Dieci anni fa, in casa Inter si concludeva un'era: Massimo Moratti lasciava la guida dell'Inter a Erick Thohir, chiudendo una parentesi storica e ricca di trofei della storia del club. Dieci anni dopo, Moratti racconta alla Gazzetta di Parma quali furono i motivi che lo spinsero a separarsi dalla squadra che ha gestito per 18 anni: "Era venuto il momento di passare la mano. C'erano già le avvisaglie di quello che sarebbe diventato il mondo del pallone: questo è un calcio che una famiglia, ma dovrei dire un uomo solo, non è in grado di gestire in rapporto a un club di primissimo livello. L'Inter non mi manca, anche perché non ho proprio avuto il tempo per farmela mancare. La seguo da tifoso, allo stadio preferisco la tv". Sempre relativamente al passato, Moratti ricorda l'affare a suo dire più grosso mai effettuato: "Lo scambio tra Zlatan Ibrahimovic e Samuel Eto'o: il mio colpo più clamoroso, più anche di Ronaldo", e l'ennesimo ricordo affettuoso per Alvaro Recoba: "È il calciatore che mi ha entusiasmato di più, mi ricordava Corso". Il rimpianto si chiama invece Andrea Pirlo: "Cederlo al Milan è stato un errore. Forse avremmo dovuto aspettarlo..."

Sull'Inter di oggi, Moratti esprime ottimismo: "Vedo un buon clima intorno alla squadra. In questo momento mi sembra solida e costante nel rendimento". Poco stadio ma per San Siro l'amore resta: "Non vedo la ragione per buttarlo giù. È un simbolo del calcio milanese e, in definitiva, di tutta Milano". Infine una considerazione sul calcio di oggi: "Ci stupiamo, giustamente, se un giocatore scommette sulle partite, ma dimentichiamo che ci sono club sponsorizzati da aziende di allibratori. Non è questo il calcio che piaceva e piace a me". 

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Sezione: Copertina / Data: Mar 14 novembre 2023 alle 12:28
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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