Sarà una testa calda, avrà un carattere scorbutico e indomabile, sarà presuntuoso, ma nessuno può sostenere che non sia un campione. A Parma gli sono bastati 2 minuti per rimettere in piedi una situazione imbarazzante per l’Inter (e non è la prima volta...), a fine partita si è candidato ironicamente per un posto ai Mondiali in Sudafrica. Vero è che Mario Balotelli la maglia azzurra degli adulti non l’ha mai indossata, finora è stato protagonista (altalenante) delle (s)fortune dell’under 21 di Gigi Casiraghi. Ma non esiste alcuna legge che impedisca a un Ct di convocare un calciatore per la principale manifestazione calcistica al mondo senza che questi abbia già fatto la dovuta gavetta o pagato il tagliando. Il talento va onorato, a prescindere dal background di un calciatore.

Marcello Lippi non ha mai aperto più di tanto le porte della ‘sua’ Nazionale a Balotelli, il Ct ha dalla sua un titolo mondiale da difendere e quindi puà parlare dall’alto di un piedistallo. Però il fatto che ignori costantemente un ragazzo di tale classe è un mistero per chiunque ne capisca di calcio. E non mi riferisco agli idioti che ogni weekend lo fischiano incessantemente, quelli del pallone capiscono solo la forma geometrica a sfera. Balotelli sta confermando di essere un personaggio ancora da addomesticare caratterialmente, è fuor di dubbio (Mourinho può testimoniare), ma anche di avere doti che non vanno sottaciute. Se l’obiettivo dell’Italia è andare in Sudafrica e magari giocarsela alla pari di Brasile, Spagna eccetera eccetera, bisogna ricorrere a ogni arma che il nostro calcio fornisce (sempre che il ragazzo non si stufi e opti per il Ghana...).

Caso Cassano a parte (ormai è assodato che il barese e il viareggino non possono stare insieme nella stessa stanza), stona non poco che l’estro e l’imprevedibilità di SuperMario vengano sacrificate all’altare della compattezza del gruppo, che è sì fondamentale, ma non l’unica risorsa possibile. Nel calcio non vince sempre la squadra (in Germania fu così), spesso è necessario il lampo di genio (ciò che è mancato agli Europei 2008). L’ideale è avere entrambi. Balotelli finora non ha un palmares di grande rilievo, ma nessuno si lamentò quando un certo Michael Owen divenne protagonista della nazionale inglese ai Mondiali del 1998, senza aver fatto nulla di rilevante prima.

Ecco, nel calcio ci vuole coraggio, lo stesso che talvolta manifesta Mourinho sia nello schierare sia nel lasciare fuori Balotelli. Entrambe le decisioni richiedono molta riflessione, perché possono influenzare l’esito di una partita, se non di un torneo intero. Ecco, mi chiedo perché Lippi debba rinunciare a priori a questa possibilità di correre rischi. Magari in Sudafrica, durante una partita decisiva, bloccata tatticamente, si volterà verso la panchina azzurra e spererà di incrociare lo sguardo con un campione in grado di dare una svolta positiva al cammino degli azzurri. Ma se Balotelli rimarrà a casa davanti alla tv, la ricerca speranzosa di Lippi potrebbe rimanere infruttuosa…

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Ven 12 febbraio 2010 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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