Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il virologo Roberto Burioni, prova a chiarire il tema del virus connesso al mondo del calcio, cancellando fake news e credenze popolari pericolose.

Professor Burioni, cosa cambia nella percezione collettiva ora che due di A sono positivi?
"Un passo in più nella consapevolezza. Molti hanno vissuto nell’illusione che atleti iper-allenati e iper-controllati potessero, non si sa come, resistere. Ma questo virus contagia tutti. E dico tutti. Giovani, bambini, anziani e pure giocatori di calcio nel pieno della carriera e delle forze. Chiaramente, poi, le conseguenze negli anziani o in chi è debilitato possono essere diverse: io spero che Rugani e Gabbiadini guariscano ed è lecito pensare che sarà così. Il problema, semmai, è che possono aver contagiato altri".

E tra quanto lo sapremo?
"Dopo il contatto ci può essere un periodo di incubazione che va dai 5 agli 8 giorni, ma che arriva a volte fino ai 14, durante il quale la persona può ammalarsi e a sua volta trasmettere la malattia. Chi si contagia oggi non si ammala domani, ma tra un po’, ed è per questo che tutta la Juve è in quarantena".

Non avrebbe senso fare tamponi in maniera preventiva?
"Senza sintomi no, chi non dà alcun tipo di criticità deve solo aspettare la fine del periodo di quarantena per reinserirsi nella vita pubblica. Basta porre attenzione a ogni sintomo".

I giocatori come possono conciliare la quarantena con l’allenamento?
"Non è certo proibito allenarsi, basta farlo da soli. Anche nel campetto sotto casa, l’importante è che non ci sia nessuno. Che siano nella palestra della propria abitazione o in un ambiente esterno, conta solo l’isolamento. Immagino che tutti, in questo strano periodo, dovranno mantenere tono muscolare e condizione fisica".

Possiamo dire che dopo tanta sottovalutazione il circo del calcio ha capito?
"Mentirei se le dicessi che ho seguito le polemiche e, credetemi, io sono appassionato e tifoso. L’emergenza era talmente grande che non ho neanche visto le ultime partite della mia Lazio. La situazione, però, è ora sotto gli occhi di tutti e lo sport ha capito: non era pensabile giocare col pubblico ed è stato sacrosanto fermare il campionato. È pericoloso anche gareggiare a porte chiuse perché quelli che giocano, lo abbiamo visto, possono essersi infettati da qualche parte. E’ davvero facilissimo...".

Secondo lei, a spanne, quando si tornerà a giocare?
"Spero proprio che il 2020-21 sia una stagione bella dall’inizio, ma non escludo che in qualche modo si completi anche questa: non possiamo fare previsioni, sappiamo troppo poco di questo virus. Ogni decisione passa solo dagli sviluppi della pandemia nel mondo. Mi concentro su quella, non sul calcio giocato che può attendere. Niente sfottò ai cugini romanisti, niente bandiere: il momento è troppo serio, il nemico è comune e forte".

Sezione: Copertina / Data: Ven 13 marzo 2020 alle 09:02 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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