Introvabile, per il momento Walter Mazzarri. In molti lo cercano, lui risponde agli sms ma sapere dove si trova oggi è un'impresa. Ha scelto di mettersi in disparte dopo la notizia dell'esonero e l'addio all'Inter. Ne parla Andrea Sorrentino su La Repubblica: "Gli sono arrivate decine di telefonate e messaggi, anche dagli Usa. Buffon l’altro giorno gli ha rivolto parole di stima, umana e professionale. Un grande personaggio del calcio milanese ha fatto lo stesso in privato, confidandogli di non aver mai visto nella storia dell’Inter una simile gragnuola di offese, fischi, e sberleffi per un allenatore, neppure per quelli che avevano fatto malissimo".

Oggi per Walter Mazzarri è il momento della riflessione. Sta riavvolgendo il nastro per capire cosa sia accaduto negli ultimi mesi, ripensando a ogni dettaglio e tornando a quello che considererebbe l'errore principale, ossia aver accettato l'incarico di allenare l'Inter, convinto da Moratti e dal blasone del club: "In quel colloquio di 18 mesi fa, mentre è faccia a faccia con Moratti, Mazzarri ha in tasca il telefonino che vibra senza soste: è Walter Sabatini che lo cerca con urgenza, la Roma lo vuole da settimane ma Walter ora ha davanti l’Inter, il sogno di una vita, e se ne fa sedurre. Anche se in quel colloquio presenta una lista di giocatori e Moratti la mette gentilmente da parte, rovesciando il foglio con un sorriso. Anche se il grande presidente gli dice che mica sono vere quelle chiacchiere sulla cessione all’indonesiano, che non deve preoccuparsi".

Inizia in quel momento la sua avventura nerazzurra che subito si rivela in salita, tra ribaltoni societari e l'obbligo di navigare a vista, con la volontà comune con la nuova proprietà di ricostruire l'Inter radendo al suolo la vecchia versione, tra dirigenti, staff e giocatori: "Walter avalla e adesso, ripensandoci, capisce che quella è stata la sua fine, e come ogni fine ha un inizio ben preciso: 10 maggio 2014, Inter-Lazio, penultima di campionato. La sera del primo agguato. Gli argentini sanno che andranno via dall’Inter, il gruppo morattiano percepisce l’ariaccia. Serve una vittoria per centrare l’obiettivo dell’Europa League, ma è anche la sera dell’addio a San Siro di Zanetti giocatore. Mazzarri lascia in panchina il grande capitano e alla lettura delle formazioni arrivano valanghe di fischi".

Quella sera finisce un'era e Mazzarri viene messo in mezzo. Non a caso la seconda stagione inizia in modo strano: "Partono campagne di stampa irridenti, si respira un’aria atroce. Eppure Mazzarri non cerca mediazioni, non va a cena con nessuno, non tende una mano a Zanetti o a Moratti: crede che basti il suo lavoro, non le pubbliche relazioni. La squadra non gira ma lui è convinto che recuperando gli infortunati e con Palacio che tornerà a segnare, le cose miglioreranno per forza. Arriva all’ultima sosta col fiato cortissimo, il 2-2 del Verona è una mazzata, ma la squadra è con lui e l’Inter è ancora a -5 dal terzo posto e a -1 dal Milan che neppure gioca l’Europa League, eppure Inzaghi viene considerato un asso e Walter un pirlone".

La notte dopo quel pareggio deludente passa senza problemi, tanto che l'allenatore si sente ancora tranquillo in virtù della fiducia che Thohir gli conferma via sms martedì mattina, dopo i miglioramenti visti in Francia e contro gli scaligeri. Poi, tre giorni dopo il colpo di scena e un'amara sensazione: "Ora si reputa vittima di una congiura, di una Restaurazione. Pensa che Thohir sia stato convinto da altri a rimuoverlo, spaventato dall’ambiente che altri avevano creato. Pare che siano questi i pensieri di Walter. Ora vuole solo staccare, godersi il riposo e il lauto stipendio fino a giugno 2016. A un’altra squadra per ora non pensa. Il mondo del calcio lo ha un po’ disgustato. Fra molti mesi deciderà se rimettersi in strada, oppure se è davvero opportuno piantarla qui".

Sezione: Copertina / Data: Lun 17 novembre 2014 alle 14:35 / Fonte: Repubblica
Autore: Redazione FcInterNews.it
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