Lautaro Martinez si confessa dalle colonne de La Nacion, uno dei quotidiani più importanti d'Argentina, parlando di InterArgentinaRacing, ma anche della passione per la pallacanestro e delle difficoltà degli esordi. "Mi piace guardare il basket tanto quanto guardare le partite di calcio, è uno sport che amo - è l'incipit dell'intervista - ho giocato per un sacco di tempo. Se non giocavo a calcio, giocavo a basket. Alla fine ho scelto il calcio".

Una volta fatta la scelta, i primi passi sono stati complicati, come per molti altri colleghi. "Il salto più difficile è stato quando ho lasciato la mia casa - racconta il Toro - Andare via da Bahia Blanca mi è costato: separarmi dai miei genitori, dalle mie cose, dai miei fratelli. Con il più grande, Alan, con il quale c'è una differenza di soli 10 mesi, abbiamo fatto tutto insieme. Siamo andati a scuola insieme, abbiamo giocato a pallone nello stesso club, quasi con gli stessi compagni di squadra. Nei miei ultimi due anni a Buenos Aires ho vissuto da solo e questo mi ha costretto a crescere più velocemente. Quando sono arrivato al Racing, nella pensione avevo tutto: cibo, cure, non ho speso un pesos. Quando vivi da solo devi organizzarti negli orari, gli acquisti, la pulizia di casa".

Anni, i primi della carriera, che sono serviti per affrontare il grande salto che lo ha portato in Europa. "Sono maturato in quegli anni al Racing, senza dubbio - racconta ancora -. Ma questo non significa che non abbia avuto delle difficoltà una volta arrivato in Italia. Sono arrivato a 20 anni, sono lontano dall'Argentina e questo conta. Qui si parla un'altra lingua, si vive in modo diverso, c'è un'altra moneta e io devo integrarmi. I tifosi e le persone del club mi aiutano molto. Sono in una grande società, con tanti grandi giocatori e ho davanti a un grande attaccante, Mauro. Ma lotto ogni giorno per avere un posto in squadra. Mi allenerò sempre allo stesso modo, anche se non gioco".

Proprio con Icardi si è creato un rapporto di grande amicizia. "Mi ha aiutato molto fin dal primo giorno - racconta l'attaccante argentino -. Con la ricerca dell'appartamento, per entrare il prima possibile a casa mia e lasciare l'albergo dove sono stato i primi mesi. Mi ha aiutato con lo shopping, mi ha aiutato a capire alcune abitudini, mi ha spiegato cosa dovevo curare. Mauro si è subito messo a mia disposizione. 'Qualunque cosa, chiamami. Ho sempre il cellulare acceso', mi disse appena mi incontrò. Abbiamo stretto un ottimo rapporto, andiamo molto d'accordo fuori dal campo. Per ogni giocatore che arriva, lui come capitano della squadra è disponibile a dargli una mano. A tutti. Non l'ha fatto solo con me perché siamo connazionali. Alcune sere, se gioca il Racing, guardo la partita e Mauro con me. Sembra quasi che abbiamo un tifoso in più...".

Lo scarso minutaggio ha fatto sì che si parlasse di Martinez in ottica mercato, con un interessamento del Betis Siviglia. "Non ero a conoscenza di nulla - dice -. Dalle notizie che ho letto, penso che sia stato il presidente di Betis a chiederlo. Ma nessuno mi ha detto niente. Ho sempre pensato all'Inter, sono molto felice qui e amo come il club e le persone che ci sono qui. Ogni opportunità che mi danno, cerco di approfittarne e di raggiungere gli obiettivi. Spalletti? Tra me e lui va tutto bene, tutto è stato risolto. Gli ho spiegato che mio padre era un giocatore, che era nato in uno spogliatoio, che siamo una famiglia con una grande passione. Mio padre aveva torto quando ha scritto quel famoso tweet, è vero, ma  è umano. Ha reagito per suo figlio. Ma va tutto bene, mi alleno e aspetto il mio momento. La mia sfida è approfittare delle opportunità che mi danno. Qui, rispetto all'Argentina, c'è più qualità dei campi di gioco e nei metodi di lavoro, sia nelle sessioni di allenamento che in tutti i dettagli che vengono esaminati durante la settimana. Nulla è lasciato al caso".

Nel corso dell'intervista Lautaro passa anche attraverso due grandi figure dell'Argentina calcistica: Javier Zanetti e Lionel Messi. "Pupi è la storia dell'Inter - dice -. Sappiamo tutti cosa significa, è una leggenda ed è il vice presidente del club. Appena ho messo piede a Milano, mi ha chiamato. Ed era nella sede dell'Inter che mi aspettava per darmi il benvenuto. Mi chiama costantemente, mi chiede come sto, come mi sento e di cosa ho bisogno. Mi dice sempre di continuare ad allenarmi, che giochi o non giochi. Non cambia il mio modo di allenarmi se ho più o meno minuti. Sento che Pupi mi conosce bene, per questi si sono fidati di me e ora sono qui". E poi Messi, il sogno di giocare con un grande campione. "Io chiederei a Messi di giocare per tutta la vita - risponde Lautaro -. Spero che ritorni in nazionale. È il miglior calciatore del mondo, è nostro, abbiamo lui e dobbiamo approfittarne. Finché è felice, ovviamente. Anni fa ho sognato di condividere lo spogliatoio con Diego Milito, con 'Licha' López ... e un giorno vorrei farlo con Messi e i grandi giocatori della squadra nazionale. Non ho potuto giocare ufficialmente un minuto con lui in campo, ma ho intenzione di farlo, è un obiettivo. Essere accanto a Leo deve essere fantastico".

Da Zanetti, Martinez ha preso anche il senso per la solidarietà. "Voglio creare una Fondazione per aiutare le persone che ne hanno davvero bisogno. In ogni evento che c'era per Racing Solidario ho partecipato alle attività negli ospedali come negli asili o negli ospiti. Accadeva anche a Bahía Blanca. Cerco sempre di aiutare perché lo sento. E qui, all'Inter, ho molto da imparare da Zanetti, ad esempio. A Natale, siamo andati a distribuire doni negli ospedali di Milano e quella vicinanza ai più bisognosi mi spinge sempre".

Sezione: Copertina / Data: Gio 07 febbraio 2019 alle 10:01
Autore: Mattia Todisco
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