Certi amori non finiscono. Dallo scorso maggio - tempi delle prime riunioni-fiume di mercato - a oggi, Andrea Stramaccioni non ha altra risposta a qualsiasi domanda che riguardi il centrocampo: otto lettere, una parola, tre posti su tre occupati nel podio delle scelte per il centrocampo. Paulinho, Paulinho e ancora Paulinho. Branca e Ausilio lo conoscono da anni, lo hanno studiato nel dettaglio e proposto nella scorsa primavera a Stramaccioni. Dai primi video osservati di partite intere fino alle notti insonni per seguirlo in Copa Libertadores, quel brasiliano atipico di ventiquattro anni strega immediatamente anche l'allenatore. Il resto è cronaca di mercato, c'è la sfortuna di vederlo protagonista proprio di quella Copa regalata al Corinthians dopo 112 anni di attesa, le convocazioni nella Seleçao, la vetrina mediatica e un Mondiale per Club che convince il ragazzo a rifiutare l'Inter (che lo aveva praticamente preso per 8 milioni) come prima aveva fatto con il CSKA Mosca pur di regalarsi la spedizione mondiale col Timão. Sfortuna, perché da idea semplice è diventato quasi irraggiungibile.

Adesso, al centro del mercato dell'Inter c'è ancora lui, Paulinho. Quando Stramaccioni ripete per mesi che "se devono esserci acquisti serve qualcuno che rinforzi seriamente la squadra", intende che non è Lucas Biglia o Fernando Gago a farti fare il salto di qualità. O Paulinho o niente, anche se non è proprio un regista. In Brasile lo definirebbero un segundo volante, abile nel congiugimento tra le linee, inserimenti a raffica, vede la porta con facilità e sa sfruttare un'ottima visione di gioco. Piedi da incursore e non da costruttore, ma per Stramaccioni come per Branca e Ausilio dubbi non ce ne sono: il ragazzo vale oltre 15 milioni, ovvero quanto chiede il Corinthians grazie all'esplosione del giocatore e al rinnovo del contratto. Appunto, 15 milioni: in Brasile giurano che siano oltre 18, l'Inter sa che con 15 il giocatore si prende. E in tutto questo, prima di far partire Marco Branca, Massimo Moratti vuole capirci di più: l'ok definitivo è atteso a ore.

Riavvolgiamo un attimo il nastro per ricollegarci alla situazione attuale e comprenderla meglio: Paulinho è il preferito dell'Inter, che a settembre ha strappato una promessa al giocatore per gennaio. Intesa economica e morale, stretta di mano, il ragazzo non rifiuterebbe. Ma intanto ha cambiato agente, da Thiago Scuro a Giuliano Bertolucci, il Raiola brasiliano che ha già portato Juan Jesus (e Oscar al Chelsea). Cosa cambia? Sostanzialmente poco, ma bisogna convincere il Corinthians. Che nel frattempo costruisce in grande, ha il titolo di squadra più forte al mondo sul petto, si è regalato Pato e ha fatto andare in delirio il presidentissimo Mario Gobbi. "Non venderemo i pezzi migliori, lo prometto", il suo giuramento dopo il trionfo in Giappone. La seconda promessa di questa fiaba di mercato, champagne e caviale per tutti, ma pagando la clausola l'Inter si porterebbe via Paulinho. A questo punto, tutto chiaro: il Corinthians non intende fare sconti, anche perché sa che il giocatore non si strappa le vesti per andar via, essendoci la Confederations Cup e il Mondiale nel giro di un anno in Brasile.

A questo punto, entra in gioco l'Inter. Che ormai ha stretto la mano al Liverpool per la cessione di Coutinho e dopo l'incasso turco con Sneijder ha i soldi per fare l'operazione. E adesso vuole muoversi: Branca e Ausilio sono pronti alla partenza, serve un blitz in tempi brevi perché chiudere non è semplice. Bisogna mediare col Corinthians giorno e notte, firmare documenti, definire ufficialmente l'intesa con Paulinho e portare in Italia il giocatore per completare il trasferimento. Non proprio una passeggiata in quattro giorni, considerando anche questa clausola piena di cavilli burocratici per via del fondo che detiene parte del cartellino del giocatore. Una corsa contro il tempo quasi da film, perché le grandi paure sono due: la prima è non farcela immediatamente e quindi far rientrare in gioco il Paris Saint-Germain, in agguato per giugno; la seconda, sarebbe cedere Coutinho e semplicemente non prendere Paulinho per qualsivoglia problema legato alla natura tempistica o simili. Inutile nascondersi, qualsiasi altro nome sarebbe un rimpiego che non nasconderebbe un fallimento sul mercato. I piani B? Da Biglia a Kuzmanovic, da Nainggolan in poi. Ci sono, certo, ma questa volta non si può sbagliare altrimenti alla cassa arriva il conto.

Intanto, appunto, dopo Sneijder saluta anche Coutinho. Ha già preparato le valigie, domani è atteso il Liverpool a Milano per le firme e la concretizzazione ufficiale di quanto è stato stipulato in queste ore tra le società. Non 13 milioni cash, ma circa 10/11 più bonus di cui la maggior parte facilmente raggiungibili che porteranno la cifra complessiva appunto a quei 13 milioni che l'Inter chiedeva. Una cessione che fa arrabbiare tanti, logico. Eppure sembrano magicamente spariti quei signori che a San Siro lo fischiavano al primo dribbling sbagliato, quelli che "ha un fisico buono per fare la mascotte", quelli che "non è da Inter". L'operazione ha un margine di rischio, naturale, ma prenderlo per 3,4 milioni (più commissioni al Vasco per circa 4 totali) e rivenderlo a 13 sarebbe comunque un affare importante. Anche perché dallo staff medico era trapelato qualche dubbio dopo un'annata difficile sotto l'aspetto fisico per Coutinho, spesso indisponibile. Di certo, tutti all'Inter per fare incassi utili da reinvestire avrebbero preferito dar via Ricardo Alvarez, ma sarebbe risultato più semplice vendere granelli di sabbia nel deserto: solo prestiti, prestitini e offertine misere, fare minusvalenza (ovvero cederlo a meno di 8-9 milioni) è severamente vietato. Coutinho cessione importante (sempre che arrivino le firme, sia chiaro), dicevamo, giudicabile tale solo a una condizione: che arrivi Paulinho, perché altrimenti quel "cessioni dolorose solo legate ad acquisti importanti" di Stramaccioni non avrebbe più senso. E tutto il progetto dell'Inter rischierebbe di prendere una brutta piega, dopo l'affare Rocchi che sta prendendo la conformazione del flop annunciato.

Insomma, se andasse in porto l'operazione Coutinho-Paulinho l'Inter si prenderebbe un rischio e andrebbe a imboccare un bivio. Ma l'ottica di mercato avrebbe comunque un senso: perdere Sneijder e Philippe, ormai non più titolari, per comprare quella che l'allenatore vede come una colonna del presente e del futuro. Anche perché Paulinho ha 24 anni, un Mondiale davanti da giocare in casa e da protagonista e una valutazione che difficilmente andrà a calare. Un investimento, insomma. Ma adesso non si può più tentennare, perché manca poco. Dovrà essere come sempre Moratti a dare l'ultima parola, Stramaccioni non sta più nella pelle, Coutinho ha già detto sì al Liverpool e aspetta solo di mettere nero su bianco. E non finisce qui: perché per le ultime ore del mercato è in agenda anche l'arrivo di un laterale destro, con Schelotto in prima fila (difficile e intricato, ma tutti vogliono fare l'operazione) e l'affare Bellomo con il Bari (naturalmente discorso a parte rispetto a Paulinho). Mentre Angeloni è sempre in Cile a seguire Castillo, Huerta, Lichnovsky e non solo. E ha già dato il suo assenso all'idea Icardi per l'estate.

Trame di mercato, opzioni e possibilità quando mancano solo quattro giorni. Lo spazio ai commenti lo riserviamo per quando il gong del 31 gennaio sarà arrivato, adesso la partita a scacchi dell'Inter è appena iniziata. La speranza che tutto possa andare in porto, la paura che il tempo sia troppo poco, il terrore che Coutinho diventi quello che fin qui all'Inter sembrava potesse essere e non è stato. Ma questa volta il verdetto avrà un sapore decisamente definitivo: sbagliare non è più concesso. Tra un Paulinho all'orizzonte e Philippe con Wesley Sneijder che saluta. Forse, allora, certi amori finiscono...

Sezione: Editoriale / Data: Dom 27 gennaio 2013 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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