Sono giornate complicate, in Serie A. Le grandi vacillano e nel turno infrasettimanale è il Napoli a cedere punti. La Juventus vince d’autorete a Verona, mentre Roma e Atalanta si tolgono punti. L’Inter di Antonio Conte si guarda a destra, si guarda a sinistra prima di infilare la quinta vittoria consecutiva che le riconsegna il primato solitario di una classifica corta, in cui ha comunque sei punti di vantaggio sul Napoli - che nei momenti di secca, potrebbero valere oro. La Lazio viene a San Siro per fare la partita e dopo i primi venticinque minuti di apnea - culminati con il gol di D’Ambrosio - Inzaghi scuote i suoi che cominciano a macinare calcio e a mettere in difficoltà gli uomini di Conte che, asserragliati nella propria area di rigore, resistono indomiti grazie a uno spettacoloso Samir Handanovic che festeggia al meglio il gettone numero 300 in nerazzurro, con un paio di parate importanti. Nella ripresa l’Inter gestisce, spreca qualche occasione, ma vince. Come nella stagione del secondo Mancini, nell’anno degli 1-0, l’Inter si issa al primo posto solitario e si proietta alla gara di sabato contro la Sampdoria con l’idea di concludere il turnover iniziato oggi - senza perdere punti.

CINQUE VOLTI - L’Inter ha un’identità precisa, riconoscibile nel gioco che il suo allenatore ha dato alla squadra. Ma oltre a Conte, ci sono altre individualità che stanno risaltando nella macchina organizzata quale quella nerazzurra, e che anche ieri sera hanno condotto la nave in porto senza grossi sussulti. Due facce di questa squadra sono l’usato sicuro, già menzionati: l’artefice del gol, D’Ambrosio, e chi quel gol l’ha gelosamente difeso, capitan Handanovic. Sono gli unici due giocatori che c’erano in quell’ultimo filotto di cinque vittorie iniziali e ora vogliono porsi lo stesso obiettivo. Chi non c’era in mezzo alla difesa nel 15/16 era Stefan de Vrij, maestro che contro la Lazio ha mostrato una capacità assoluta nell’essere il pilastro attorno cui costruire la fase offensiva. De Vrij ha preso le misure a Caicedo e Correa per poi scherzare senza pietà Immobile che - una volta entrato - non ha semplicemente visto palla. La qualità che l’olandese imprime al possesso interista, sbrogliando situazioni complicate o accelerando la giocata, è vitale, quasi quanto Marcelo Brozovic - che ieri è stato un maestro nel gestire il secondo tempo. Conte è stato chiaro, per lui è un insostituibile al pari del sopracitato Stefan e di Lukaku: loro tre sono la colonna portante di questa squadra e ieri l’hanno dimostrato una volta in più.

BARELLA, L’ALLIEVO - Abbiamo detto di Handa e D’Ambrosio, di de Vrij e Brozovic. E se Lukaku è de facto il volto della nuova Inter, nell’ultima settimana s’è proposto un altro volto che promette di essere un riferimento per i tifosi nei prossimi anni. Conte l’ha battezzato in conferenza stampa, definendolo “un possibile pilastro per dieci anni”. E, se continuerà a giocare partite come quella vista a San Siro ieri, Nicolò Barella ha tutto per diventare un campione. Contro la Lazio è stato semplicemente ovunque, senza risparmiare alcuna energia: ciliegina sulla torta, ha saputo anche costruirsi un’occasione in contropiede che non ha avuto molta fortuna. Ma l’intensità che Barella riesce a portare all’interno del centrocampo dell’Inter, il modo in cui intende le due fasi e tramuta una giocata difensiva in una offensiva: è questo che vuole da lui Conte, e contro la Sampdoria - o contro il Barcelona - Barella è atteso ad un altro step di crescita. Con la Juventus dietro l’angolo.

MEMORIA - Tirando le somme, quel che deve far ben sperare Conte e tutta l’Inter è stato il modo in cui la squadra è uscita nel secondo tempo dal pantano delle difficoltà in cui Inzaghi era stato bravo a farli precipitare. Non si è cominciato a lanciare lungo su Lukaku, ma si sono cercate vie alternative per consolidare le proprie posizioni. Il risultato non è ancora eccellente, ma la dedizione è totale. L’ha detto D’Ambrosio, a fine partita: “Tutte le giocate che facciamo, Conte le ha provate in allenamento. È un esercizio di memoria, non fa differenza se gioco esterno o centrale: so sempre cosa devo fare”. E questo è un aspetto inestimabile per un calciatore, magari all’esordio stagionale come Biraghi: giusta propensione offensiva, ripiegamenti con i tempi giusti e un assist (di destro, piede debole) per farsi gradire un pizzico di più al nuovo pubblico. Ora, la Sampdoria prima di una doppia sfida al cardiopalma: Barcelona al Camp Nou e Juventus a San Siro. Poi, ci sarà tempo per tirare il fiato. Ma la rincorsa continua

VIDEO - D'AMBROSIO E HANDANOVIC SCATENANO ANCORA TRAMONTANA, L'INTER RESTA IN VETTA

Sezione: Copertina / Data: Gio 26 settembre 2019 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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