Sei punti sulla carta, uno solo sul campo. Inizio di campionato dell'Inter fastidioso, noioso per la ripetitività di certe abitudini, deludente per come la Beneamata sappia farti passare nel giro di quarantacinque minuti dalla gioia per aver visto un gran calcio, alla frustrazione per poi sapere che non era vero niente. Inter-Torino è stato tutto e il contrario di tutto. Da vero calcio d'agosto. In sostanza non c'è ancora nulla di definitivo, celebrazioni o processi sommari sarebbero senz'altro fuori luogo, ma intanto è calcio d'agosto che già assegna punti e la possibile anti-Juve si trova a -5 dalla stessa Juve e dal Napoli dopo solo due turni. La rabbia per il misero bottino in classifica aumenta dopo aver visto il primo tempo di domenica sera contro i granata dell'ex Mazzarri.

Quel primo tempo non è stato buono, è stato ottimo. Da tempo i tifosi nerazzurri non vedevamo un calcio così coinvolgente, non banale, non monotono, dove pressing, movimenti, intensità e sovrapposizioni costringevano il Torino a goffi rinvii e a ringraziare che alla fine della prima frazione di gioco fossero solo due i gol di svantaggio. Soddisfatti anche quelli che rimproverano a Icardi di saper solo segnare. In ossequio ai movimenti e alla partecipazione, Maurito si è staccato spesso e volentieri, assecondando i movimenti di Politano e Perisic ed è stato proprio il Capitano a propiziare il vantaggio firmato, alla Icardi, dal croato. Il nove nerazzurro però è ancora a quota zero nella speciale classifica cannonieri e un grande attaccante del passato come Roberto Boninsegna, detto Bonimba, ha affermato che più che pensare a fare assist, Icardi dovrebbe riceverli. Sottoscrivo la tesi di uno dei più forti centravanti della storia dell'Inter e del dopoguerra, Maurito Icardi è nato per segnare, può certo migliorare, ma non deve rischiare di snaturarsi.

Tornando alla squadra, dopo quanto descritto di bello del primo tempo con gli applausi scroscianti dei soliti sessantamila in amore del Meazza, ecco che l'incubo si materializza e diventa realtà. Nel secondo tempo l’Inter ha smesso di giocare, forse pensando che la pratica fosse già chiusa. Si era capito già dalla prime battute della seconda parte della gara, l’ha capito soprattutto il Toro che, grazie anche ad un paio di cambi azzeccati, ha iniziato a fare la voce grossa mettendo a nudo il più grande limite dell’Inter attuale, la mancanza di personalità e mentalità vincente. È vero, Samir Handanovic, che tante volte ci ha regalato con le sue parate punti importanti, è stato uno dei maggiori responsabili della rimonta granata, con quella lettura assurda in occasione della rete di Belotti che riapriva una gara già chiusa. Ma una grande squadra, con la mentalità della grande squadra e sostenuta dalla sua impareggiabile gente, mette la palla al centro e va a segnare il terzo gol che avrebbe spento ogni sogno di rimonta. E invece i nerazzurri si sono impauriti, hanno dato retta alle gambe che non giravano più come nel primo tempo e, invece di usare il cervello, si sono consegnati all’avversario che ha cominciato a entrare nelle contraddizioni della squadra guidata da Luciano Spalletti.

Il mister è in difficoltà e la cosa stona vista invece la sicurezza con cui guidava la truppa la scorsa stagione, anche quando è iniziato il momento difficile dopo un inizio di campionato contrassegnato da sole vittorie, anche se non esteticamente ineccepibili. Ma, paradossalmente, Spalletti aveva il compito facilitato dal fatto di dover gestire una rosa che non offriva troppe alternative. Formazione e modulo erano quasi obbligati e il tecnico di Certaldo rappresentava il valore aggiunto in grado di presentare in campo una squadra che, anche se a fatica, sapeva cosa doveva fare per raggiungere l’obiettivo. Ora è diverso, molto diverso. La campagna di rafforzamento estiva è stata importante, anche se non è arrivato quel centrocampista di spessore in grado di guidare la squadra nei momenti di difficoltà, come nel secondo tempo di domenica con il Torino.

Però quel primo tempo che non lascia spazio alle interpretazioni, ma si basa su dati oggettivi, dice che questa Inter è molto più forte della scorsa stagione. Giocatori come De Vrji e Asamoah e lo stesso Politano garantiscono qualità e quantità. Vrsaljko non avrà la stessa tecnica di Cancelo, ma ritengo che a lungo andare potrà offrire un rendimento superiore al pur fortissimo portoghese, soprattutto per quanto riguarda la fase difensiva. Lautaro Martinez e Keita hanno bisogno di tempo per imparare e capire cosa sia l’Inter, ma i colpi li garantiscono. Basti vedere la giocata di Lautaro per Icardi prima del fischio finale. Purtroppo il Toro, quello nostro, è stato chiamato in causa da Spalletti con colpevole ritardo.

Ecco, il mister dovrà dimostrare di essere bravo a scegliere gli uomini giusti e il modulo conseguente anche nel corso della gara, senza titubanze e preconcetti. Ma ritengo che il campionato dell’Inter inizierà veramente quando Spalletti potrà disporre dal primo minuto dell’acquisto principe, alias Radja Nainggolan. Gli strappi del Ninja, la sua personalità, la sua capacità di interpretare da campione le due fasi, posso far dimenticare la mancanza di un regista alla Modric.

Le cronache ci dicono che il belga inizierà la sua stagione in maglia nerazzurra sabato a Bologna. L’Inter e i suoi tifosi lo aspettano e fremono. Perché dopo una sconfitta e un pareggio, urge la prima vittoria. Poi, inizierà il vero campionato dell’Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 29 agosto 2018 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
vedi letture
Print