Un'esperienza breve ma intensa colmata dalla vittoria in finale di Coppa Italia contro il Palermo. A giugno il richiamo delle sirene del PSG e l'addio ai colori nerazzurri. Ospite a 'Senza Appello' su Gazzetta Tv, Leonardo rievoca i suoi sei mesi passati alla guida dell'Inter, partendo dal divorzio arrivato proprio in quell'estate del 2011: "Non c'è un perché specifico, mi è arrivata una richiesta forte dal PSG ma io all'inizio pensavo che non sarei andato. Avevo un rapporto diretto con Moratti, lui ha saputo tutto sin dall'inizio".

Ruolo chiave quello dell'ex patron: "Ho portato questa richiesta al presidente, ma non volevo lasciare l'Inter. Poi questa cosa ha avuto un'evoluzione divenendo un'insistenza più forte. Moratti si è comportato come un padre con me, mi ha detto che avrei fatto bene ad accettare un'offerta così importante e che lui non sapeva cosa sarebbe stato della società nei successivi tre anni. Non avevo capito che stava pensando a vendere e secondo me non ci pensava davvero. Ma credo che già allora fosse stanco. C'era stanchezza, ma non il progetto di vendita. Certamente anche soddisfazione, perché veniva da un Triplete inedito".

Sul suo approdo in nerazzurro dopo i tanti anni trascorsi al Milan: "L'esperienza mi ha aiutato tantissimo e poi a Milano conoscevo tutti. È stato forte anche per me quel passaggio, ma poi pensavo che l'avevano fatto anche Baggio, Ibra e Ronaldo. Ho trovato un'Inter che mi ha dato tanto, formata da gente che sa giocare anche se non c'è un allenatore in panchina. Dovevo dare stimoli, organizzazione e la cosa si è rivelata più semplice di quanto immaginassi. Perché io fui accontentato sul mercato a differenza di Benitez? Evidentemente lui non era adatto a quel contesto, arrivo io che ero stato nella squadra rivale e le cose vanno bene. Perché un allenatore abbia successo in una squadra servono certe caratteristiche. Anche Mourinho al Real ha incontrato dei problemi".

Oggi il compito spetta a Mancini: "Sicuramente lui ha fatto una scelta consapevole, sapeva quello che avrebbe trovato e il suo legame con il club. Quando parla di otto o nove acquisti è perché lui vuole una squadra sua. Non ha giocatori che ha scelto lui. Un allenatore cerca i giocatori che rispecchino la sua identità". Sul suo futuro Leonardo ribadisce: "Ora non ho niente in mente e non ho fretta. Forse sono troppo esigente perché cerco prima di tutto un'unità di intenti. Sono un allenatore di progetto. Uno che compra una società e vuole un allenatore con una visione manageriale potrebbe anche pensare a me. Sono molto legato all'Italia, ma ha un problema di governo nel calcio. Manca un'istituzione che innalzi le squadre. Io manager della Lega? Forse sarebbe meglio una personalità italiana. Io oggi sono pronto sia per un ruolo da dirigente che da allenatore".

Sezione: Copertina / Data: Lun 01 giugno 2015 alle 22:35
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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