E’ facile immaginare che dover scrivere il primo editoriale dell’anno metta davanti ad una situazione particolare, anche perché il momento dell’uscita sarà quantomeno movimentato, visto che va agli archivi un’annata e se ne apre un’altra e almeno inizialmente si pensa ai brindisi, ai festeggiamenti, ai trenini, alla disco-samba, insomma a tutto fuorché ad un pallone che rotola su un campo e alle tante chiacchiere che gli girano intorno. Ma tant’è, è doveroso provarci. E dire che quello che l’Inter si è appena messa alle spalle è stato un anno certamente contraddittorio, dai due volti. Abbiamo ancora negli occhi l’ottima prima parte di campionato che ha permesso alla banda di Roberto Mancini di festeggiare a San Silvestro in vetta alla classifica, ma è altresì impossibile dimenticare i tormenti dei primi sei mesi di una stagione, l’ultima, che si pensava potesse avere ben altre sfumature e che invece è stata dominata dal grigiore culminato con la mancata qualificazione alle Coppe europee.
Un’onta alla quale rimediare nel miglior modo possibile, e allora ecco l’estate delle grandi manovre, della lista della spesa di Roberto Mancini, della campagna estiva iniziata forse non nel migliore dei modi (difficile dimenticare la telenovela Mohamed Salah) ma poi culminata con una serie di colpi importanti; e del lavoro che sin qui ha prodotto risultati decisamente da non sottovalutare, al di là di tutte le ironie che le solite cassandre senza argomenti davvero concreti non hanno risparmiato appoggiandosi su temi rivelatisi poi di poco conto, dalle avare prestazioni nelle amichevoli estive alle tante vittorie per 1-0 che hanno contraddistinto il cammino dei nerazzurri. Si è vista finalmente un’Inter solida in difesa come da tempo non accadeva, dove la connection Jeison Murillo – Joao Miranda, alla stregua di demiurghi di certi programmi televisivi, ha fatto dimenticare gli “svarioni da incubo” del reparto arretrato dei mesi scorsi e dove Samir Handanovic ha vissuto serate di grazia, perché avere il miglior portiere del campionato statisticamente parlando non è certo un crimine…
Certo, l’anno non si è chiuso come chiunque avrebbe voluto, anzi: la sconfitta con la Lazio, e i successivi strascichi più o meno amplificati, non possono essere sottovalutati, al contrario è auspicabile che aiutino l’Inter a non perdere la trebisonda, un peccato mortale e imperdonabile arrivati a questo punto. E soprattutto dopo le tante belle parole spese anche negli ultimi giorni a proposito del gruppo. A prendersi la scena, in modo particolare, è stato Erick Thohir, il presidente tornato vicino alla squadra in occasione di questo mini-ritiro invernale di Doha. Non solo incontri istituzionali, strette di mano e sorrisi, ma anche un messaggio chiaro da trasmettere anche a reti unificate: questa Inter è un gruppo importante che può diventare volendo ancora più forte e ambire a grandi cose. Il blitz in Qatar è servito anche e soprattutto per inculcare ancora più forte nel collettivo quest’idea. Oltre, ovviamente, a ricordare quello che è il vero obiettivo stagionale.
Già, l’obiettivo: ormai in casa Inter è diventata una vera e propria litania cantata sin dai primi giorni di preparazione e che adesso come non mai si sta facendo sempre più insistente. Perché se qualcosa in più dovesse effettivamente arrivare, ed è logico anche solo sognarlo considerato il bottino di queste 17 giornate, sarebbe allora tanto di guadagnato; ma il raggiungimento della zona Champions, traguardo che l’Inter manca ormai dal 2012, un lasso temporale piccolo nella forma ma enorme nella sostanza considerato che un lustro fa questa squadra saliva sul tetto d’Europa, è diventato ormai imprescindibile. Per i più svariati motivi, siano essi tecnici, di prestigio o economici: c’è anche la macchia di aver fallito l’obiettivo proprio nella stagione della finale a Milano, dove le due padrone di casa sono rimaste forzatamente a guardare, a rendere ancora più impellente il raggiungimento del traguardo europeo già quest’anno, e così si può spiegare l’urgenza di voler ripetere in ogni circostanza possibile che quello è il traguardo numero uno, senza il quale tutto quanto costruito sin qui andrà inevitabilmente a farsi friggere.
Propedeutica a tal fine si può considerare la partita di mercoledì contro il Paris Saint-Germain, dove al di là del risultato si è vista comunque una buona Inter, decisamente una spanna sopra rispetto a quella che a fine 2014 incrociò le armi contro Zlatan Ibrahimovic e compagni, volitiva e capace di giocarsela a viso aperto contro avversari dalla maggiore qualità senza timori reverenziali. Segnali importanti in vista della ripresa del campionato dove si vedrà se l’Inter sarà accolta dalla Befana con un bel sacco di dolci o con del carbone: di fronte ci sarà un Empoli straordinariamente lanciato in classifica, lodato da tutti per la qualità del gioco; un incontro subito di alto livello per tastare il polso al 2016 e riprendere il cammino verso quel traguardo che… va beh, ormai credo si sia capito.
Di solito si parla di tormentoni durante l’estate, invece in casa Inter si è deciso di servirlo subito con il cotechino e le lenticchie, un tormentone dalle grandi orecchie; intanto, sono già iniziati quelli legati alla sessione invernale di mercato che torna puntuale a incombere sulle teste di tutti. I primi nomi sono già stati fatti, uno di questi è ormai diventato un affare praticamente fatto; la curiosità, però, resta nel capire se Piero Ausilio deciderà di farsi davvero ammaliare da quelle sirene che sembrano chiamare da lontano, nello specifico da un piccolo paese della Calabria ionica, e che arrivano con rimbalzo dalla Bassa padana…
I migliori auguri di Buon 2016 a tutti gli interisti da noi di FcInterNews.it!!!
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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