E' Juan Sebastian Veron l'uomo scelto dalla Gazzetta dello Sport per analizzare la corsa scudetto tra InterJuventus e oggi anche Lazio, vista l'attuale classifica. "Se devo spendere un nome, dico ancora Juventus. È più avanti, è abituata. Ma Inter e Lazio sono messe benissimo, hanno entusiasmo per reggere fino alla fine. Hanno un peso sulle spalle, però: sono condannate a non sbagliare nulla, a correre sempre a mille", dice la 'Brujita', che nel corso dell'intervista elogia più volte l'ex presidente nerazzurro Massimo Moratti. "Accade sempre così nei club con una grande figura, un uomo carismatico, riconosciuto da tutti. Quando va via, si fa fatica ad allontanarsene, a cambiare modo di ragionare, non è semplice costruire subito un altro modello, un’altra realtà competitiva. Mi riferisco a Massimo Moratti. ma è stato così anche altrove. Penso al Milan, con Berlusconi. E al Manchester, dopo Ferguson.

Veron cita Moratti anche quando gli si chiede perché non abbia mai fatto l'allenatore. "La panchina non l’ho mai sentita mia. E poi vede... ho conosciuto Moratti io. È stato il più grande dirigente mai incontrato. Non l’ho mai sentito urlare o trattare male qualcuno. Secondo me, dopo aver parlato con i giocatori, poi in privato si chiudeva in un box e si sfogava, altrimenti non si spiega. Io ai giocatori le cose le dico! Ma sul resto sì, sull’idea di voler far sentire vicina la gente al club come voleva lui".

E' invece a Simeone che Veron si rifà nel parlare delle abilità da tecnico di Conte. "Nessuno dei due riempiva gli occhi in campo. Erano essenziali, avevano una sensibilità diversa, un occhio diverso, ragionavano in maniera complessiva, già da tecnici. Conte ha costruito un’Inter intensa come lui, si percepisce anche da lontano. Per me chi dice che le squadre di Conte e di Simeone giocano male non capisce di calcio".

L'ultimo complimento è per Lautaro Martinez. "Può andare dove vuole. Se vuole. Ma non divida mai il giocatore dalla persona: la professione di calciatore è la costante evoluzione dell’uomo. Sta a lui decidere il suo percorso, ha potenzialità enormi".

Infine un'opinione sul futuro del Meazza. "San Siro è la storia, è un monumento. Ma in Italia c’è necessità di avere impianti proiettati al futuro, il Paese ha il dovere di capirlo. La fruibilità dell’evento è differente, bisogna catturare i più giovani".

Sezione: Copertina / Data: Ven 03 gennaio 2020 alle 08:40
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
vedi letture
Print