Innanzitutto, tengo a sottolineare che l’Inter di Napoli, primi 20 minuti a parte, mi è piaciuta. Al di là dello 0-0, che può essere interpretato come un buon risultato considerata l’attività di ‘gufaggio’ proveniente da tutta Italia, soprattutto su un terreno di gioco come il San Paolo (dal quale di solito, la sera, si esce con le ossa rotte…) e davanti a un avversario convintissimo delle proprie potenzialità oggi più che mai. Chiaro, il tifoso è esigente e si aspetta che l’Inter, la capolista, la più forte d’Italia vada a Napoli e torni con una vittoria, ma le ultime due stagioni non andavano ignorate. Chi ha la memoria più solida ricorderà le due delusioni procurate da Zalayeta. Forse domenica sera è stata proprio l’assenza dell’uruguagio, oggi a Bologna, a impedire che si sbloccasse lo 0-0. Oppure è stata la prova dei nerazzurri a evitare guai peggiori, unita a una buona dose di fortuna che ha sorriso, è giusto dirlo, anche al Napoli. Due pali contro uno, questo lo score dei ‘quasi gol’, tra l’altro tre legni bellissimi, se si considera le modalità tecniche con cui sono maturati. Anche questo è spettacolo, peccato che non conti a livello di punti in classifica.

Caparbietà, organizzazione difensiva e una buona ripresa, queste le armi della capolista contro l’affamato gruppo di Mazzarri: ingredienti che hanno fruttato un buon punto, che fa classifica e respinge, anche se a malapena, l’assalto di Roma e Milan. Sette punti di vantaggio sui giallorossi sono un bottino prezioso e, pur se il risultato del San Paolo assicura lunga vita a questo campionato, può essere letto come un passo avanti da non sottovalutare in casa Inter. Uno è meglio che niente, direbbe l’ottimista. Uno è bene, dico io, perché l’Inter ha saputo ritagliarsi un ruolo da ‘provinciale’, lottando su ogni pallone, abbandonando l’idea del bel gioco e stringendo i denti quando la situazione lo richiedeva. Anche così si vince un campionato, è folle chi pensa che la prima della classe debba dominare e divertire su ogni terreno di gioco e in ogni circostanza. Poche squadre possono dire di aver giocato alla pari con questo Napoli (gestione Mazzarri, sia ben chiaro…) nella sua roccaforte, i nerazzurri possono farlo serenamente. Era dalla trasferta di Genova che l’Inter non trovava la via del gol, praticamente un girone fa. Ma non si può dire che le occasioni per andare a segno siano mancate.

È mancata invece la coerenza da parte del signor Rosetti. Dopo la trasferta di Bari l’ho apertamente criticato per una prestazione ai limiti dell’irrazionalità. Oggi, pur avendo dovuto fronteggiare un match particolarmente carico di emotività, il fischietto di Torino ha interpretato a modo suo il fallo di mano in area di Aronica nel primo tempo, stessa situazione che a Bari fruttò un rigore ai padroni di casa (mano di Samuel, per giunta ammonito). Insomma, se Rosetti in Puglia ha dimostrato di considerare rigore questi interventi, perché a Napoli, quando c’era da ‘premiare’ l’Inter, ha cambiato punto di vista? Possibile che non abbia visto, ma se è il migliore dei nostri fischietti si tratterebbe di un errore grave, complice un guardalinee (Ayroldi) che non può non aver notato (guarda caso, è lo stesso che ha fatto espellere Maicon a Bologna). Non voglio insistere sull’argomento, ma quando a dirigere viene designato Rosetti, l’Inter ha sempre un motivo (valido) per recriminare. E con questo chiudo la parentesi, altrimenti qualcuno può dire che il tifoso nerazzurro (io, nella fattispecie) non fa altro che lamentarsi delle decisioni arbitrali o pecca di dietrologie gratuite. Magari è vero, ma rimanere in silenzio a volte è peggio che ricevere certe etichette.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 15 febbraio 2010 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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