Protagonista della puntata odierna di 'Inter Legends', programma di InterChannel dedicato a chi ha scritto la storia della società nerazzurra, è Marco Materazzi, indimenticabile numero 23 che ha lasciato l'Inter e il calcio giocato al termine della stagione 2010-2011 dopo aver conquistato 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 5 Scudetti, 1 Champions League e 1 Mondiale per Club, senza dimenticare ovviamente la storica Coppa del Mondo con la Nazionale italiana che ha sollevato al cielo di Berlino nel luglio 2006. Di seguito, quindi, il 'viaggio a ritroso nel tempo' in compagnia dell'attuale allenatore del Chennaiyin Football Club.

GLI INIZI - "Se fossi partito dal top per poi andare in basso sarebbe stato brutto. Invece io sono sempre andato avanti con le mie gambe e con la mia testa. Tutto è utile, c'è sempre da imparare e io l'ho fatto con allenatori che mi hanno voluto bene e mi hanno aiutato a crescere. E penso di averlo fatto nel modo migliore. La svolta a livello umano avvenne con il Tor di Quinto. Lì mi accudirono come un figlio, soprattutto in un momento duro per me dato che avevo perso da poco mia madre. A Trapani inizii invece a fare il professionista".

BASKET - "Credo sia un po' una leggenda il fatto che fosse il mio sport preferito. Ho giocato da giovane, ma il calcio ha rappresentato sin da subito la mia più grande passione".

WALTER NOVELLINO E IL PERUGIA - "Lo incontrai da avversario e ci furono anche 'scintille' tra di noi, ma entrambi capimmo che eravamo fatti della stessa pasta. Mi volle poi a Perugia. L'esordio in Serie A concise proprio con un match contro l'Inter, non presi sonno per una settimana. Ma mangiai anche l'erba e non sprecai la mia occasione. Marcai Zamorano, feci sentire la mia presenza con qualche botta. Io non voglio mai perdere, in qualsiasi occasione. Ci fu l'occasione di venire all'Inter l'anno precedente, proprio al posto di Cirillo, poi tutto venne posticipato di una stagione. Ma dopo 10 gol segnati era quello il momento ideale per approdare in una grande squadra".

STAGIONE 2001-2002 - "Avevamo quattro fenomeni, e all'inizio Ventola e Kallon correvano tantissimo e ci diedero una grande mano. Nessuno avrebbe scommesso un euro su di noi, ma avremmo meritato quello Scudetto. Condizionamenti? Fummo 'coglioni' noi nell'ultima partita, però se dovessi rivedere anche oggi Chievo Verona-Inter e il fallo su Ronaldo mi verrebbe da ridere. Dovrei elencare tanti episodi dubbi, ma ormai è inutile tornarci sopra".

STAGIONE 2003-2004 - "Ricordo il gol contro il Modena, una bella punizione. Sono momenti che ti restano dentro".

BRUNO CIRILLO - "Arrivarono due mesi di squalifica. Sbagliai a parlare da fuori, poi nel tunnel l'errore fu di entrambi. Lui voleva chiarire, poi è successo quello che è successo. Facchetti mi salvò, mia moglie a casa vide la scena e chiamò subito. Rispose Giacinto e la tranquillizzò. Sbagliai, ma ho sempre avuto le spalle grandi per andare avanti".

IL RIENTRO CONTRO LA JUVENTUS - "Devo ringraziare sia me stesso che il tecnico Zaccheroni che scelse me, nonostante il grande campionato disputato da Adani. I bianconeri erano gli avversari storici, avevo tantissima voglia di chiedere scusa offrendo un grande match. Quando c'è fiducia nei tuoi confronti tutto diventa più semplice".

MILAN... VICINO - "Ci fu la possibilità di andare al Milan prima del Mondiale, ma sarebbe stata una scelta dettata dalla volontà di non perdere la maglia azzurra e dimostrare il mio valore. Sinisa (Mihajlovic, ndr) è sempre stato un grande giocatore, ma il mister avrebbe potuto dare spazio a entrambi. Prima di Natale lui si fece male, io entrai e feci un grande salvataggio. Segnai poi due gol contro la Pro Sesto poco dopo, prima della gara contro il Livorno. Speravo di giocare, ma Mancini scelse ancora Mihajlovic che poi si fece male. Toccò a me, entrai e segnai, mandando anche a quel paese Roberto. Poi arrivò comunque il chiarimento tra di noi. Non posso non ricordare Oriali, probabilmente fu il mio più grande estimatore".

NAZIONALE - "Penso di aver fatto tutto in quel Mondiale, nel bene e nel male. L'importante è aver alzato la coppa, in finale realizzai due gol. Ci furono un paio di decisioni arbitrali contro di me, ma in genere poi tutti i nodi vengono al pettine. Il gol contro la Francia fu un momento indimenticabile, pensai a mia madre che era in cielo. Nei gironi, invece, giocammo contro la Repubblica Ceca che marcava a zona, mentre i francesi no. Io saltai superando Vieira, Fabio (Cannavaro, ndr) mi disse che lui aveva paura di me. Perdemmo Nesta all'inizio, quindi toccò a me. Voglio però essere sincero, speravo giocasse Alessandro in finale, perché era più forte di me e con lui avremmo avuto più possibilità di vincere. Ma andò bene lo stesso".

RIGORI - "Quelli che si presentarono erano sicuri di andare a rete, mi rese particolarmente felice il rigore di De Rossi dopo essere stato distrutto dalla critica per l'espulsione contro gli Stati Uniti. Mi sollevò più la sua rete che la mia".

2006-2007 - "La cosa più difficile nella vita è confermarsi, e il fatto di aver segnato 10 reti in quella stagione rappresentò la prova di avercela fatta. La nostra era una squadra fortissima fisicamente, forse il Milan degli olandesi era superiore a noi sotto questo punto di vista".

MILAN-INTER 3-4 - "Segnai e tirai leggermente su la maglietta per mio figlio, c'era un messaggio per il suo compleanno. Ma in Italia il regolamento è questo. Presi una multa e in ottica ricorso l'allora avvocato della società mi disse di non dire che ce l'avevo con i tifosi rossoneri, ma preferii essere sincero anche in quella circostanza. Erano dieci anni che mi gridavano 'Materazzi figlio di p...'".

SIENA, LA GARA-SCUDETTO - "I rigori sono particolari. Chi ha gli ha attributi di calciarli non li sbaglia. Io mi sentivo tranquillo e sereno, non ero preoccupato. Infatti riuscimmo a chiudere ogni discorso-Scudetto proprio a Siena".

LAZIO-INTER - "Penso che nel match del 5 maggio i giocatori della Lazio abbiano fatto il proprio dovere. Si sentirono tante 'storielle', ma la Lazio giocò per vincere. Punto, non c'è altro da dire. Apprezzo molto la sincerità".

2007-2008 - "A Parma Balotelli giocò una grandissima partita da esterno destro. Ma se durante quei 90' non fosse entrato Ibrahimovic non avremmo mai vinto. Lo dico con onestà. Lo pagavano anche per quello, per vincere i campionati è il più forte del mondo. Diverso il discorso per la Champions League, quindi aspettiamo".

JOSE' MOURINHO - "Non sono mai stato titolare con lui, e in genere le formazioni dei giornali di inizio stagione erano poi differenti rispetto al campo. Con il suo arrivo sapevo benissimo che, a una certa età, sarebbe stato difficile giocare sempre. Ma io ho apprezzato la sua sincerità, come successe con Zaccheroni, e quindi con José trovai il mio allenatore ideale. Quando si trova una persona così, che dice le cose chiaramente, si cresce molto".

2008-2009 - "Dopo l'eliminazione contro il Manchester United José capì cosa sarebbe servito per vincere. Andò via Ibrahimovic, per volere proprio, ma arrivarono grandissimi giocatori che fecero grandissime cose. Lucio diede dimensione internazionale, non sbagliava mai le grandi partite, come quelle della Champions League".

MADRID - "Non mi sarei aspettato di giocare a Siena, anche se Lucio accusò un piccolo fastidio. Ma Mou si fidava di me, e già dopo la gara di Barcellona mi comunicò che contro il Bayern Monaco sarei entrato io. Contro gli spagnoli, giustamente, venne scelto Cordoba. Per caratteristiche non era la gara adatta per me. Ho segnato tanti gol all'Inter, vuol dire che evidentemente non ero così scarso come tanti pensavano".

ROVESCIATA - "Contro il Messina ho segnato il mio gol più bello. Non riuscivamo a sbloccare la gara, poi Ibra fece l'assist".

MICHAEL JORDAN - "Ho scelto il suo numero, penso sia lo sportivo migliore di tutti i tempi. Lui non era grossissimo, ma volava. Era un duro, riusciva sempre a trasmettere ai compagni la propria forza".

ABBRACCIO - "Mourinho ha rappresentato tantissimo per me. Benitez non mi trattò come fece lui. Penso che avremmo potuto vincere ancora insieme a José".

RAFAEL BENITEZ - "Contro il Mazembe, quando fece entrare Mariga e non me, fu solo l'epilogo di una serie di situazioni. Benitez decise di togliere la foto di Mourinho che solleva la coppa, fu una mossa sbagliatissima per entrare nel nostro spogliatoio".

SERSE COSMI - "Siamo ancora oggi grandi amici".

DEJAN STANKOVIC - "Un compagno di mille battaglie, sono legatissimo a lui tanto nel calcio come nella vita. Posso dire lo stesso di Chivu".

MARCELLO LIPPI - "Dopo la sconfitta contro l'Islanda confermò tutti, poi arrivò la vittoria del Mondiale. Mi scappa da ridere se penso ai dubbi che c'erano su di lui".

SCANDALO - "Avevo vissute delle vicende che non erano mai state chiare, poi i fatti hanno dimostrato che avevamo ragione".

GIACINTO FACCHETTI - "Mi ha trasmesso qualcosa di importante, dava sempre tantissimi consigli, ma consigli veri. Era una persona semplice".

RIMPIANTI - "Vorrei giocare un'altra volta la gara del 5 maggio, ma la mia non è stata una brutta carriera. Ne ho viste di peggiori".

Sezione: Copertina / Data: Lun 15 febbraio 2016 alle 22:09 / Fonte: Inter Channel
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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