Quarto appuntamento stagionale nell’ambito del progetto ‘Il Frosinone sale in cattedra’ che il club giallazzurro sviluppa in collaborazione con la Questura di Frosinone, il Provveditorato agli Studi e l’Università di Cassino. Martedi scorso appuntamento fissato nella città dei Papi presso l’Istituto Comprensivo 2 di Anagni e Sgurgola – preside la dottoressa Daniela Germano – e riservato alle classi di terza media. Per il Frosinone presente l’attaccante Andrea Pinamonti, accompagnato da Giuseppe Capozzoli in qualità di responsabile del progetto Experience e da Manuel Pasquini dell’Ufficio Comunicazione.

"Ho 19 anni, davvero pochi più di voi. E vi è andata bene – ha ironizzato l’attaccante scuola Inter – perché non ho una carriera lunga da raccontarvi. Ho iniziato a giocare al calcio all’età di 5 anni nel mio paese in Trentino. Non c’erano tante possibilità ma col sogno di diventare calciatore ben impresso ho iniziato a dare calci in una formazione Dilettanti. L’obiettivo era diventare calciatore importante, di una squadra serie A. Quel sogno non mi ha mai abbandonato. Ho militato 4 anni in questa società, poi sono passato al Chievo".

Ma l'inizio non è tutto rose e fiori: "Non potevo trasferirmi a Verona perché ero troppo piccolo e così dovevo viaggiare ogni giorno, 1 ora e mezzo all’andata e lo stesso tempo al ritorno. Queste sono state le prime difficoltà che il mondo del calcio mi ha messo davanti. Frequentavo le medie, al mattino andavo a scuola ed all’uscita c’era mia madre che veniva prendermi, mi portava all’appuntamento col pullmino e da lì un’ora e mezza di viaggio per recarmi agli allenamenti. Finiti gli allenamenti tornavo a casa, il tempo di cenare e poi facevo i compiti. Questa sorta di ‘navetta’ – ha proseguito Pinamonti – l’ho fatta per 4-5 anni. Poi all’età di 14 anni mi ha preso l’Inter, un altro grande salto. Un passo difficile, ho dovuto lasciare la mia famiglia, risiedevo a Milano in convitto. Però è stata un’esperienza positiva. A Milano avevo tutto attorno: campi di allenamento, scuola, svaghi. All’Inter mi hanno permesso di fare tantissime cose, tutte in maniera super perfetta. Quattro anni in convitto, poi gli ultimi 2 annoi quando sono andato in prima squadra le cose sono cambiare. E’ stato l’anno più difficile, perché sono dovuto uscire dal convitto e sono andato a vivere da solo in un appartamento. Ho dovuto iniziare a fare tutto da solo anche se la vicinanza della mia famiglia non è mai mancata. I miei genitori appena potevano venivano a trovarmi".

Poi la chiamata del Frosinone anche se il cuore è nerazzurro: "Sono stato sempre tifoso dell’Inter, peraltro nella mia famiglia ci sono 3-4 generazioni di tifosi interisti. Il caso Koulibaly? Un aspetto negativo. Siamo nel 2019 ed è impensabile si parli ancora di queste cose. Un atteggiamento sbagliato, purtroppo tante volte negli stadi di sentono cori beceri e credo con forza che debbano essere debellate".

Il tuo idolo?
"E’ sempre stato Ibrahimovic fin da quando ero piccolissimo. Negli ultimi due anni mi sono allenato con Icardi, ho avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo anche fuori del campo e debbo dire che un bravissimo ragazzo. Mi ha aiutato molto. E poi le sue doti calcistiche sono innegabili".

L’avversario più difficile da affrontare?
"Skriniar, che conosco anche molto bene. E poi anche se non ho giocato quella partita, l’avversario che mi ha impressionato di più è stato Cristiano Ronaldo".

Il gol più bello?
"Quello alla Fiorentina. Sia come bellezza che come importanza".

Sezione: Copertina / Data: Mer 23 gennaio 2019 alle 15:22 / Fonte: Frosinonecalcio.com
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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