Adesso basta. Stop. Si è davvero toccato il fondo. L'Inter (o meglio, i suoi resti) gioca una gara fondamentale per la qualificazione agli ottavi di Champions League, in un terreno di gioco durissimo come quello del White Hart Lane, con una squadra svilita dalle innumerevoli assenze, e i tifosi nerazzurri cosa hanno in mente? Josè Mourinho. Dove sono alle 20,45 di martedì 3 novembre invece di prepararsi al fischio d'avvio di Tottenham-Inter? A salutare Josè Mourinho. Applaudono Maicon in difficoltà con SuperBale? Applaudono Eto'o che segna un altro grandissimo gol? Applaudono il rientro in campo di Milito? No. Applaudono Josè Mourinho.

E chi glielo dice a Benitez che dovrà continuare a fare di necessità virtù? Chi lo convincerà che Muntari è meglio di Mascherano? Oppure che Biabiany sia più adatto di Kuyt? Un po' di rispetto, il buon Rafa, lo meriterebbe. Sta giocando con un attacco che, Eto'o a parte, in Serie A non sarebbe titolare nemmeno in una squadra di metà classifica (non crederete mica che Coutinho e il promettente Johnatan Ludovic sarebbero preferiti ai vari Ilicic, Pastore, Alexis Sanchez, Pellissier, Palacio, Matri, Mascara e compagnia?). Eppure l'Inter è lì, dietro alla Lazio dei miracoli. Per non parlare del centrocampo, amputato di tutti i suoi migliori interpreti (quest'anno, incredibile, si è dovuto fermare per un certo periodo perfino capitan Zanetti!). E tutti che continuano a propinarci il raffronto Benitez-Mourinho: ma quale paragone volete che si faccia? Uno ha corso con una Ferrari, l'altro sta trainando la macchina dei Flinstones.

E non me ne vogliano i giocatori che stanno tirando avanti alla meno peggio: il gap con l'anno passato è evidente. E qui, anzi, mi rivolgo proprio a loro. Mi rivolgo in particolare a quei calciatori che sono andati a salutare di persona il loro ex tecnico: era proprio necessario, dopo un indigesto 1-3 sullo stomaco, andare a riverire l'allenatore del Real Madrid? Già, perché per chi non lo sapesse, Josè Mourinho allena il Real Madrid. Quel Real Madrid che avrebbe voluto privare l'Inter dei vari Milito, Maicon e, forse, Eto'o. Ecco, forse sarebbe stato più giusto leccarsi le ferite e studiare meglio i movimenti di Caracciolo, Eder e Diamanti. Ma non vi accorgete che parlando e straparlando sempre e solo di Mourinho si perde anche l'enorme fetta di merito che voi giocatori avete avuto nelle conquiste memorabili dell'anno passato e di quelle addietro?

L'Inter, con Mourinho (e non 'di Mourinho'), ha vinto la Champions League, ma anche Roberto Mancini aveva vinto scudetti e coppe. Qualcuno, però, fa finta di niente e vede solo ciò che vuol vedere. Se Samuel fosse stato espulso per fallo su Kalou e fosse stato fischiato il conseguente rigore (Inter-Chelsea 2-1), se a Dani Alves avessero concesso il penalty per fallo di Sneijder (Inter-Barça 3-1), se a Bojan Krkic non fosse stato annullano il gol nel finale di gara (Barça-Inter 1-0), staremmo qui a parlare ancora di un'Inter mancata in Europa. E' chiaro che faccio l'avvocato del diavolo, ma come non rimembrare rigore ed espulsione negati a Valencia su colpo di testa di Crespo (Valencia-Inter 0-0)? E i due rossi fittizi a Materazzi e Burdisso con il Liverpool (Liverpool-Inter 2-0; Inter-Liverpool 0-1)? Dettagli che però, alla lunga, incanalano le stagioni in un verso o nell'altro. Lo stesso Mourinho, tra l'altro, potrebbe confermare la tesi: anche lui, al primo anno di Inter, uscì col Manchester United agli ottavi, essendo costretto a giocare l'andata con Rivas (?) e il ritorno contro i legni della porta di Van der Sar.

D'altronde, qui nessuno ha cacciato Josè. E' stato lui stesso a voler abbandonare. Ora toccherà a Benitez rimettere insieme i cocci. I cocci di un rapporto interrotto tra tifosi, giocatori e società. L'Inter è stanca, appagata. Serve una scossa. Serve, soprattutto, risvegliare l'orgoglio dei giocatori, troppo spesso oscurati dall'ombra lunga di Mourinho. Lui ha vinto, ma non lo ha fatto da solo (come amano ripeterci gli emeriti opinionisti di ogni dove, che solo fino a pochi mesi fa lo criticavano, mentre ora sanno solo dire: “Ah, se ci fosse ancora Mourinho...”). Adesso basta. E' stato bello, bellissimo. E' stato un sogno ad occhi aperti.
Ma è venuto il momento di svegliarsi.
 

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Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Sab 06 novembre 2010 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni
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