Lunga intervista di Gian Piero Gasperini alla Gazzetta dello Sport. Tantissimi gli spunti interessanti quelli che arrivano dalle parole del tecnico dell'Atalanta, che ha anche parole dolci per l'Inter e per i suoi tifosi.

Gasperini, ma lei non era il provinciale della difesa a 3 e della marcatura a uomo a tutto campo?
"Io veramente la difesa a 3 l’ho imparata da Ajax e Barcellona, anche se in Italia tutti ripetevano che in Europa non funziona. Quando arrivai all’Inter la facevano in pochi, ora la situazione è cambiata. Marcatura a uomo? Se un mio giocatore attraversa il campo per inseguire un avversario e molla il suo posto, mi arrabbio di brutto".

Una lezione di Sacchi?
"La zona pressing è alla base dei miei principi. All’epoca la facevano solo il suo Milan e il Pescara di Galeone in cui giocavo. Anche se oggi il calcio di Sacchi sarebbe improponibile, sono cambiate troppe cose: il passaggio al portiere, il fuorigioco in linea, la maggior severità per fallo tattico e fallo da ultimo uomo... Il calcio non si ferma. È in evoluzione continua. Anche il mio".

La sua difesa a 3 infatti non è quella delle origini.
"L’illuminazione mi venne al Genoa da Burdisso, marcatore fortissimo. Fino ad allora la superiorità numerica in difesa era un dogma. In un Genoa-Juve lasciai Burdisso e De Maio contro Tevez e Llorente: fecero un partitone. Guadagnavo un uomo per la manovra. Valeva la pena di rischiare. I difensori dell’Atalanta che attaccano sempre nascono da quella intuizione. Il calcio cambia, parlare di numeri, di difesa a 3 non ha più senso. Contro un tridente posso difendere a 4 e impostare a 3. Contano i principi non i moduli. E così per le ali".

Klopp: «Alleniamo per divertire la gente». Allegri: «Chi si vuole divertire, vada al circo».
"Io al Genoa ho fatto 70 punti, all’Atalanta 72. Mi piace vincere. Ma quello che conta di più è giocare bene. La vera soddisfazione è vedere la gente in delirio. La gioia dei tifosi dell’Atalanta domenica scorsa non ha prezzo. Io cerco queste emozioni. E poi così i giocatori crescono in autostima. Si convincono: posso farlo".

In rete girava un suo fotomontaggio con mano all’orecchio, alla Mourinho. Ci ha pensato?.
"No. Io non ho rancore verso gli interisti e mi spiace che molti ce l’abbiano con me. Forse hanno interpretato la mia analisi come un attacco all’Inter, ma io dicevo soltanto che la società all’epoca non era strutturata per vincere, infatti ha faticato per anni. Solo ora ha messo le basi per costruire un futuro importante. Io dico che l’Inter, in prospettiva, è la squadra che butterà giù la Juve dal trono. Quanto a Mourinho, non ho trovato offensivo il suo gesto. Il calcio ha bisogno di ironia. Più che la mano, mi ha fatto ridere la smorfia buffa".

Moratti?
"L’ho rivisto per la prima volta dopo anni in tribuna a San Siro, per Inter-Barcellona. È stato cordiale. Anche molti altri interisti. Non mi odiano tutti...".

Nel primo tempo ha pensato di restituire i 7 gol di San Siro?
"Vanno bene anche quattro...Dopo quei 7 gol, l’Atalanta decollò e finì il campionato a +10 sull’Inter che si fermò. Ora mi auguro che dopo la goleada non ci fermiamo noi".

Mancini poi continua a segnare.
"E non mi sorprende, perché attacca la palla e la porta con un tempismo eccezionale. Ma è un difensore e allora deve imparare da Chiellini, Masiello, Toloi... come si combatte duro nella nostra area di rigore".

L’Atalanta ha battuto l’Inter e pareggiato in casa di Roma e Milan. Non si stancherà in coppa. Un’utopia il 4° posto?
"Per ora cerchiamo conferme in un campionato equilibratissimo, a sud della Juve".

Sezione: Copertina / Data: Gio 15 novembre 2018 alle 08:38 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print