Oggi Gigi Simoni compie 80 anni e la Gazzetta dello Sport lo ha intervistato, ripercorrendo tutte le tappe della sua carriera. Ecco qualche passaggio. "Il primo amore è stato il Grande Torino che ho visto da bambino con mio papà. Poi ho giocato nel Toro con Meroni, quando ci chiamavano “i Luigi d’oro” e per questo seguo con simpatia il Torino, anche perché Cairo è sempre stato molto affettuoso con me. E poi nel Torino c’è Petrachi, mio ex giocatore, che è bravissimo. Il vero tifo, però, è per l’Inter, il grande amore professionale. E per tutti i tifosi io sono sempre l’allenatore dell’Inter".

Ma con l’Inter era finita male…
"Non mi aspettavo di essere esonerato. Moratti, però, ha riconosciuto di avere sbagliato e adesso abbiamo un ottimo rapporto, perché è davvero una persona splendida. A Natale mi ha mandato un panettone enorme, con gli auguri".

Il ricordo più bello è la Coppa Uefa?
"Solo a livello sportivo, perché io scappai negli spogliatoi amareggiato per le voci che circolavano sul possibile arrivo di Zaccheroni. E infatti non ci sono nelle foto dei festeggiamenti. A livello personale, invece, il ricordo più bello è l’ovazione ricevuta dai tifosi di San Siro, tutti in piedi ad applaudirmi, quando sono tornato la prima volta sulla panchina del Piacenza. Moratti mi ha detto che nessun altro è stato accolto così".

Come mai poi è passato al Piacenza?
"Mi avevano chiamato Del Sol per il Siviglia, Eriksson per il Benfica. Magari sarei diventato il capo di Mourinho che incominciava allora, ma rifiutai per motivi personali, preferendo ricominciare da Piacenza".

Ha smaltito la rabbia per quel rigore non fischiato da Ceccarini a Ronaldo?
"È una ferita che rimarrà sempre, anche perché Ceccarini ripete che aveva visto giusto".

Non ha più riparlato con lui?
"No, anche perché quando ci siamo trovati a qualche cerimonia io l’ho salutato e lui ha fatto finta di non riconoscermi".

Ronaldo.
"Il più forte che ho allenato. Conservo ancora la sua maglia sporca di fango, dopo la doppietta a Mosca. Ma non dimentico West, che mi manda ancora tartarughine in legno".

Quanto ci vorrà per rivedere un’Inter da scudetto?
"Spero poco, perché per adesso è ancora una squadra che può vincere con chiunque, perdere con chiunque e fare solo un punto in due partite contro il Sassuolo".

Le piace Spalletti?
"È un buon allenatore, ma a volte faccio fatica a capirlo".

Chi vorrebbe vedere, in futuro, al suo posto?
"Simeone sarebbe l’ideale, è di un’altra categoria. L’ho avuto come giocatore e in un quaderno aveva già gli appunti sui metodi di lavoro di tutti i suoi allenatori. Mai visto uno così".

Icardi non segna più: è condizionato dal contratto?
"Non credo perché è forte in campo e fuori. Come attaccante non ha rivali e merita di rimanere all’Inter, anche se la trattativa mi sembra un po’ complicata".

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Sezione: Copertina / Data: Mar 22 gennaio 2019 alle 09:31 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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