Diciamo che la tempistica fuori dal campo di Mauro Icardi non fa il paio con quella che, almeno fino a quando ha giocato, ha avuto dentro il terreno di gioco. Timing perfetto in area di rigore, a insaccare palloni nella rete avversaria. Completamente diverso con le uscite pubbliche, rigorosamente social. L'ultimo messaggio, quello di ieri, arriva alla vigilia di un impegno importantissimo come il match con il Cagliari. Proprio ora che le avversarie per un posto in Champions si sono rifatte sotto. Proprio ora, un po' come quando – sempre prima di una partita con il Cagliari – deflagrò l'attrito con la Curva Nord. Risultato: rigore sbagliato da Maurito, ko interno contro i sardi e inizio dell'oblio per Frank de Boer. Adesso Luciano Spalletti spera che la sua squadra continui a fare egregiamente a meno del suo ex capitano e che non ci sia un altro Abisso tra le scatole. La domanda è questa: se davvero Icardi ama così tanto l'Inter, perché metterla nei guai tra assenze reiterate, infortuni più o meno immaginari e post social delicati prima di una gara?

"Ho rifiutato offerte che difficilmente un giocatore professionista avrebbe rifiutato, tanto più in condizioni simili. Ho giocato con dolori fisici che mi portavano alle lacrime dopo la partita e nei giorni seguenti", scrive Icardi. Quasi un modo per rinfacciare al mondo Inter la sua permanenza. Come se avesse fatto l'elemosina a restare in uno dei club più gloriosi al mondo. Vero, Icardi ha dato tanto all'Inter. Ma quanto ha dato l'Inter a Icardi? Ancora oggi, nonostante i tanti gol segnati, si fa fatica a immaginarlo titolare in una delle migliori squadre europee. Un motivo ci sarà. Toglierebbe il posto a Karim Benzema? A Firmino? A Luis Suarez? A Robert Lewandowski? A Edinson Cavani? A Sergio Agüero? Certo, Maurito è cresciuto tanto. Forse non abbastanza. In ogni caso, il rapporto con il club nerazzurro è stato di simbiosi.

"Ho sempre disapprovato quelli che alla prima occasione provavano ad andarsene dal club”, aggiunge nella lettera. Con riferimento nemmeno tanto velato a Ivan Perisic. Ma non soltanto. Anche qui: quale sarebbe l'obiettivo? Arrogarsi una patente di interismo superiore ad altri? E su quali basi? Una captatio benevolentiae non propriamente elegante, che peraltro arriva dalla comfort-zone dei social, senza alcun tipo di contraddittorio. Con tutta la comodità di dire la propria infischiandosene delle conseguenze. Tutto troppo facile.

La realtà è che Icardi è stato delegittimato dallo spogliatoio per ragioni che non si conoscono nella loro totalità, ma che vanno certamente ricondotte all'incapacità di essere il rappresentante credibile di un gruppo. Può succedere. E la società non ha fatto altro che prenderne atto e agire di conseguenza. Quando un generale è sfiduciato dalle proprie truppe, la verità sta nei fatti. E i fatti susseguenti, ossia gli atteggiamenti avuti da Icardi dopo l'addio alla fascia, non fanno altro che dare ragione a chi ha spinto per togliere quel pezzo di stoffa dal suo braccio.

"Non so se in questo momento ci sia amore e rispetto verso l'Inter e verso di me da parte di alcuni che prendono le decisioni. Non so se ci sia da parte di alcuni di agire e risolvere le cose solo ed esclusivamente per amore dell'Inter", chiude la lettera l'argentino, accusando alla cieca e in modo azzardato dirigenza e allenatore. Un modo per reclamare il proprio ego e, forse, per dire addio. Il peggiore possibile.

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Sezione: Copertina / Data: Ven 01 marzo 2019 alle 13:20
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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