Ok, abbiamo poche possibilità di passare il turno, forse abbiamo compromesso tutto irrimediabilmente durante la gara di andata, forse sarà inutile andare in Germania e giocare un’altra partita contro lo Schalke. Ma sono tutte delle supposizioni, dei “forse” che nessuno impedisce di trasformare in affermazioni positive: forse passeremo il turno, forse ce la faremo. Il dubbio tra vincere e perdere, qualificarsi o essere eliminati, ci attanaglia prima di ogni gara ma non possiamo negare che, alla fine di quel 5 a 2 subìto a San Siro, la morsa che ci ha stretto la gola non sia stata ancora allentata del tutto. Quella gara continua a farci male anche se sono passati dei giorni e nel frattempo siamo tornati alla vittoria in campionato. Perdere in quel modo, in casa nostra, ci ha fatto sprofondare nei ricordi dell’Inter degli anni passati, quella che aveva paura dell’Europa. Ci siamo in qualche modo dimenticati che invece l’Europa siamo noi e che l’abbiamo conquistata solo qualche mese fa, senza paura, e con immenso orgoglio. Premesso che una partita sciagurata può accadere nel corso di un’intera stagione, alla fine dei 90 minuti la sensazione non era quella di aver assistito a una delle tante partite sfortunate nel corso di un anno, ma il sentimento era quello dello spettatore impotente che vede la sua squadra perdere completamente il controllo di sé stessa e della gara, scivolando sempre più giù, verso una delle umiliazioni più dolorose e inaspettate di questi anni.

Alla luce di tutto questo, appare ovvio come il ritorno alla vittoria di sabato con il Chievo, acquisti un valore fondamentale: la squadra ha dato una risposta importante. I giocatori con l’allenatore e tutto lo staff, sono sprofondati insieme ma hanno avuto la forza, solo qualche giorno dopo, di reagire e risorgere, sempre uniti. E’ proprio il collettivo che rende grande questa squadra ed è su questo che dobbiamo contare in un momento della stagione delicatissimo e decisivo. Non solo perché i verdetti si stanno avvicinando sempre di più e vedono l’Inter in una costante rimonta e non più padrona del proprio destino, come era abituata negli ultimi anni, ma anche perché i giocatori si trovano in una condizione atletica non ottimale. Le fatiche fisiche e psicologiche della rincorsa che ci vede protagonisti da mesi, si stanno facendo sentire. E se per quelle fisiche, gli unici rimedi sono l’allenamento e la preparazione atletica, per il lato psicologico serve soprattutto avere alle spalle un gruppo solido e compatto, che abbia ancora motivazione e fame di vittorie e di partite in cui lottare.

Leonardo, che si è dimostrato fin’ora grande motivatore e trascinatore, avrà pane per i suoi denti in previsione della sfida (forse) impossibile di mercoledì. E’ la gara ideale per dimostrare che questa squadra è viva, al di là di quello che sarà il verdetto della serata. La Nord e tutti i tifosi giudicheranno l’atteggiamento in campo dei ragazzi, che non dovrà essere né rinunciatario né arrendevole; accetteremo il risultato del campo come abbiamo sempre fatto ma questa volta, più di altre, la condizione per prendere atto di un’eliminazione deve essere quella di aver visto lottare la squadra su ogni pallone, in ogni centimetro del campo. Forse una richiesta troppo grande alla luce della condizione fisica generale ma a giudicare da quella che sarà la possibile formazione, assolutamente votata all’attacco (probabilmente con Pandev e Eto’o esterni e Sneijder dietro alla punta Milito) intuiamo che c’è una grande voglia di rivincita e l’approccio è quello della grande squadra, che vuole provare a ribaltare il risultato, consapevoli che nel calcio tutto può succedere. Lo sanno i giocatori e lo sappiamo anche noi. Lo impariamo tutti ogni giorno.

Anche le dichiarazioni che arrivano dai protagonisti confermano un clima di fiducia: da capitan Zanetti a Cambiasso, da Milito a Sneijder, tutti hanno espresso la voglia di pensare a dare il massimo, di crederci in questa rimonta (forse) irrealizzabile di mercoledì. E se vogliamo riportare proprio tutte le dichiarazioni, non può mancare quella del campione indiscusso Samuel Eto’o, che anche se solitamente non si concede alle telecamere e alle troppe parole, ha voluto questa volta dare la carica e parlare della gara contro i tedeschi dello Schalke. Con la sua grande genuinità, che contraddistingue i veri campioni, ha affermato: “E’ difficile crederci, ma nel calcio tutto è possibile e i sogni esistono.” Hai perfettamente ragione, caro Samuel, in fondo, non ci costa nulla credere in questa rimonta. Consapevoli che molto più spesso di quanto si creda i nostri sogni alla fine tessono le trame di questo sport: sogni magari già realizzati, come quelli di un Eto’o bambino che sperava di diventare un grande campione, oppure sogni ricorrenti come quelli di vincere ogni gara, di essere sempre primi, di poter vincere tutto, oppure quelli ancora irrealizzati, quelli per cui combattere e in cui bisogna ancora credere e sperare. Lo faremo anche mercoledì: sogneremo ancora una volta. Ancora tutti insieme.
 

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mar 12 aprile 2011 alle 08:48
Autore: Barbara Pirovano
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