E l'Inter vince ancora. Questa volta, al tappeto ci va il Partizan Belgrado per 1-0, grazie alla rete firmata Rodrigo Palacio. Tre punti preziosi per il girone di Europa League. Analizziamo la sfida... da Zero a Dieci.
ZERO restano i gol di Diego Milito in Europa nel mese di ottobre, da quando è all'Inter. E uno solo in totale, perché segnò al Palermo nel suo primo anno in nerazzurro. Una statistica che non preoccupa, perché a Diego col Partizan bastano pochi minuti: assist decisivo a Palacio. E poi, il Principe è abituato a ruggire da novembre. Solo questione di tempo.
UNO alle italiane in Europa League. Perché si passano ore, giorni, settimane a parlare del ranking Uefa e poi il Napoli che si gioca lo scudetto ne prende tre dal Dnipro. La Lazio pareggia col Panathinaikos, l'Udinese crolla contro un modesto Young Boys. L'Inter, invece, schiera titolari veri e onora la competizione. Quando verrà il momento dei processi, occhio a chi imputare le colpe...
DUE sono le presenze in Europa League di Matias Silvestre. Entrambe decisamente deludenti. I meccanismi sembrano non essere rodati per l'argentino, mai convincente e quasi spaesato in troppe circostanze. Il culmine è quando tira fuori il tappeto rosso per Markovic nel finale di gara, disinnescato da un Handanovic sublime. Siamo all'inizio, aspettando il vero Matias. Si può, si deve dare di più.
TRE partite consecutive senza subire gol, per l'Inter di Andrea Stramaccioni. Dal derby al Partizan passando per il Catania, un segnale decisamente incoraggiante. Anche clienti non facilissimi, come Markovic o Tomic, alla fine risultano disinnescati. Perché gli interpreti cambiano spesso, ma l'equilibrio anche in fase di non possesso resta. Per una squadra nuova, scusate se è poco...
QUATTRO sono i gol di Rodrigo Palacio con la maglia dell'Inter. In troppi si erano quasi dimenticati di lui al momento del problema muscolare, ma due presenze sono bastate a Rodrigo per riprendersi immediatamente la scena: dopo aver sedato il Catania con una perla di rara bellezza, butta dentro un pallone sporco da tre punti anche al Partizan con l'istinto di un bomber. Quello che cambia una partita. Un grande colpo sottovalutato da molti.
CINQUE a Fredy Guarin. Ancora rimandato, perché non è più la bestia che ci eravamo abituati a vedere nel finale dello scorso campionato e all'inizio di questa stagione. Contro i serbi dal pressing facile, il colombiano gigioneggia e gioca troppo spesso con leggerezza. Non può essere lui. Sia chiaro, nessun caso: un momento particolare per Fredy, mentalmente bloccato e troppo sufficiente per essere se stesso. Stramaccioni ha già fatto magie con Ranocchia, ritrovare Guarin non sarà un problema. Ma è bene che suoni la sveglia per il Guaro, perché le sue qualità da giocatore totale sono indispensabili per questa Inter.
SEI sono le vittorie consecutive dell'Inter, grazie all'ultimo tassello contro il Partizan. Non sempre con un gioco brillante, ma con un equilibrio di squadra che prende forma e con una voglia di combattere tutti insieme per vincere che è il segnale più incoraggiante. Contro il Partizan, tre punti sporchi ma pesanti. Pesantissimi. Adesso è il momento di raccogliere e trovare autostima, il bel gioco arriverà.
SETTE ad Alvaro Pereira. I fenomeni del bidonismo ci mettono poco ad accusarlo, in queste settimane: c'è qualcuno che scrive già di milioni buttati, investimento sbagliato e chi più ne ha più ne metta. Troppo complesso capire che un giocatore ha bisogno di tempo per adattarsi a un campionato nuovo, a moduli cambiati in continuazione. Alvaro sulla fascia non sfigura mai, nel derby è l'uomo giusto al posto giusto, col Partizan sfodera forse la miglior prestazione dal momento del suo arrivo: spinge, contiene, crossa, trova l'uno-due facilmente e asfalta la corsia mancina spesso e volentieri. In più, tanti recuperi e l'umiltà di chi non tira mai indietro la gamba. Prima di criticare il Palito, sciacquatevi la bocca.
OTTO alla gestione dell'allerta ultras serbi da parte delle forze dell'ordine. L'allarme ormai si faceva inquietante, pareva dovessero arrivare gli Unni. I tifosi del Partizan sono meno del previsto ma decisamente potenti in termini sonori. Milano tremava, fuori dal campo però i timori svaniscono senza troppe preoccupazioni. Merito di un lavoro da applausi da parte delle forze dell'ordine italiane e serbe, congiunte per un piano funzionato alla perfezione.
NOVE sono i milioni necessari per prendere Lazar Markovic. O meglio, lo erano fino a ieri sera. Perché questo ragazzetto classe '94 col pallone ci sa fare. Il Partizan se lo coccola nel mito di nuovo Jovetic, lui incanta San Siro: velocità, dribbling, gestione del pallone e capace di mettere continuamente in difficoltà la difesa dell'Inter. Solo un Handanovic da urlo gli nega la gioia del gol sotto la curva dei suoi tifosi. Proprio l'Inter, come altre big europee, lo segue con particolare attenzione da tempo. Rifiutati 7 milioni per lui in estate, ora per 9-10 si può chiudere, giurano in Serbia. Ma ricordate quando in un'amichevole proprio contro il Partizan fu proprio un giovanissimo Jovetic a stregare l'Inter? Questa volta il palcoscenico è europeo, Markovic chiama. E chissà che non possa essere un nuovo colpo di fulmine. Sperando in un epilogo diverso, perché questo Markovic sta dimostrando di valere le cifre richieste. Con questo biglietto da visita, Lazar manda un messaggio. L'Inter risponderà?
DIECI a Samir Handanovic. Ormai è palese come la scelta di salutare Julio Cesar con tutti i sacrosanti omaggi del caso, e abbracciare in nerazzurro questo gigante sloveno, sia stata decisamente straordinaria. Insomma, Branca e Ausilio hanno piazzato un capolavoro. Ve lo dicevamo in estate, il tempo sta dando ragione all'Inter. La parata di Samir su Markovic è quella di una volpe dei pali, un fenomeno che sa sempre come muoversi e che studia l'avversario per settimane. Poi, se lo ritrova davanti e lo strega. Una parata da tre punti netti che vale più di un gol. Handanovic è un top player vero, perché l'Inter ha preso uno dei migliori portieri al mondo. In silenzio, senza far rumore. Come piace a Samir. Un numero uno, che vale un numero dieci.
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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