Nella serata della presentazione del nuovo libro 'È tutto scritto', edito da Mondadori, il vicepresidente dell'Inter Javier Zanetti si è intrattenuto con i giornalisti presenti sul posto (oltre che con i numerosi tifosi nerazzurri) per rispondere alle domande sull'attualità nerazzurra. FcInterNews.it era sul posto e vi riporta le sue dichiarazioni: 

Si comincia parlando di Milano: "Il Duomo è un posto fantastico. Personalmente ho avuto un grande impatto con la città. Venivo dall'Argentina, vivevo in un posto piccolo ed è stata una novità trovarmi in un altro luogo immenso. Uno dei primi posti che ho visto è stato proprio il Duomo, poi conoscendo di più Milano ho iniziato a capire la storia di questa città, sentendola anche un po' più mia". 

Sul libro: "Ripercorre la mia storia con tutte le fasce della mia carriera e tantissimi momenti indimenticabili: meritano un applauso tutti quelli che mi hanno aiutato. Inter-Lecce fu la mia prima fascia, poi le 200 partite con l'Inter costituiscono un numero importante per me. Sinceramente non avrei mai pensato di fare questa carriera in nerazzurro".

Sugli inizi: "Ero molto giovane e avevo tante incertezze, confrontarmi con il calcio italiano era una cosa grande per me, un punto di domanda. Sapevo che sarebbe stata una grande sfida, ma il tempo mi ha dato ragione".

Su Prisco - "È stata una figura sempre importante per noi. Ho avuto la possibilità di conoscerlo arrivando a Milano, ho trovato un interista vero che aveva la battuta sempre pronta e che portava l'Inter nel cuore. Ci è sempre stato vicino, soprattutto nei momenti di difficoltà".

Sui successi - "La Coppa Italia fu il mio primo trofeo da capitano, anche se io non c'ero perché mi trovavo in Nazionale e non mi hanno dato l'ok per giocare. Cordoba ha alzato la Coppa, lui è sempre stato un mio grande amico. Da lì abbiamo iniziato a vincere e ci siamo confermati nel tempo: abbiamo provato tanta felicità e allegria. Sapevo che il momento dell'Inter sarebbe arrivato, come la gioia di alzare tanti trofei".

Su Facchetti - "Ho conosciuto un grande persona, un punto di riferimento che mi ha fatto capire cosa significasse indossare la maglia dell'Inter e indossare a fascia da capitano. Mi ha trasmesso valori molto importanti e tutti noi interisti lo ricordiamo come la grande persona che era. Resterà sempre con noi". 

Su Calciopoli - "Mi è dispiaciuto che Giacinto sia stato tirato in mezzo, sapevo che lui era un grande a livello umano, ha fatto la storia sia dell'Inter che del calcio mondiale, una delle persone più oneste di tutti". 

Sull'Europa - "Giocare in Europa vuol dire portare la squadra ad un certo livello e avere continuità con tante partite giocate".

Scudetto a Siena - "Vincere sul quel campo mi ha emozionato. Dopo il primo Scudetto tutti si aspettavano la conferma: abbiamo stravinto e abbiamo dimostrato che gruppo e che società eravamo". 

Sulla sua Fondazione  "Ormai fa parte di noi. L'abbiamo fondata nel 2001 per aiutare i bimbi in Argentina. Ringrazio l'Inter che tante volte mi ha permesso di mettere il logo sulle maglie. La partita contro la Roma nel 2008 fu speciale e emozionante anche per il mio gol. Quando ho visto la palla ho chiuso gli occhi, ho calciato e per fortuna ho segnato: è stata una partita nella quale la Roma poteva vincere, ma ancora oggi non so perché mi trovavo lì. Quel match rimarrà per sempre nel mio cuore quel match, con mia moglie Paula incinta in tribuna". 

Inter-Lecce con Mou, 600esima partita all'Inter - "Ho pensato di arrivare fino a 1000 gare, ma 600 era già un numero importante, soprattutto perché con la stessa maglia. Ogni volta che indossavo la maglia era un motivo d'orgoglio". 

Derby - "Una partita che mi ha esaltato e che volevo sempre giocare. Quello che si prova scendendo in campo è unico. Il derbycon Mourinho in dieci è stato particolare, ricordo il gol di Pandev, che Mou avrebbe voluto sostituire decidendo invece di apsettare. Spero possano esserci le stesse emozioni domenica". 

Madrid e 700esima con l'Inter - "Fu un mese perfetto, sofferto e con ansie. Eravamo nervosi perché potevamo vincere o perdere tutto. Il gruppo era fantastico e avevamo un allenatore top. La finale è stata una serata speciale, ero in camera con Cordoba e abbiamo acceso una candela a Santa Rita. Si respirava aria di vittoria, mi è rimasta impressa nella mente la nostra curva nel riscaldamento. pensavo che dovevamo solo vincere. Poi la gioia di alzare il trofeo con una faccia che non era la mia (ride, ndr). Quella faccia racchiudeva mille emozioni, volevo abbracciare tutti i tifosi. 700 partite al Bernabeu e la vittoria della Champions, fu una grande serata. Non potevo chiedere di più. Poi parlavo anche alla Coppa, sembravo un matto! Ma tutto era permesso. Sapevo che Piazza Duomo era strapiena, poi arrivammo a San siro alle 6 del mattino con lo stadio pieno: quella è stata una vera dimostrazione d'amore dell'Inter. Una sera che resterà sempre con me".

Moratti - "Non ha pianto e dentro di sé aveva una gioia immensa. Ha vinto una coppa fanstatica che mancava dai tempi di suo padre. L'addio? Quando ha abbandonato ho pensato stesse scherzando, ma siamo tutti uniti per il bene dell'inter".

Roma-Sampdoria  "Che sofferenza, prima quando abbiamo pareggiato con la Fiorentina c'è stato il sorpasso, eravamo tristi al ritorno, ma carichi allo stesso tempo. Il giorno dopo c'era Roma-Sampdoria e Milito mi ha invitato a casa sua per una pizza e per guardare il match: porto due miei amici, mentre Diego aveva la bimba piccola. La Roma vince a fine primo tempo,  suonano al campanello e il pizzaiolo ci dice: 'No, Milito e Zanetti! Abbiamo perso il campionato'. 'Tranquillo, ce la faremo', gli rispondiamo. Poi arriva l'1-1 e il 2-1, con 5 minuti da giocare più recupero. La bambina doveva essere cambiata, ma per scaramanzia è rimasta tutto il tempo così (ride, ndr)".

Finale Mondiale per Club - "Non eravamo al top e avevamo alcuni infortunati, anche se tanti avevano recuperato proprio per quella partita. Ci mancava il Mondiale per Club, era importante vincere nel mondo e per fortuna ce l'abbiamo fatta". 

Record di Zoff - "Lui è un mito del calcio mondiale e italiano, raggiungerlo è stato un onore e un traguardo importante. Con il suo libro ha speso parole belle per me, lo ringrazio perché detto da lui è il massimo. Mi fa onore". 

Avvenimenti della storia dell'Inter - "L'attenzione per tutto nasce dal fascino della storia. Ricordo il grande Torino, nasce dal fatto che mi piace informarmi e rendere onore a tutti gli avvenimenti ed è doveroso rendere omaggio al Grande Torino".

Numero 4 - "Quella scelta nasce in Argentina, l'ho preso e non l'ho mai più lasciato". 

Nazionale - "Ho un rapporto grandioso, indossare la maglia del proprio Paese è importante, difendere ovunque il suo onore con l'orgoglio mi faceva sentire vicino alla mia terra"

Infortuni - "Possono capitare, quando ero fuori facevo il tifo per la squadra, ma sono contento di quanto ho fatto e ho costruito nella mia carriera. In realtà non è finita, continua con Inter Forever, solo che adesso sono un po' più rilassato". 

Tornare? "No, la cosa importante è decidere di finire la carriera integro, e non tutti hanno questa fortuna. Dopo il rientro con il Livorno ho visto l'amore e l'affetto dei tifosi e ho pensato che era l'ultimo mio anno. Il motivo? Prima di prendere una decisione del genere ci pensi bene e ti confronti con la famiglia: era il momento giusto per smettere da integro. Ripeto, è stato giusto lasciare un bel ricordo ai miei tifosi".

Segreto per i recuperi rapidi dall'infortunio - "Posso dire che la famiglia è il primo di tutti, poi viene l'armonia in casa . Credo che dipenda dalla maniera in cui ho svolto la mia professione, cercando di dare tutto sempre e curando ogni particolare. Questo mi ha permesso di manternermi così". 

Sezione: Copertina / Data: Mer 19 novembre 2014 alle 19:08 / Fonte: Dall'inviato Francesco Fontana
Autore: Redazione FcInterNews.it
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