Forse Doha e il Qatar non sono il palcoscenico ideale, ma che piacere rivedere l’Inter impegnata in un big match dal sapore di Champions League. Non si è trattata della classica amichevole di fine anno, buona solo per incassare qualche soldino. L’anno scorso a Marrakech, forse. Ma non stavolta. Perché la squadra nerazzurra si è presentata al cospetto del colosso transalpino con lo scettro di prima in classifica, trasformando questo friendly match in una bella sfida tra leader dei rispettivi tornei. E l’Inter ha interpretato la partita da leader, con il piglio della grande squadra per nulla intimorita dall’aurea di prepotenza calcistica dell’avversario. Il piglio da Champions League, insomma. Ovvio che nessuno abbia davvero messo in campo l’anima, vuoi per il clima quasi festaiolo, vuoi per i postumi della vacanza natalizia. Ma l’atteggiamento, aspetto su cui Mancini lavora da oltre un anno per restituire la nobiltà internazionale che spetta all’Inter, è stato quello giusto. Nella speranza che tra qualche mese la squadra possa mostrarlo anche negli stadi delle grandi d’Europa, nell’ambito della competizione principale per club.

Personalmente, finché c’è stato confronto reale, mi ritengo soddisfatto di quanto visto al di là del risultato finale. Nel primo tempo la squadra nerazzurra ha tenuto testa ai parigini, ha corso dei rischi come più che preventivabile ma ne ha anche provocati dalle parti di Trapp. Un’ora disputata alla pari, pur senza alcuni pezzi grossi (la coppia Ranocchia-D’Ambrosio non vale certo Miranda-Murillo) ai quali sia Mancio sia Blanc hanno scientemente rinunciato, almeno nell’undici iniziale. Eppure è stata partita vera, forse con qualche distrazione di troppo ma con la mentalità ideale, quella di provare a vincere. Anche perché dall’altra parte il PSG, guidato da un Ibra in modalità gigioneggio, non andava certo per il sottile. Certo, non sapremo mai come sarebbe evoluta questa amichevole con tutti i titolari sul rettangolo di gioco, come sarebbe stato in caso di posta in palio. Probabilmente i valori dei parigini sarebbero stati determinanti, ma lo spirito dei nerazzurri mi insinua il tarlo del dubbio. Ed è già tanto, anzi tantissimo, dopo anni di delusioni dentro e (talvolta) fuori dai confini nazionali.

A proposito di valori in campo. Non è stato devastante come gli accade spesso e volentieri, ma il signor Ibrahimovic è sempre un bel vedere. Il modo in cui giganteggia quando è in possesso del pallone, quasi potesse occuparsi da solo della faccenda (anche perché i compagni faticano a leggergli nel pensiero) è abbagliante. Miei cari, questo tizio è nato 34 anni fa. Invece di fantasticare sulla fine del contratto di Messi nel 2018 (ET può anche permettersi battute senza alimentare fantasie di mercato, o no?), ricordiamoci che Ibra a giugno sarà libero di decidere il proprio destino. Un po’ come ha sempre fatto. E invece di fischiarlo, come qualche interista ha fatto a Doha, facciamoci un pensierino, soprattutto se arrivasse quella telefonata per Icardi e Ausilio accettasse di parlarne. Questo costa tanto e ha un agente sui generis, ma con lui si vince facile. E ci si diverte.

Buon 2016 a tutti.

Che sia migliore dell’anno che si chiuderà tra 12 ore.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 31 dicembre 2015 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
vedi letture
Print