Tra le mura amiche, di un San Siro da record, l’Inter ospita il Barcellona, in una gara da dentro o fuori. Scelte ‘quasi’ obbligate per Antonio Conte: Candreva - non al meglio - parte dalla panchina, con D’Ambrosio e Biraghi nel ruolo di ‘quinti’ a centrocampo. De Vrij guida la difesa, Brozovic la mediana, mentre l’attacco è affidato ai soliti due, Lautaro e Lukaku. Sponda blaugrana, Valverde sceglie di schierarsi a specchio, con il giovane Perez ad affiancare Griezmann in avanti. Rakitic in cabina di regia, Umtiti al centro del terzetto difensivo completato da Todibo (a destra) e Lenglet (a sinistra). Wague-Firpo la coppia di esterni.
PRIMO TEMPO - Ad andare oltre l’equilibrio, caratterizzato dal confronto tra moduli identici, è l’approccio al match di Lautaro Martinez, dominante nel duello con i centrali blaugrana. Palle vaganti, o trame di gioco apparentemente innocue, vengono trasformate dal Toro in potenziali occasioni da gol, con il sostegno di Lukaku. Fragile quando attaccata, la linea difensiva a tre del Barcellona, in fase di impostazione, sfrutta la superiorità numerica nei confronti del 9 e del 10 nerazzurri. E, appoggiandosi sulla mobilità dei centrocampisti, porta il palleggio nella metà campo offensiva. La mediana nerazzurra fatica nel contrastare la manovra ‘centrale’ ospite, arricchita dalla partecipazione arretrata - e alternata - di Perez e Griezmann. Il giro palla indirizzato da Rakitic (costante punto di riferimento) elude la pressione dei padroni di casa, ‘costringendoli’ ad abbassare il baricentro. Sono Godin, De Vrij e Skriniar ad evitare che il palleggio si trasformi in pericoli dalle parti di Handanovic. Almeno fino al 23’, quando il movimento a venire incontro di Griezmann, per dialogare con i compagni, viene accompagnato dall’inserimento di Vidal. Il filtrante del francese per il cileno viene deviato da Godin, favorendo il tap-in vincente di Perez. Per qualche minuto l’Inter non trova modo di rispondere all’idea di gioco blaugrana, riconsegnando immediatamente la sfera dopo averla faticosamente riconquistata. In fase di non possesso, gli ospiti alzano Vidal nella posizione di trequartista, ostruendo la regia di Brozovic. Borja, a tratti nella posizione del croato, e Vecino (marcato da Alena) sbagliano qualche pallone di troppo in uscita e gli uomini di Conte sembrano perdere qualche certezza. Con il duello tra ‘quinti’ molto equilibrato, ad avvicinare nuovamente i nerazzurri dalle parti di Neto è la ricerca immediata delle due punte. Il terzetto difensivo guidato da De Vrij scavalca il centrocampo, trovando in Lukaku e, soprattutto, Lautaro due pedine fondamentali per proteggere palla, smuovere la retroguardia avversaria e dialogare nel tentativo di arrivare al tiro in porta. Come avviene al minuto 44’, quando il grande lavoro spalle alle porta dell’argentino - raddoppiato - concede la conclusione vincente a Lukaku. Permettendo all’Inter di andare negli spogliatoi in parità.
SECONDO TEMPO - L’andamento del match non cambia, con il Barcellona a farsi preferire sotto l’aspetto del palleggio in mezzo al campo e l’Inter pronta a ripartire in verticale, appoggiandosi sul lavoro delle due punte. La maggiore aggressività, evidenziata dalla capacità del terzetto difensivo di accorciare la squadra in avanti, alimenta l’idea di gioco nerazzurra. Sulla costruzione dal basso blaugrana, Vecino affianca Lautaro-Lukaku nella pressione ai difensori (uscendo su Lenglet), Brozovic e Borja si alternano nel tentativo di ostacolare sul nascere la regia firmata Rakitic, con Godin, De Vrij e Skriniar bravi a dare copertura, alzando il baricentro e favorendo il recupero di numerosi palloni. Le transizioni positive, le ripartenze una volta riconquistata la sfera - in posizione più o meno avanzata - avvicinano più volte i nerazzurri alla porta avversaria. Lautaro e Lukaku vincono spesso il confronto fisico e tecnico con i difensori blaugrana, ma senza trovare la via del gol. È il belga ad avere le occasioni migliori, facendosi però ipnotizzare da Neto. Valverde inserisce De Jong e Suarez al posto di Rakitic e Griezmann, continuando a sviluppare le proprie trame di gioco. Il centrocampista olandese prende in mano il palleggio per vie centrali, mentre l’attaccante uruguaiano instaura un confronto sul centro-sinistra con il connazionale Godin. Il difensore nerazzurro vince molti duelli e, insieme ad Handanovic e ai compagni di reparto, elude la pressione ospite (per l’immediata riconquista) sul giro palla all’indietro. Lazaro, entrato al posto di Biraghi, non rompe l’equilibrio creatosi sulle corsie laterali, con lo sviluppo del gioco in ampiezza che fatica a decollare. L’austriaco con Wague e, dall’altra parte, D’Ambrosio con Firpo (seppur maggiormente ‘coraggiosi’) non producono grandi vantaggi alla manovra di entrambe le squadre. Al posto del numero 33, per il ‘disperato’ rush finale, Conte inserisce Politano. Qualche istante prima dell’ultimo cambio, Esposito al posto di Borja Valero. Il 3-4-1-2, in versione decisamente offensiva, trova sempre in Lautaro, impegnato costantemente nel duello con Todibo, l’arma per sviluppare situazioni offensive. Accompagnate dalla regia avanzata di un generoso, quanto ‘appannato’, Brozovic. L’Inter, a centimetri dal 2-1 a proprio favore, si trova però improvvisamente in svantaggio a pochi minuti dal termine. Ansu Fati, a 1’ dal suo ingresso in campo (fuori Perez), sorprende Handanovic con un diagonale chirurgico. La Beneamata esce dalla Champions, bloccata da un po’ di frenesia e da un reparto, quello di centrocampo, ridotto ai minimi termini. Al netto di non aver affrontato il miglior Barcellona.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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