto basta per non concedere neanche un centimetro a Belotti e compagni.

L'attualità è anche il mercato: a sorpresa, ieri è sbarcato nel mondo Inter Cedric Soares, terzino portoghese del Southampton che rappresenta anche un campanello d'allarme in casa nerazzurra. In attesa di capire se sarà Dalbert a fargli posto tra i pari ruolo, è chiaro come questo blitz tradisca la scarsa fiducia nelle condizioni di Sime Vrsaljko, che ad oggi viaggia come un'auto di 15 anni che necessita di una costante manutenzione per tornare in pista. Non certo il massimo grado di affidabilità, e lo dico con rammarico. Non fosse per i continui acciacchi, il croato sarebbe il terzino ideale per l'Inter. La speranza è che Cedric possa coprirgli le spalle e, chissà, guadagnarsi il riscatto a giugno. Ma è presto per parlarne, prima vediamolo all'opera quando ne avrà l'occasione, e soprattutto non cadiamo nel tranello di chi lo confronta con Joao Cancelo. Sono pari ruolo con caratteristiche diverse, e a prescindere da tutto il nuovo arrivato, almeno mediaticamente, oggi perderebbe la sfida diretta. Ma non ditelo a Fernando Santos, Ct del Portogallo, che per vincere l'Europeo si è affidato all'ex Southampton e che ha fatto altrettanto in Russia. Insomma, se fosse il tecnico lusitano a decidere, non ci sarebbe partita tra i due.

Altri pensieri sparsi sul mercato. Premesso che dubito possano arrivare nuovi giocatori (ma non credevo neanche spuntasse Cedric dal nulla...), noto con piacere che la dirigenza si sta già muovendo per la prossima stagione, quando sarà libera dai vincoli del settlement agreement e non avrà bisogno di realizzare le tanto sofferte plusvalenze ormai appuntamento fisso di giugno (checché qualcuno scriva il contrario). Pare che Rodrigo De Paul sia stato già bloccato (spero non a 30 milioni, ma a 18-20 più contropartite che mi sembra più equo) e l'operazione mi piace, per quanto in molti la giudichino low profile. Centrocampista eclettico, con gamba e tecnica, in grado di svolgere più ruoli. Sulla carta, un innesto importante, di quelli che se andasse al Napoli verrebbe salutato come un colpaccio. Occhio però, c'è il solito sbarramento di provincia da superare: giocare al Friuli non è come sfidare i palati fini del Meazza. Stesso discorso se dovesse arrivare anche Niccolò Barella: il prospetto più rassicurante del calcio italiano, di quelli che se li lasci andare alla lunga puoi rimpiangere. Certo, la valutazione è fuori mercato, conto sul buon senso tra le parti per trovare un accordo. E sento ottimismo nell'aria.

Appunto inevitabile: va bene Barella, ma non deve essere lui la ciliegina sulla torta del prossimo mercato. Nel centrocampo nerazzurro di oggi manca terribilmente qualità. Se il progetto prevede la costruzione di una squadra che tenga costantemente il pallone e lo nasconda all'avversario, c'è ancora molto da sistemare. Borja Valero, 34 anni, è il più dotato tecnicamente lì in mezzo, probabilmente in tutta la rosa. Ma non puoi costruire l'Inter intorno allo spagnolo, oggi una valida alternativa e nulla più. C'è poi Joao Mario, che dà del tu al pallone, ma ricordiamo tutti che il portoghese oggi indossa questa maglia per puro caso, dopo un'estate trascorsa sperando nella cessione. Brozovic è un mix di tecnica e corsa, ed è l'unico insostituibile in questa squadra. Gagliardini e Vecino, beh, inutile sottolineare l'evidenza: profili di corsa e muscoli. Infine c'è quel Nainggolan che tutto si può dire tranne che sia un fine dicitore. Un trequartista atipico se ne esiste uno, che non a caso in un periodo di condizione fisica deficitaria è praticamente inutile se non dannoso alla squadra. Il fisico e i muscoli servono, ci mancherebbe. Ma il calcio è uno sport che prima di tutto si gioca con i piedi.

Chiusura dedicata a Diego Godin. Visite archiviate, manca la firma. L'uruguagio porterà la sua nota garra a Milano, per la gioia di molti suoi estimatori. Qualche anno fa respinse senza mezze misure la corte del Milan, e questo basterebbe a eleggerlo idolo della tifoseria. Poi, a 33 anni un difensore, se si mantiene in forma e non patisce troppi infortuni, è sulla carta ancora abile e arruolabile nel medio periodo. Meglio ancora se arriva a parametro zero, alla faccia di altri club che lo avrebbero voluto la scorsa estate investendo anche discrete cifre. Bel colpo, senza troppi giri di parole. Anche in barba a chi già dava per scontata la cessione di Skriniar per far posto a Godin. In questo momento con lo slovacco si parla di rinnovo, lui non ha la minima intenzione di andarsene e se tutto va come nei piani aziendali anche la prossima stagione vedrà l'Inter ai nastri di partenza con tre difensori centrali di primissimo livello, nonostante l'addio quasi scontato di Miranda. Per il quarto slot, i giochi sono ancora aperti ma se restasse Ranocchia ne sarei felice.

Sarà anche vero che la miglior difesa è l'attacco, ma nel calcio di solito fa più strada chi di gol ne subisce pochi. E finora le scelte della dirigenza nerazzurra sono state perfette.

VIDEO - CEDRIC LASCIA LA SEDE DELL'INTER, LE PRIME PAROLE IN NERAZZURRO

Sezione: Editoriale / Data: Sab 26 gennaio 2019 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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