“Quasi”. L'abbiamo detto e sentito con la Juventus: 1-0 Icardi, pari immediato di Vidal a poco dal termine. Peccato, “quasi” si vinceva. L'abbiamo detto ancora a Trieste, dopo il tiraccio di Nainggolan (proprio lui!) spizzicato dal ginocchio di Rolando. “Quasi” poi l'abbiamo ripetuto pure a Torino dopo il gol-beffa di Bellomo, a Bergamo dopo il palo di Icardi quasi allo scadere e, infine, domenica sera, per quasi tutta la partita del Dall'Ara. “Quasi”. Sempre “quasi”. Maledettamente “quasi”.

Un “quasi” che non porta punti, ma solo rammarico per quello che poteva essere e invece non è stato. Ma non è un “quasi” di circostanza, bensì un “quasi” che si basa su solide basi, perché – Juve e Atalanta a parte – tutte le partite finite col “quasi” erano state ben giocate, qualcuna finanche dominata, e sarebbe bastato un ciuffo d'erba o un alito di vento per portarsi a casa i tre punti. E invece... “quasi”.

C'è rabbia e amarezza nel clan nerazzurro, ma anche la consapevolezza di aver intrapreso la strada giusta. Mentre gli altri, in estate, si beavano del grande mercato, l'Inter andava avanti a piccoli passi, ripartendo dalle basi e confermando che la guida tecnica pesa molto, moltissimo, al contrario di quello che afferma qualcuno. “In campo ci vanno i giocatori”, dicono, ma poi dovrebbero spiegarci perché gli stessi elementi, allenati da tecnici diversi, hanno un rendimento non uniforme.

C'è empatia tra il gruppo, la società, Mazzarri e il suo staff. Un'alchimia che spesso è foriera di successi. Ma non attacchiamoci alla malasorte per i punti gettati per strada. Anzi, diciamolo una volta per tutte: a meno di asteroidi o alieni durante i 90 minuti, tutto ha un senso ben definito. La sfortuna è una invenzione dell'uomo.

A proposito di alieni, viene in mente E.T., come qualcuno ha ribattezzato non senza arguzia Erick Thohir. Ecco, caro Thohir, lei che segue costantemente le partite della Beneamata, si sarà reso conto che l'impalcatura di gioco c'è ed è solida; il tecnico è seguito dalla squadra; tutti remano nella stessa direzione. Eppure, quel terzo posto che tanto farebbe comodo al processo di maturazione in atto, resta ancora lì a 2 punti. Non che questo sia un demerito, specie vista la velocità con cui viaggiano le prime tre, ma è evidente che ai nerazzurri manchi quel killer-instinct che poi alla fine risulta determinante. E no, non mi riferisco solo all'attacco.

Qualche nome, presidente? Premettendo e ribadendo che finora il lavoro di tutti è stato encomiabile, cominciamo col dire che la mancanza di Milito pesa. Non tanto nel numero di gol, quanto nelle variazioni al tema per quanto concerne il gioco offensivo. Belfodil, pare chiaro, è più una seconda punta da svezzare; Guarin in quel ruolo è adatto; Icardi finora è stato più fuori che dentro. Trovare un secondo Milito è impossibile e allora le soluzioni sono due: reperire un attaccante-boa oppure una seconda punta tecnica e rapida.

C'è poi il ruolo di esterno e qui radiomercato abbonda: Ansaldi (mancino che gioca anche a destra), Insua (sinistro), Vrsaljko (destro) e tanti altri. Il profilo che stuzzica di più è quello di Alex Sandro, giovanissimo, nato nel 1991 e festeggia il compleanno il 26 gennaio (a proposito, auguri zì Poccy). Portentoso esterno brasiliano del Porto, una sorta di giovane Maicon col piede opposto. Dura che il Porto lo ceda subito, però chissà che in quei 10-11 milioni cacciati per Alvaro Pereira non ci sia anche una mezza promessa per lui... Certamente, costa tanto (si parla di non meno 15 milioni).

In difesa e a centrocampo l'organico appare completo, specie se Mudingayi dovesse tornare quel jolly utilissimo già visto a sprazzi lo scorso anno e se, con l'arrivo di un attaccante, Guarin tornasse nuovamente al suo vero ruolo. Inoltre è rientrato Zanetti, uno che – vedrete – anche quest'anno zittirà i corvi. Se poi, come sembra probabile, Kuzmanovic e Olsen diranno addio/arrivederci (come Pereira), magari un investimento servirà anche lì.

Insomma, caro presidente, un paio di sforzi per non ritrovarsi a maggio e dire... “quasi”.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 26 novembre 2013 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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