Ventidue anni, un presente roseo e un futuro tutto da scrivere per il dieci nerazzurro, più comunemente chiamato il Toro, come quel soprannome che un suo ex compagno di squadra gli diede quando era al Racing, a 17 anni. "Ero forte e bruto. Mi scontravo con tutto e tutti” confessa Lautaro Martinez nella sua intervista esclusiva a tuttotondo a la Repubblica. “Mio padre mi ha insegnato che la vita può essere difficile, ma va vissuta. Faceva l’infermiere, era sempre tranquillo, come lo sono io. In campo invece devo imparare a controllarmi di più. Ce la metto tutta, ma ogni tanto mi accorgo di essere ancora giovane", dice l’attaccante nerazzurro che domani sarà costretto a saltare la gara casalinga contro il Genoa proprio per un’eccessiva dose di ‘garra’ che gli ha fruttato i 5 gialli.
Forte ma giovane, come quella volta in cui chiese la maglia a Radamel Falcao. “Lo ammiravo da bambino quand’era al River Plate. L’ho conosciuto in Copa America, contro la sua Colombia. Gli ho chiesto di scambiarci la maglia. Mi imbarazzava, non è nel mio carattere, non l’ho più fatto. Ma quel giorno ho realizzato un sogno. Lui mi ha consigliato di godermi il momento, di guardare sempre avanti”. E così è stato. Dal Racing all’Inter, quando era ancora poco più di un ragazzino e con umiltà Lauti ricorda il periodo in biancoceleste sottolineandone la gratitudine: “Sarò sempre grato al club che mi ha fatto esordire in prima squadra, come sarà grato all’Inter, che mi sta facendo crescere”.
Il Toro, arrivato all’Inter da un anno e mezzo, è già entrato nei cuori interisti, specie quest’anno dopo l’arrivo di Romelu Lukaku con il quale si incastra perfettamente in un tandem d’attacco che fa sognare in grande l’Inter.
La sua infanzia ricorda quella di Lukaku, suo compagno di attacco.
“Aver vissuto esperienze dure ti rafforza. Ti aiuta a tenere i piedi per terra e a lavorare con umiltà. In questo siamo molto simili. Romelu ha solo 26 anni ma ha una grande esperienza di vita e di calcio. Ha segnato molti gol in grandi squadre e conserva un cuore nobile. In campo, il segreto è aiutarsi”.
Il futuro lo immagina all’Inter?
“Qui sono felice, è casa mia. Conte mi aiuta a migliorare. Mi ha concesso i minuti di cui un giocatore ha bisogno. Si fida di me e io mi sento sicuro”
Conte nella prima conferenza stampa la chiamava “Martinez”, poi “Lautaro”, ora “Lauti”, precisando che è una questione affettiva.
“Abbiamo imparato a conoscerci in fretta. Mi sembra incredibile che siano passati solo cinque mesi. La cosa che apprezzo in lui è la passione per il calcio. È profonda e contagiosa”.
Che rapporto ha con Zanetti?
“Già in Argentina mi chiamava, ci scrivevamo. Quando ci siamo visti alla Pinetina è stato come ritrovarsi dopo tanto tempo”.
Chi l’ha convinta a scegliere l’Inter?
“È stata una decisione mia. Avevo tante offerte ma le ho rifiutate. Quando è arrivata l’Inter ho capito che era il momento del salto in Europa. Ho scelto il club per la sua storia, per il livello dei giocatori, per l’affetto che ho sentito da subito”.
Qual è il vostro punto di forza?
“La mentalità. L’hanno dimostrata i compagni chiamati a sostituire gli infortunati. Non avevano giocato molto, ma erano pronti. È il segno che il gruppo c’è. So che non sembra possibile, ma davvero pensiamo partita per partita. stiamo facendo un grande lavoro, stiamo crescendo. Dobbiamo migliorare la concentrazione e la furbizia nel chiudere le partite. La strada è giusta ma dobbiamo maturare".
Gli allenamenti di Conte sono duri come dicono?
“Durissimi. Allena con intensità, dà importanza alla preparazione fisica. È indispensabile quando giochi cinque partite in due settimane".
La Juve è più forte dell’Inter?
“Sono molto forti. Ma abbiamo imparato a non fare paragoni”.
Dopo la gara al Camp Nou, il suo gioco è esploso. Cosa è successo quella sera?
“Il merito è di una frase che mi ha detto Conte. Gliene sarò sempre grato. Parole preziose che non dimentico e che voglio custodire. Ci sono cose che sono solo mie”.
Ad accoglierla all’Inter fu Icardi. Vi sentite anche oggi?
“Siamo amici, ci sentiamo. Quando sono arrivato a Milano non mi ha dato una mano, me ne ha date due perché io mi ambientassi. Non conoscevo nemmeno la lingua. È contento di quello che faccio. Anche quando eravamo compagni si dava da fare perché io giocassi al meglio. È· il suo modo di essere”.
Quel è il suo sogno?
“Giocare i Mondiali. Nel 2018 ci sono andato vicino”.
Lautaro, consacratosi quest’anno con Antonio Conte con il quale ha instaurato un rapporto speciale seppur in così poco tempo, ha attirato i riflettori della critica (in senso positivo) e del mercato. Risaputo l’interesse del Barcellona e la stima di Messi con il quale ha un rapporto che “va oltre il calcio. Per noi argentini Leo è importante come lo è stato Maradona. È il migliore al mondo, giocare in nazionale con lui è un privilegio. È generoso, mi indica i movimenti, mi insegna a trovare spazi che apparentemente non esistono”.
Le piacerebbe aiutare Messi a vincere la Coppa del mondo?
“Sarebbe bellissimo. Messi campione del mondo, insieme ai miei compagni sarebbe una cosa grandissima per tutta l’Argentina”.
La vogliono tanti club europei, che effetto fa?
“Mi conferma che sto lavorando nel modo giusto. Significa che sto crescendo e che sto facendo il bene dell’Inter e per me è la cosa più importante”.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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