Una vittoria che tiene accesa la "fiammella". Questo il sunto del pensiero di Roberto Mancini al termine del tre a uno in rimonta sull'Udinese. Se la sconfitta di Genova l'aveva praticamente spenta, è bastata un'Inter versione "inferno e paradiso" per riattivare la speranza di riaggancio in chiave Champions. Parole presumiamo di circostanza da parte del mister dei nerazzurri, ma la Roma a più 4 dovrà ancora vedersela con Napoli, Genoa e Milan fuori casa. E come insegna Mancini, "nel calcio succedono cose strane". Come quelle viste ieri sera a San Siro.
INFERNO E PARADISO - Dopo il ko di Marassi si riparte dal solito vecchio schema, il 4-2-3-1 che ha sempre dato ampie garanzie a Mancini, ieri più propenso a fare cambi rispetto alle ultime uscite. Sono ben quattro le novità rispetto a Genova: partono dal primo minuto oltre a Kondogbia, squalificato nel match di mercoledì, anche Nagatomo in difesa, Biabiany e Jovetic alle spalle di Icardi insieme a Brozovic. Fra le carte giocate da Mancini c'è la velocità del TGV con la maglia numero 11, ma è un altro francese a prendersi in apertura di partita il palcoscenico di San Siro. Lancio lungo di Badu e difesa degli esperti Miranda e Murillo perforata da Thereau, che fulmina e sorprende Handanovic e il Meazza, Thohir e la delegazione del Suning Group compresa, con un destro magico al volo dopo appena otto minuti. L'Inter piombata nell'inferno ci mette 27 minuti per uscirne. Ed è infatti al 36' che Icardi per una volta mette i panni dell'assistman, bevendosi in area Wague e servendo a Jovetic un pallone che deve essere solo spinto in porta. Il montenegrino non esultava in campionato da un girone esatto, ovvero dalla vittoria per 4-0 ottenuta al Friuli lo scorso 12 dicembre. Un girone dannato, segnato dalle tante panchine dopo la presunta lite con Mancini. Ad aiutarlo a uscire dall'oblio ci ha pensato il gemello del gol Icardi, stavolta in versione dantesca (alla faccia della mancata intesa). Non solo gol per Maurito (15 in totale per lui quest'anno) ma anche tanto movimento e l'assist a dimostrare che pure a 23 anni si può essere centravanti altruisti e completi.
LUCE EPIC - Anche dopo il pareggio l'Inter che continua a creare occasioni da gol fa fatica a trovare il guizzo vincente. Nel mezzo della ripresa, esattamente al 75', la luce arriva dai piedi di Brozovic. Nella selva di maglie bianconere il croato trova il pertugio per far correre Biabiany, scatenato nel binario preferito di destra dopo l'esperimento di Mancini che aveva voluto provarlo a inizio primo tempo nell'altra corsia. Il TGV nerazzurro dà però il meglio quando può crossare con il suo piede dal fondo, come nell'azione del raddoppio, firmato anche stavolta da Jovetic. Il montenegrino gonfia il petto e lo usa per segnare la sua prima doppietta a San Siro, la seconda da quando è all'Inter dopo quella realizzata alla seconda giornata a Modena con il Carpi. Il girone dannato sembra essere acqua passata e anche il futuro, come hanno ribadito Mancini e lo stesso JoJo a fine partita, è legato ai colori nerazzurri. A fornirgli la palla del 2-1 su un piatto d'argento è Biabiany, l'uomo che ha creato più chance delle due squadre in tutta la partita: otto occasioni da gol nate dai suoi piedi contro le quattro di Fernandes e le tre di Kondogbia. Ma a bucare la difesa friulana è stata la luce intelligente (e naturalmente Epic) di Brozovic, sempre più determinante nel disegno dell'Inter di Mancini.
CAMMINO POSITIVO - Così come a Carpi dove mattatore era stato Jovetic, la partita sembra essere incanalata sul punteggio di 2-1 per i nerazzurri, ma l'inaspettato, anche nel recupero, rimane dietro l'angolo. Mancini intanto ha richiamato Icardi inserendo una punta più fresca come Eder, utilizzato appena 22 minuti nelle ultime quattro sfide contro Torino, Frosinone, Napoli e Genoa, e ieri alla quinta panchina consecutiva. L'italo-brasiliano va ancora a caccia della sua prima firma in nerazzurro, sigillo che arriva proprio all'ultimo sussulto, dopo la palla gol sui piedi di Zapata neutralizzata da Handanovic, che avrebbe potuto rendere amara la prima apparizione (ne seguiranno altre?) del Suning a San Siro. L'ex Samp si unisce così alla scalata dall'inferno al paradiso dei nerazzurri e anche lui vede la luce dopo quasi tre mesi di critiche, sorte per lo più a causa dell'astinenza dal gol. Ottimi segnali sono arrivati ancora una volta sia da Perisic, messo dentro nella ripresa da Mancini per dare aria alla manovra d'attacco e creare spunti anche sulla sinistra, e da Kondogbia, che conferma la sua crescita sotto il profilo della convinzione e della personalità. Prima vittoria in rimonta per l'Inter manciniana che, nonostante il passo falso con il Genoa, dimostra di cominciare a credere nelle sue qualità e nei suoi mezzi. Con la fiammella della Champions ancora accesa e legata a un improbabile crollo della Roma, la squadra nerazzurra può proiettarsi alla prossima stagione sapendo che il tunnel di gennaio-febbraio è ormai alle spalle. Il tecnico ha chiesto due campioni di qualità e personalità che consentirebbero di fare un ulteriore salto, dopo un'annata considerata positiva anche senza il raggiungimento dell'obiettivo terzo posto. Per il Mancio il cammino è quello giusto, ora basta non perdersi.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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