Tragedinter. Un neologismo che chiarisce bene lo stato d'animo del tifoso nerazzurro, incredulo di fronte all'ennesima sconfitta di questo tribolato campionato, contro un'Udinese che puntando al pareggio ha avuto il merito di trovare persino la vittoria. Risultato troppo violento nei confronti dell'Inter, ma in perfetta sintonia con il suo karma stagionale. Una stagione iniziata male, non riesce proprio a decollare e siamo quasi a Natale, periodo di panettoni. Ranieri ieri ha ammesso le proprie responsabilità sulle scelte tattiche e tecniche. Non è da tutti, così come è da pochi continuare a credere in un netto cambio di tendenza quando tutto ti suggerisce un ridimensionamento delle pretese.

Contro i friulani era la partita della svolta. Lo è stata. Il tecnico fino al venerdì pronunciava ancora la parola 'scudetto', adesso è il primo a rendersi conto che non ha più senso. Neanche se le squadre ai vertici della graduatoria andassero in vacanza per un paio di mesi al caldo degli Emirati, probabilmente, riusciremmo ad avvicinarci a loro. Quest'anno va così: le decisioni societarie e tecniche errate sono state amplificate da una buona dose di sfortuna, che si traduce in infortuni, errori arbitrali e rigori calciati in tribuna. E che si fa? Nulla, si continua a lavorare sperando che la Befana ci regali tanto carbone da utilizzare nel motore della nostra locomotiva vecchio modello. Considerata l'età media, non è una similitudine azzardata.

La partita contro l'Udinese, splendida realtà che merita solo elogi e andrebbe imitata a prescindere, ha evidenziato ancora una volta che questa Inter non può permettersi di 'giocare' il proprio calcio. Le opzioni, al momento, sono due: o ti copri ed eviti di subire gol, rinunciando però a una spinta offensiva adeguata; o rischi il tutto per tutto provando a schiacciare l'avversario nella sua metà campo, scoprendo il fianco ai suoi contropiede. Nell'anticipo della quattordicesima di campionato si sono viste entrambe le fasi: primo tempo equilibrato ma privo di squilli in attacco; ripresa più sbilanciata (con l'innesto di Zarate) e rete subita in contropiede. Non esiste, ad oggi, il giusto mezzo, l'optimum che potrebbe garantire a questo gruppo qualche risultato più soddisfacente. Impossibile pretendere di più al momento, senza recuperare i vari Sneijder, Maicon e Forlan ci tocca fare il segno della croce e sperare in un jolly come quello di Siena. Ma così non si va avanti.

Dalla sfida contro la Fiorentina, si spera, un paio dei lungodegenti torneranno disponibili, con l'auspicio che siano nelle condizioni adatte per dare realmente un plus valore alla squadra. Perché oggi non abbiamo alcuna speranza di migliorare una posizione che, pur non essendo da zona rossa, è a dir poco imbarazzante e deficitaria. Per rassegnarci a un torneo da comprimaria è ancora presto, ma senza la sterzata che anche il mercato dovrà assicurare è inutile ambire a filotti od obiettivi oltre le nostre possibilità. Il che si traduce con l'accettazione consapevole del ridimensionamento.

Ultimo pensiero dedicato a Pazzini: Ranieri già ieri sera gli ha teso una mano, le note di De Gregori lo invitano a rialzarsi. Tocca quindi a lui mettersi subito alle spalle quel rigore sparato in tribuna che ha privato l'Inter di un pareggio casuale, con carattere e forza di volontà. Nessuno ce l'ha con il Pazzo, anche perché il suo scivolone dal dischetto è l'immagine perfetta che sintetizza la partita e il campionato della squadra nerazzurra.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Dom 04 dicembre 2011 alle 12:00
Autore: Fabio Costantino
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