Manca poco. Ormai ci siamo. Ogni giorno cammino per Milano e respiro un’aria particolare, sento un’atmosfera strana. Niente di preoccupante, è 'solo' il clima derby che si fa sentire. Sì, perché è impossibile non pensarci quando tutti ne parlano per tutto il giorno, e non solo in tv o sui quotidiani. Anche nei bar durante la pausa pranzo o negli uffici fra colleghi o tra amici all’ora dell’aperitivo, qualche battuta sulla gara del 2 aprile scappa di sicuro. Un’intera città, fatta di tifosi e non, sta aspettando: l’attualità si intreccia ogni giorno con la nostra vita ed è impossibile non sapere che questa grande partita si sta avvicinando sempre di più. Tutti lo sanno, tutti lo aspettano. Si avvicina l’ennesimo derby che va a collocarsi alla fine di una lista infinita che racchiude tutti quelli del passato: molti sono ricordati per caratteristiche uniche, per significati particolari e per conseguenze spesso decisive a livello di punti e risultati. Al di là di tutto, ogni singolo derby comunque si stampa nella memoria di un tifoso proprio per il fatto che sia un derby. Basta questo. Non interessa chi siano i giocatori o gli allenatori, non interessano i punti o le posizioni in classifica.

Quello che ci basta sapere è che la stracittadina è gara dalle forti emozioni, partita da 'tutto o niente', da 'dentro o fuori'. Le certezze sono nulle: siamo solo consapevoli che sabato potremmo vivere una serata bellissima, coronata dalla conquista del primato in classifica, ma allo stesso modo potremmo passare una serata storta e precipitare di nuovo a -5 dalla vetta, ritrovandoci costretti ad inseguire di nuovo fino alla fine della stagione. Certo, la partita potrebbe anche finire con un deludente pareggio, nel quale forse entrambe le squadre rimarrebbero insoddisfatte e con qualcosa da recriminare. Tutto può succedere e anche questa è una delle cose più affascinanti di questa gara: impossibile fare pronostici, impossibile eleggere una favorita, impossibile capire chi davvero potrà spuntarla alla fine dei 90 minuti. Non sono ammesse ipotesi: queste sono partite che vanno vissute, senza perdersi in troppe considerazioni e senza domandarsi continuamente chi delle due abbia più da perdere o da guadagnare. Vincere un derby è sempre un valore aggiunto, al di là di qualsiasi classifica, perché è soprattutto in una partita così che vengono rimarcati l’orgoglio e il senso di appartenenza che ogni tifoso prova per la propria squadra: inevitabilmente si entra in un’immensa simbiosi che accomuna milioni di persone. Alla fine si può dire che un derby ci offre quindi anche la possibilità di riscoprire quelle che sono le belle sensazioni di questo sport, al di là del risultato finale della gara. Risultato che comunque non possiamo sottovalutare, non questa volta. Sabato sarà derby ma anche qualcosa di più: Leonardo e i suoi ragazzi si giocano una fetta di campionato e non possiamo far finta che non sia così.

Inoltre, sarà ancora una volta il derby degli ex, come è già successo tante volte in passato, forse troppe. Non possiamo negare che la cosa che fa più male in un match così importante, è vedere da avversario il giocatore che fino a qualche tempo prima aveva indossato la tua maglia. Cambiare squadra avviene continuamente ma passare dall’essere neroazzurri a rossoneri o viceversa è qualcosa di diverso, ha un peso troppo grande. E grandi sono anche le ferite che lasciano quei giocatori diventati prima idoli di una tifoseria e poi passati ad essere acclamati da quella opposta. Non possiamo non ammettere quanto ci sia dispiaciuto vedere Vieri indossare quei colori che non erano il nero e l’azzurro, e non possiamo allo stesso modo negare quanto sia stato terribile capire che Ronaldo sarebbe tornato a Milano, ma nella squadra sbagliata. Ronaldo ci ha fatto più male segnando quel gol nel derby del 2007, rispetto a quando se ne andò come un fuggiasco in una calda notte estiva di qualche anno prima. E come loro, tanti altri hanno fatto lo stesso, da Cevenini a Collovati, da Ganz a Favalli, da Pirlo a Crespo. Fino ad arrivare all’ultimo ex nerazzurro, Ibrahimovic, che questa volta dovrà vivere il derby in un modo molto particolare, ossia, da spettatore.

L’altro spettatore ma anche protagonista sarà invece mister Leonardo: anche lui è un ex, anche lui dovrà combattere contro qualche emozione forte e dovrà fronteggiare la contestazione di una tifoseria che fino a pochi mesi prima l’aveva amato. Mister Leonardo, ex milanista che ha sposato a pieno la causa nerazzurra, in un’unica sera, potrà da una parte compiere una sua dolce e personale rivincita nei confronti di chi non l’ha più voluto in rossonero e dall’altra offrire una rivincita al popolo interista, cancellando in qualche modo la lista dei torti subìti da tutti i nerazzurri passati in rossonero. Leo è consapevole di tutto ciò, sa che l’essere un ex in un derby comporta tutto questo: è il 'prezzo' da pagare, anche se le scelte fatte da giocatori e allenatori rimangono legittime e rispettabili.

Di una cosa comunque siamo certi: sabato, quando ci sarà il fischio d'inizio, risentimenti e recriminazioni delle due tifoserie verranno in qualche modo accantonati. A un certo punto il derby non sarà più fatto solo di parole, quelle della viglia, ma sarà unicamente calcio giocato e tutti daranno spazio a quelle che saranno le vere protagoniste: le emozioni. Quelle forti, quelle da 'tutto o niente', quelle da batticuore, quelle da vivere fino all'ultimo respiro: quelle 'da derby'. 

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Gio 31 marzo 2011 alle 01:00
Autore: Barbara Pirovano
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