In molti lo hanno definito come un esame di maturità per la squadra di Mourinho, ma secondo me l’etichetta migliore per Inter-Barcellona è semplicemente un esame universitario, di quelli che ne servono oltre una ventina per conseguire la tanto agognata laurea. La sfortuna dei nerazzurri è stata esordire nel proprio corso proprio sostenendo la prova su una delle materie più difficile, forse la peggiore, quella che incarna meglio tutto il corso: i Campioni in carica. Beh, a mente fredda potrei dire che l’Inter è riuscita a superare l’esame, anche se si è dovuta accontentare di un voto banale, il classico 24. Rifiutarlo, come si usa fare all’università in certi casi, sarebbe stato inopportuno, considerando il poco tempo a disposizione per preparare la materia e la difficoltà della stessa. Alla fine ci si può comunque ritenere soddisfatti, perché la bocciatura non è arrivata e la media voto, con i prossimi esami (nel girone ce ne saranno altri cinque), potrà alzarsi notevolmente. Inutile sottolineare che l’obiettivo è riuscire a sostenere la tesi di laurea per ottenere la corona d’alloro riservata ai vincitori. Ma per questo c’è ancora tempo, la squadra di Mourinho deve ancora entrare nell’ottica di studi che si differenziano dalle scuole superiori del campionato italiano. Qui l’impegno deve essere maggiore, perché il livello è molto alto e le materie sono decisamente più complicate, oltre che difficili da decifrare.

A prescindere dagli accostamenti, c’è da dire che ieri non si è vista una bella Inter, troppo timorosa di fronte ai Campioni d’Europa, il temibile Barcellona. I nerazzurri hanno vissuto di folate, ma il vero errore è stato accettare il gioco degli avversari. Capisco l’educazione, ma lasciare oltre il 60% del possesso del pallone alla squadra ospite non è proprio l’atteggiamento ideale per chi vuole competere con i migliori e puntare al trofeo. A tratti si è vista l’Inter che ha patito a San Siro contro il Manchester United per tutto il primo tempo dei precedenti ottavi di finale. Una squadra spaventata, intimorita, che si affidava al talento dei solisti. Ieri saremmo dovuti salire di più con il centrocampo piuttosto che attendere chi godeva nel tenere tra i piedi il pallone. Sembrava che i catalani ci ‘scherzassero’, quasi a voler manifestare la loro superiorità. E noi non riuscivamo a reagire, troppo paralizzati dal timore che ci prendessero d’infilata per un eccesso di pressing sulla mediana. Certi rischi però bisogna anche coglierli, non si può sperare che l’avversario non segni e tu trovi la giocata decisiva in contropiede, sfruttando uno dei tantissimi lanci lunghi per le punte. Attaccanti che, tra l’altro, sistematicamente perdevano gli scontri uno contro uno con i vari Piquè, Tourè e Puyol. Dovremmo attaccare facendo girare il pallone, non solo cercando la profondità. Capisco il pragmatismo di Mourinho, ma il Barcellona ci ha dimostrato che si può arrivare in porta anche facendo girare il pallone per linee orizzontali, senza necessariamente verticalizzare immediatamente. Piccoli passi per arrivare lontano, e soprattutto un costante possesso di palla, anche perché se il gioco lo comandi tu nessuno ti riesce a segnare.

Prendiamo dunque questo pareggio come un punto guadagnato contro una squadra fortissima, e soprattutto prendiamo lei d’esempio per il futuro. Meglio trovarsi di fronte i migliori e apprendere sul campo piuttosto che studiarli in televisione o dalla tribuna di uno stadio. Che questo 24 ci serva per capire come vanno affrontati questi esami e alzare la media fino alla tesi di laurea, insomma. Le persone intelligenti traggono il meglio dalle situazioni apparentemente poco positive, e per fortuna ritengo che Appiano Gentile sia frequentato da persone molto intelligenti.
 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 17 settembre 2009 alle 09:57
Autore: Fabio Costantino
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