Intervenuto a 'Lo sport che verrà', evento del Foglio Sportivo, Beppe Marotta ha parlato ovviamente anche di Inter, senza però sbottonarsi troppo sul nuovo allenatore. “Non lo sappiamo neanche noi”, ha detto il d.g. nerazzurro.

Negli ultimi tre anni, gli allenatori che hanno vinto lo scudetto hanno lasciato: Allegri, Sarri e ora Conte.
"Credo si tratti di una coincidenza. Per quanto riguarda noi, i giornali hanno spiegato bene stamattina e non voglio addentrarmi ulteriormente. Oggi il calcio è un'attività imprenditoriale e spesso i proprietari non si accontentano di vincere e vogliono qualcosa di più. Ma ripeto: credo siano solo coincidenze, non vedo una tendenza".

Finito il primo campionato totalmente condizionato dalla pandemia.
"Non è stato facile, anche a causa dei contagi. Io in prima persona ho passato brutti momenti: per fortuna ne sono venuto fuori bene, anche se tuttora avverto delle conseguenze. La pandemia ha incrementato una situazione di difficoltà nella quale già verteva il mondo del calcio. Situazione di oggi molto preoccupante: un modello di riferimento che non sostiene i costi e non valorizza al massimo le risorse, ossia la vendita dei diritti televisivi e del botteghino. Come Inter, a livello di introiti da stadio, abbiamo perso 70 milioni, ovvero quattro mensilità".

Si può arrivare a una soluzione con i giocatori e i procuratori? I tifosi come sono cambiati?
"Sul discorso dei tifosi, dico che dovremmo cercare di acculturarli viste le novità. Domenica abbiamo visto la grande gioia della gente che ci ha accompagnato allo stadio. Però i costi dei giocatori stanno prendendo una piega molto pericolosa che non corrisponde sempre a una disponibilità finanziare dei club. La voce stipendi equivale circa al 60-65% del fatturato: significa che un'azienda normale sarebbe al limite del default. Proprio ieri c'è stata una manifestazione di protesta sotto la sede: la cosa più semplice che ho ritenuto fare è stata quella di spiegare a tre rappresentati il momento di difficoltà. Hanno capito e oggi hanno fatto un comunicato in cui si comprendono le difficoltà, con l'auspicio di fare bene. Si può vincere anche senza fare grossi investimenti, che magari vai a fare con competenza nella struttura e nelle risorse umane. Anche i giocatori devono essere sensibilizzati per ridurre il costo del lavoro".

Sul tema Superlega. 
"La Superlega è un atto di grande disperazione, pensato per mancanza di sostenibilità. I 12 club che l'avevano pensata sono tra i più esposti, si sono resi conto che già prima si era in difficoltà, poi l'indebitamento aumentava. C'è stato questo atto fatto non razionalmente, che però ha lanciato un segnale. Le istituzioni europee devono creare un modello sostenibile".

Sullo scudetto nerazzurro.
"Lo scudetto all'Inter mancava dal 2011 ed è stato qualcosa di straordinario. Non è merito mio, ma di tutti. L'allenatore è stato straordinario a creare quell'amalgama. Ho provato una fortissima emozione".

Conte però è andato via... 
"Lui è un vincente, riesce ad arrivare alla vittoria attraverso un grande consumo di energie. Dà anima e corpo. A un certo punto subentra un momento in cui dici 'Mi fermo e rifletto'. Conte ha il Dna del vincente, tipico di tanti campioni. Ha la sindrome della vittoria".

E Paratici? 
"Il calcio brucia tutto con una facilità estrema ed è in grado di cancellare velocemente le tensioni. Se investo in termini di amicizia con una persona, non ho rancore. Gli auguro ogni bene".

Chi sarà il nuovo allenatore dell'Inter?
"Forse entro stasera, ufficiosamente, ci arriviamo".

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Sezione: Copertina / Data: Gio 27 maggio 2021 alle 19:11
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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