Dalla paura al coraggio, dall'inferiorità alla superiorità, dalla nulla al tutto. O quasi. L'Inter dello Juventus Stadium vive la gara del doppio volto, ma questa volta il bilancio sorride, o lascia l'amaro in bocca a seconda dei punti di vista, per più di un motivo. In primis l'avversario: quella bianconera è squadra più forte e i 18 punti di differenza non sono casuali, e in secondo luogo l'Inter attuale è quella squadra ancora alla ricerca dell'identità, del carattere e di quella fiducia assente che fino a questo momento va considerata il vero tallone d'Achille della stagione. Anche per questo il Mancio di questo ri-inizio ha vestito più panni da psicolgo che da allenatore. 

FILM GIA' VISTO - Il primo tempo sembra uno dei tanti leitmotiv di questo campionato da montagne russe: ieri c'eri, oggi non ci sei, domani chissà... Juventus in palla, bianconeri che mettono all'angolo l'Inter con facilità preoccupante (giù il cappello davanti a Pogba, probabilmente già oggi il miglior centrocampista del mondo) che solo grazie alla 'piacevole abitudine' che di nome fa Samir e di cognome Handanovic riesce a rimanere a galla. Vuoi per paura, vuoi per inferiorità e mancanza di carattere, il primo tempo arriva alla fine e il sospiro di sollievo che accompagna i giocatori nello spogliatoio sembra l'ennesimo preludio delle urla del Mancio furioso che verosimilmente avranno scosso la squadra. E infatti...

SEI STANCA? ORA TOCCA A ME - Signora che nella ripresa appare proprio Vecchia. Stanca, consumata e priva di energie. Il Biscione ne approfitta e sale in cattedra e al 'gong' del match il morso letale mancato sa tanto di beffa per quanto visto nell'economia della partita. Inter ordinata, quadrata, propositiva, a proprio agio guidata da un coach che dimostra di essere top. La mossa che al 54' cambia il volto alla squadra è da applausi: capolavoro tecnico-tattico e di carattere. Sì, carattere, perché Mancini inserisce Podolski (a proposito, bene così Poldi. Esordio ok) senza andare ad intaccare la 'mole' offensiva. Anzi, il mister la aumenta perché il giocatore richiamato in panca è Kuzmanovic. Non Hernanes, Guarin, Icardi o Kovacic, ma il mediano - dopo Medel, evidentemente - in grado di dar maggior copertura. Chiamalo, se vuoi... coraggio.

MURO DI GOMMA E... PERCHE' NON RECUPERARLO? - Dispiace che anche nella tana juventina la lacuna più evidente sia ancora la stessa, ma questa volta non si parla di intero reparto o di assetto difensivo, bensì di due interpreti in particolare: capitano e capitan futuro. A Torino Ranocchia e Juan Jesus sono gli unici veri insufficienti (Kovacic a parte) della squadra. Un muro di gomma contro cui Pogba fa quello che vuole, soprattutto con l'azzurro che sbaglia anche qualche appoggio semplice, mentre il brasiliano si regala addirittura il lusso di sferrare un colpo a Chiellini. La domanda sorge spontanea: perché? Difficile comprendere cosa sia passato nella testa di JJ in quel frangente, e ora la speranza è che la prova televisiva non sia troppo severa. Perché... perché non tentare ora di recuperare Vidic, un giocatore che il tecnico reputa assolutamente fuori condizione, ma che con il giusto lavoro potrebbe essere ancora oggi un buon difensore, superiore ai due titolarissimi di quest'anno.

MANCIO DA APPLAUSI - Ha cambiato veramente tanto, quasi tutto. Il suo arrivo sembra già una benedizione. Dopo gli errori contro la Lazio, il tecnico sale in cattedra e nel secondo tempo dello 'Stadium' osa e per poco il suo coraggio non viene premiato, dimostrando di essere un grande allenatore. Se mai ce ne fosse bisogno, ma di questi tempi, con questa Inter, nulla è scontato. Campo ed exta-campo, perché con RM anche il mercato si sta rivelando totalmente di altro tenore rispetto a prima. Già dal principio: in questo preciso momento storico è molto difficile per l'Italia calcistica concretizzare un certo tipo di trattative, ma il nome, il target di profilo che la società sta andando a cercare è di alto livello. Vedi Cerci, Lavezzi e Shaqiri, tanto per fare qualche esempio. In un momento il cui l'Inter ha perso parte del proprio blasone, del proprio fascino dopo anni di delusioni, quello di Mancini si presenta come un toccasana assoluto, perché i giocatori sono più incuriositi, invogliati, entusiasti nello sposare il progetto nerazzurro, proprio per la presenza del coach. Ora, in attesa dello svizzero del Bayern Monaco, testa al Genoa. Una gara da vincere, senza se e senza ma.

Sezione: Copertina / Data: Mer 07 gennaio 2015 alle 08:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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