Undici reti ed altrettanti assist in Serie A con la maglia dell'Inter, assoluto protagonista dell'impresa croata compiuta in terra russa al Mondiale tra dribbling, cinismo e carattere. In semifinale con l'Inghilterra gol di tacco al volo ed assist fantascientifico, la marcatura più appariscente del match nell'appuntamento clou del Luzhniki di Mosca contro la Francia. Non è bastato un curriculum del genere ad Ivan Perisic per far sì che il suo nome rientrasse nella lista dei trenta giocatori candidati al Pallone d'Oro 2018: un'esclusione alquanto altisonante, considerata la visibilità globale riscontrata da quello che è stato il punto più alto della carriera del classe '89.

Quella dell'esterno d'attacco nerazzurro non è, del resto, l'unica bocciatura di lusso: tagliato fuori dalla lista, infatti, anche Edin Dzeko, suo ex compagno al Wolsburg e super-protagonista dell'ultima cavalcata romanista in Champions League. La storia della Beneamata è comunque già abituata a questo discorso: nel 2010 Diego Milito, eroe e uomo-copertina del Triplete, non prese parte all'elenco dei migliori 23 giocatori dell'anno divulgato dalla FIFA. Si classificò fuori dal podio nello stesso anno Wesley Sneijder, campione d'Europa da protagonista ed arrivato sino alla finale dei Mondiali sudafricani con la maglia dell'Olanda.

A tal punto, dunque, bisogna appurare quali siano i veri criteri di valutazione: viene considerato soltanto quanto un giocatore sia effettivamente forte, oppure si bada anche a prendere in analisi il livello degli obiettivi da lui raggiunti? L'ideale, per far sì che alcuni "eterni sottovalutati" non vengano sempre snobbati, sarebbe un perfetto connubio tra questi due fattori. In alcuni dei trenta casi ciò è accaduto, in altri meno: vero, ad esempio, che Hugo Lloris abbia vinto una Coppa del Mondo da capitano, ma con un errore madornale commesso in finale e tante altre sviste accumulate nel corso della stagione (tra cui l'ultima a Wembley nella sfida tra Tottenham e Barcellona). Presenti in rappresentanza della Croazia Luka Modric, Ivan Rakitic e Mario Mandzukic: soltanto tre, a discapito di sei francesi.

Escluso Ivan il Terribile, il quale - all'età di 29 anni - ha perso uno degli unici treni che gli avrebbero potuto donare la nomination. Mai nulla, d'altro canto, potrà cancellare la favola di un campione che dopo anni di impegno, gavetta e lavoro serrato ha provato la gioia di rivelarsi la superstar della sua Nazionale nella fase finale di un Mondiale, andando a segno in finalissima ed esultando mostrando alla telecamera i suoi statuari muscoli femorali, a testimonianza di tutti i sacrifici che nella sua carriera ha dovuto compiere per arrivare fino a toccare il cielo con un dito.

Gli anonimi riconoscimenti formali lasciano, comunque sia, il tempo che trovano. Ciò che nel calcio conta davvero è il campo: ora la Champions League, una grande occasione per mettere in mostra le sue doti negli stadi più affascinanti d'Europa. In uno di questi Ivan Perisic gioca già da anni, tutte le settimane. E sin da domenica prossima, nel derby contro il Milan, vorrà tornare ad infiammare il suo pubblico. Con la fame e la voglia di un vero campione.

Sezione: Calci & Parole / Data: Dom 14 ottobre 2018 alle 23:42
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
vedi letture
Print