Sento di dover iniziare con una storiella, allegra ma col retrogusto amaro. Il boia mette la corda al collo del condannato, che si divincola. Il boia contrariato afferma: “quando fanno così li ammazzerei!.” Potrei anche ricordare come i cristiani venivano dati in pasto ai leoni al cospetto della suburra ubriaca della sua crudeltà e che ai lamenti dei poveri disgraziati urlava “Perché il vostro Dio non vi soccorre?” E giù risatacce sconce. Non è certo il caso degli affanni dell’Inter di questi tempi, ma i meccanismi, mutati con il mutare dei costumi e della cosiddetta civiltà, sono gli stessi. Si manifesta una crudeltà gioiosa nel condannare ad ogni livello una società di calcio, colpevole di essere vincente negli ultimi quattro anni, colpa gravissima per chi trovandosi nelle stesse condizioni dell’Inter medesima non molti anni prima non tollera l’affronto di dover stare indietro quando attraverso un sistema clientelare e una diffusa piaggeria verso i califfi piemontesi amava essere al comando sempre e comunque.

E’ umano, quasi comprensibile. Certo che la società di calcio Internazionale, mi piace chiamarla così, ha commesso errori, come tutti o forse per la poca dimestichezza col potere non ha valutato il ritorno velenoso, rabbioso e vendicativo dei suoi eversori. La questione del passaporto di Recoba pesa assai più di tutte le malefatte del mondo intero e viene ricordata come un episodio che non solo pareggia i conti ma crea un debito che non sarà mai saldato. Si dilatano gli episodi o si minimizzano secondo gli interessi delle parti. La vita è bella lo stesso anche senza calcio, ma con il calcio è un po’ meglio. Ma quello che si chiama gioco del calcio con il gioco ha ormai ben poco a che fare. Se già è difficile per la magistratura ordinaria consegnarci una giustizia giusta figuriamoci che razza di giustizia viene amministrata da chi giudice non è, essendo soltanto un manager con velleità carrieristiche. In tal caso le argomentazioni di chi è mediocre per istituzione saranno impregnate di demagogia, di sdegno moralistico, con un’invocazione finale al rispetto delle regole. E’ così facile.

Aggiungo non oziosamente che in questo caso al livore generalizzato verso chi ha mostrato di essere nello specifico il più in gamba in campo e fuori, acquistando giocatori con intelligenza e lungimiranza, si aggiunge in particolare il revanscismo della classe arbitrale, nota consorteria permalosa e supponente. Mi piace far notare come in generale la figura dell’arbitro sia agli occhi dei tifosi e no una figura abietta alla quale si indirizzano insulti di ogni tipo, si fanno addebiti alla sua capacità professionale e alla sua reale consistenza sessuale. Non è questo il momento di aggiungersi al coro, ma certo è quantomeno singolare che essendo l’Inter il bersaglio di questi gentiluomini essi siano improvvisamente divenuti i paladini della giustizia sportiva, degli onesti adepti allo sport più popolare, delle vittime di una società, l’Inter, perversa, in malafede e che merita ogni addebito. L’Italia è il paese delle congiure, dei sotterfugi, di ben quattro società criminali istituzionali, delle condanne miti e di quelle troppo severe, dei politici tutti contro tutti e con ogni mezzo lecito o no, del Festival di Sanremo che mi onoro di non aver visto neppure per necessità di cronaca, del razzismo ormai non più solo sospetto, del cinema minimalista, dello sdegno di un solo giorno per questioni importanti ma che ha la memoria lunga quando si tratta di calcio. E tirare conclusioni a questo punto è del tutto incongruo.

Ciascuno si terrà gelosamente le proprie idee in una confusione morale e culturale alla quale ci siamo consegnati. Ma se vincesse il Milan o la Roma, idea tutt’altro che peregrina, giustizia sarà fatta ed avremo un mondo migliore, come quello che ha preceduto la caduta degli dei. Sarà bello rivedere Moggi e gli altri riabilitati, festeggiati dai vincitori di professione e nel frattempo, quelli lì, si quei mascalzoni degli interisti se ne tornino nel branco. Beh, se le cose stanno così, nel branco ci torno volentieri, al massimo, non Moratti, farò qualche giochetto col mio passaporto, tanto per tenermi in esercizio.

Adriano De Carlo

Sezione: Editoriale / Data: Ven 26 febbraio 2010 alle 10:34 / Fonte: MilanInter RadioTv
Autore: Redazione FcInterNews
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