Lunga intervista della Gazzetta dello Sport a Ernesto Pellegrini, presidente dell'Inter dei Record di Trapattoni e della Coppa Uefa del 1991.

Presidente, lei da che parte sta sulla questione stadio?
"Io ragiono da milanese. Se tutto nascesse da zero, dico che sarebbe bello avere due impianti di proprietà, uno per squadra. Ma c’è San Siro, lo vede? C’è sempre stato. È un monumento nazionale, lì ho ammirato i migliori: è un discorso che va oltre il fattore economico. Qui c’è in ballo il cuore, non trovo necessario spendere soldi per fare altro. Piuttosto, andrebbe ristrutturato e sfruttata l’area circostante per costruire quel che si vuole. Guai a demolirlo".

Per i club di oggi, però, l’impianto di proprietà è una delle poche vie per aumentare i ricavi. Risvolti del fair play finanziario...
"Meglio così. Sa quante squadre sono fallite perché i loro presidenti hanno fatto il passo più lungo della gamba? A me non è mai accaduto".

Rummenigge è il calciatore a cui è più legato?
"Per me fu un simbolo, mi presentai con quell’acquisto. Allora era il più forte attaccante al mondo, perse la finale del Mondiale solo perché marcato da Bergomi. Anche se Beppe un giorno mi ha confessato: “Ebbi vita facile perché Kalle non stava bene”. Non è vero però che lo rubai alla Juve. Successe con altri".

Chi?
"Bergkamp. Loro pensavano di averlo in pugno. Io presi un aereo e andai a casa del giocatore. Tornai a Milano, mi telefonò Boniperti e mi disse: “Sei sicuro?”. Gli risposi: “Mi dispiace”. E lui: “Sei stato bravo”".

Porti uno solo dei suoi calciatori nell’Inter attuale?
"Facciamo due. Anzi, tre: Rummenigge, Matthaeus e Brehme".

Portiamo lei nell’Inter attuale, invece. Come avrebbe gestito il caso Icardi?
"Con me non sarebbe mai successo. Io mi rifiutavo di discutere di contratti durante la stagione, a chi avanzava pretese dicevo “ne parliamo a fine campionato”. Una volta ci provò Matthaeus, che aveva il Real Madrid che gli soffiava addosso. Gli spiegai e lui accettò. Avrei fatto lo stesso con Icardi".

E con Wanda. Ha mai avuto a che fare con una moglie procuratore?
"Sì. Caterina Collovati: trattava lei per Fulvio. Si comportò benissimo, mai una parola sui giornali. Però... capisco che il mondo sia cambiato. L’arrivo di Beppe Marotta è perfetto per gestire casi simili".

A Zhang «basterà» acquistare bene per rivaleggiare con la Juventus?
"Penso che riporterà l’Inter a vincere. È una famiglia seria, ha voglia di investire, me l’ha detto Marotta. Ho fiducia, lui e Antonello sono due grandi manager, il futuro è loro".

Con Spalletti allenatore e Icardi centravanti?
"Un allenatore va giudicato, oltre che dai risultati, per i rapporti che ha con i suoi giocatori. A Genova ho visto una squadra molto unita e i meriti sono pure del tecnico. Non sono così sicuro sul caso Icardi, ma in assoluto Spalletti ha gestito bene lo spogliatoio. Ha otto partite per giocarsi le sue chance".

E Icardi?
"I tifosi vanno rispettati. E i tifosi sono arrabbiati con lui... Deve recuperare il rapporto".

Cosa sarebbe stato della sua Inter con la Var?
"Avrei uno scudetto in più, quello poi vinto dalla Samp (1990-91, ndr). Eravamo campioni d’inverno, poi ci furono due partite molto strane. In Fiorentina-Inter l’arbitro Coppetelli non vide un pallone dentro di un metro, poi non diede un rigore su Battistini. A fine campionato quell’arbitro si ritirò, curioso. Poi Inter-Samp, gol annullato a Klinsmann da D’Elia, che poi ne fece di tutti i colori. Le dico di più: Genova si preparava alle Colombiadi del 1992... Ecco, mi basta questo per dire che la Var mi piace".

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Sezione: Copertina / Data: Sab 06 aprile 2019 alle 08:55 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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