Ora non si venga a dire che il Manchester United è stato superiore all’Inter. Più fortunato forse, ma non più forte. Chiunque abbia visto la partita avrà notato due squadre sullo stesso piano, una gran bella partita, non c’è che dire, un grande Manchester che resta campione del mondo in carica e una delle formazioni più temibili in circolazione, ma anche una bella Inter che, almeno stavolta, non ha demeritato. Uscire così brucia, anche perché sarà difficile sopportare i titoli dei tabloid inglesi che nei prossimi giorni non faranno che osannare la superiorità del calcio inglese su quello italiano così come hanno fatto nei giorni scorsi (superiorità che non si è vista dato che la Roma è uscita dopo 3 rigori ad oltranza, la Juve ha sfiorato l’impresa in dieci contro il Chelsea e l’Inter ha tenuto testa al Manchester nell’arco dei 180 minuti). E soprattutto bisognerà sopportare tutti quelli che, come ha osservato Mourinho a fine gara, in Italia saranno contenti che l’Inter è uscita dalla competizione europea, ma “l’Inter si è spesso ritrovata da sola” ha aggiunto capitan Zanetti a fine partita, e allora andiamo avanti.
Certo, una profonda analisi e diverse riflessioni non si possono evitare, la Champions League manca ormai nella bacheca di via Durini da ben 44 anni, Massimo Moratti non sa più a che santo votarsi e neanche gli oltre 10 milioni di ingaggio a stagione spesi per Mourinho sono bastati per estendere anche in Europa la supremazia che l’Inter esercita in Italia. Non basta certamente appellarsi alla sfortuna, ai pali colpiti, all’imprecisione sottoporta per spiegare l’ennesima eliminazione agli ottavi di Champions. Probabilmente se l’Inter non si fosse complicata la vita da sola andando a concludere al secondo posto un girone che poteva agevolmente vincere, non avrebbe incontrato il Manchester sulla sua strada così presto, ma prima o poi sarebbe dovuto capitare ed è impossibile sapere con il senno del poi come sarebbe andata contro un’altra squadra.
Mourinho a fine partita ha detto che probabilmente a questa squadra manca ancora qualcosa e che presto si farà sentire con la società. In realtà ci vorrebbe la sfera di cristallo (o meglio ancora un “esorcista”) per trovare la vera risposta alla latitanza europea dei nerazzurri, ma forse Mou ha toccato uno dei tasti giusti, lui che l’aria di Appiano la respira tutti i giorni. Forse anche nell’organico dell’Inter va trovata la spiegazione: eccezionale in Italia ma probabilmente non ancora al livello degli squadroni europei. O almeno, non possiamo che pensarla così.
Resta solo la profonda amarezza per un risultato che non era fuori dalla portata dei nerazzurri e l’unica attenuante che nel calcio tutto può accadere, soprattutto in incontri ad eliminazione diretta, in cui la squadra ancora non riesce ad avere quella continuità che magari in campionato può anche interrompersi di tanto in tanto senza grossi sconvolgimenti, ma che in coppa diventa fondamentale per arrivare fino in fondo.
Mourinho ha concluso dicendo che ai tifosi amareggiati promette almeno la vittoria dello scudetto. Ma a chi è abituato ad assaporare il dolce sapore del campionato italiano già da qualche anno, appare ora più come un gustoso ma piccolo cioccolatino di fronte a una grande torta che purtroppo mangerà qualcun altro. Alzi la mano chi non sarebbe disposto, almeno per una stagione, a barattare il tricolore con la Champions League.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 12 marzo 2009 alle 00:49
Autore: Domenico Fabbricini
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