Questo è uno Scudetto che parte da lontano. Dai primi passi di Suning nel mondo Inter alla restaurazione spallettiana, per trovare il primo grande epilogo nel pomeriggio del 2 maggio 2021 - dopo un’attesa lunga undici anni.

La stagione che ha incoronato l’Inter campione d’Italia è stata tra le più strane di sempre e Antonio Conte ha avuto il merito di corazzare il suo gruppo, blindandolo attorno alle sue certezze, per condurre in porto una barca che ha vissuto tanti momenti di marea. Il diciannovesimo tricolore non è stato scontato fin dal principio: lo è diventato con il passare del tempo, mentre l’Inter prendeva forza e le avversarie lasciavano il passo alla corsa dell’armata Conte. Ma quali sono stati i momenti più decisivi della stagione?

Ve ne proponiamo cinque.

CAGLIARI - INTER 1-3, 13 dicembre 2020 
La prima parte di stagione dell’Inter è stata travagliata e ricca di compromessi. Della debacle europea si è scritto tanto, ma prima di tutto l’Inter ha faticato a trovare ritmo in Serie A. Tanti errori dei singoli che hanno incrinato la serenità dell’ambiente. Il cappotto contro il Real Madrid e la seguente partita contro il Sassuolo sono l’inizio della rinascita, con il baricentro più basso e una posizione diversa di Barella in campo: addio al pressing forsennato, con un’attesa posizionale e una miglior lettura nei momenti della partita. Ovviamente, quando si riavvolge il nastro della stagione, tutti guardano al Mapei Stadium come principio di rivoluzione interista. Supportati anche dalle dichiarazioni di ieri sera di Conte, noi proviamo a spostare il focus di un paio di settimane, quando l’Inter - che ha ricominciato a correre - va a Cagliari.

Dopo i 6 punti contro Sassuolo e Bologna, Conte arriva a Cagliari e si trova di fronte la classica partita maledetta, di quelle in cui succede di tutto e l’Inter ne esce penalizzata. Ovviamente arriva il gollonzo che sembra condannare l’Inter - i cui giocatori arrivano impotenti al 75°, senza avere idea di come ribaltare le sorti della gara. Poi qualcosa succede: Barella si inventa un gol meraviglioso, di quelli che un futuro Capitano sa fare. Poi inizia il forcing finale, siglato dalla rete che vale il primo boato della stagione, segnata da quell’uomo del destino che è Danilo D’Ambrosio - i cui gol di testa sul secondo pallo allo scadere sono diventati una sorta di marchio di fabbrica. E’ forse lì che l’Inter inizia a scrollarsi di dosso ruggini e incertezze e trovare la forza, soprattutto mentale, di andare ad affrontare ad armi pari tutte le big del campionato - come succederà contro il Napoli pochi giorni dopo, quando uno straordinario Handanovic e una difesa di squadra poteranno in saccoccia i primi tre punti contro una diretta rivale.

INTER - JUVENTUS 2-0, 17 gennaio 2021 
L’Inter negli ultimi anni ha avuto una consuetudine particolare: iniziare bene la stagione, per poi crollare vertiginosamente poco dopo la sosta invernale. E nemmeno il 2021 era iniziato nel migliore dei modi per l’Inter, con il passo falso di Genova contro la Samp e un assurdo pari 2-2 contro la Roma, dove i cambi hanno penalizzato troppo l’Inter - che aveva giocato i primi 30’ della ripresa con il fuoco addosso, legittimando il vantaggio poi annullato dalla rete di Mancini.

Il Milan è ancora davanti e il gruppone in corsa per lo Scudetto è compatto, senza vincitori proclamati. La stagione scorsa la Juventus ha di fatto annichilito l’Inter nel doppio scontro, vincendo con una sicurezza disarmante. Quindi è ovvio che lo scontro di inizio gennaio vale molto di più. L’Inter di Conte offre la prestazione perfetta, capace di scardinare tutti i dogmi di Pirlolandia nella notte degli ex. 

Sì perché a infliggere il primo colpo è proprio Arturo Vidal, la cui zuccata ha un’importanza capitale della stagione ma non basta a salvarlo da un’insufficienza complessiva, causata dalle tantissime prestazioni incolori e dagli errori madornali nelle notti di Champions. Il vero mattatore della serata è però Niccolò Barella, che contro la Juve sublima un campionato da élite d’Europa e suggerisce a Bastoni un assist di settanta metri - che Nico insacca con una freddezza glaciale. 

I primi scricchiolii della fine di un’era, a stare accorti, si potevano notare già quella sera in cui Conte ha sgretolato le certezze della Juventus e ha costruito un ulteriore tassello di quella consapevolezza che ha permesso all’Inter di chiudere i discorsi Scudetto con 4 giornate d’anticipo. 

MILAN - INTER 0-3, 21 febbraio 2021 
E’ febbraio il mese in cui l’Inter inizia a dare l’allungo decisivo. Dopo aver sorpassato il Milan grazie a una prepotente vittoria con la Lazio, il derby di ritorno è l’occasione giusta per mettere i puntini sulle i e rinvigorire ancor di più il messaggio mandato in quel di Milanello in occasione del derby di Coppa Italia - altresì noto come “il momento in cui Christian Eriksen diventò un fattore”.

Perché contro il Milan l’Inter conferma la formazione tipo che varrà lo Scudetto, integrando un redivivo Perisic sulla sinistra e soprattutto il danese con il 24 al centro, permettendo a Conte di ibridare la sua formazione: da 352 a 4-2-4 in fase di impostazione, sprigionando tutta la potenza delle sue geometrie. 

L’Inter abbatte il Milan con la prova di forza definitiva: a dar inizio alle danze ci pensa Romelu Lukaku, che dopo pochi minuti sfugge a un disperato Romagnoli per poi offrire sulla testa di Lautaro il primo tap-in. Poi l’Inter si abbassa e i rossoneri riprendono campo, con la concreta possibilità di pareggiare i conti. Ma qui scatta il momento del Capitano che vale una stagione: il minuto e mezzo con cui Handanovic respinge il Milan a inizio secondo tempo rimane tuttora uno dei momenti più assurdi ed esaltanti della stagione, non fosse che in quei momenti il popolo nerazzurro è pietrificato dalla tensione. Ma dopo l’ultima smanacciata di Handa, l’Inter piazza il capolavoro: l’azione cardine del pensiero contiano, una costruzione dal basso prolungata ad attirare il pressing milanista, per poi sprigionare la velocità della ripartenza con Hakimi che semina il panico ed Eriksen che sceglie il tempo giusto per servire Perisic: il secondo tap-in di Lauti è una formalità, mentre il terzo sigillo di Lukaku è una dichiarazione di guerra, una manifestazione d’intenti: “I’m the best, te l’ho detto”. E così sarà, per il vero MVP di questa Serie A. 

INTER - ATALANTA 1-0, 8 marzo 2021 
Dopo la partita con il Milan, passano altre due giornate e l’Inter è di nuovo di fronte a un’altra sfida Scudetto, per regolare i conti contro un’Atalanta che stava riprendendo quella forma invidiabile che le squadre di Gasperini acquistano nella seconda metà di stagione. Per alcuni è l’ultimo scontro Scudetto, per Conte è normale amministrazione: un Monday Night che vale più dei tre punti, perché certifica la capacità dell’Inter di giocare tante partite in una.

L’Inter contro l’Atalanta cede il pallino del gioco e occupa gli spazi, concede il dominio della palla ma non toglie mai un secondo le mani dal volante e si dimostra - occasione dopo occasione - padrona del proprio destino. Vien quasi da dire che il gol di Skriniar è una logica conseguenza di come l’Inter ha dominato mentalmente l’Atalanta, squadra pimpante e coraggiosa, ma che nulla ha potuto contro un’Inter che si è fatta trovare pronta. E’ stata la partita di Lautaro alla Eto’o, in un 5-4-1 ad annullare le zone nevralgiche dell’Atalanta. E’ stata la partita in cui, in definitiva, si è capito che questa Inter non era un fuoco passeggero, ma che sarebbe arrivata fino in fondo.

INTER - CAGLIARI 1-0, 11 aprile 2021 
Dopo la gara con l’Atalanta (che certifica il ruolino di marcia pazzesco nel girone di ritorno dell’Inter), i nerazzurri hanno la possibilità di allungare ancora di più il passo sulle altre grazie a un calendario che non prevede match di cartello, ma tante sfide insidiose. Conte non abbassa la guardia e prepara militarmente le uscite successive, strappando punti fondamentali contro il Torino (grazie a una giocata da campioni sull’asse Sanchez-Lautaro), contro il Sassuolo e contro il Bologna, arrivando a +11 dalla seconda in classifica.

Adesso la palla inizia a pesare ancor di più del solito, perché l’Inter fa la corsa su se stessa. Che è molto pericoloso, perché si sa che giocare con l’attesa è complicato. I nerazzurri si sentono vicini all’obiettivo, ma manca ancora un po’ per poter cantare vittoria. In questo senso, la partita con il Cagliari è forse lo scoglio decisivo per abbattere l’ultimo muro in stagione. Mai l’Inter aveva segnato oltre il 75’ sullo 0-0, la classica partita trappola che era costata ai ragazzi di Conte - fra le altre cose - la Champions League. 

Ma se contro lo Shaktar (o contro l’Udinese), l’Inter si era accartocciata su se stessa, contro il Cagliari Conte ha creduto nei suoi uomini, ha effettuato i cambi al momento giusto e il gioco l’ha ripagato. Perché l’Inter trova il gol grazie a Darmian e Hakimi, ma soprattutto grazie a un’azione codificata nel tempo, allenamento dopo allenamento. La corsa di Darmian diventerà probabilmente un simbolo, quelle braccia aperte ad accogliere l’abbraccio collettivo di tutto il gruppo - la stessa immagine che si replicherà due settimane più tardi, con lo stesso risultato ma contro il Verona.

Sei punti da D’Ambrosio, sei punti da Matteo Darmian: l’Inter è una squadra che si fonda sui fuoriclasse, ma in cui tutti sono protagonisti.

Ognuno ha giocato la sua parte, ognuno ha saputo meritarsi le chance di Conte. Certo, ci sono da fare riflessioni legate al futuro, alla parabola di alcuni elementi di questa rosa. Ma il campo ci ha detto che l’Inter è stata più forte perché si è dimostrata la più continua e completa e questo è stato possibile soprattutto grazie a un gruppo che si è fidato ciecamente del suo leader. Che ha fatto scoppiare la festa undici anni dopo, certo. Ma con quattro turni d’anticipo. 

VIDEO - TRAMONTANA: "PUNTI DI DOMANDA SUL FUTURO, ASPETTIAMO QUESTA SETTIMANA. E GODIAMOCI L'INTER"

Sezione: Copertina / Data: Lun 10 maggio 2021 alle 11:08
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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