Adesso cominciamo a ragionare. Perché il tempo delle illusioni, duole dirlo, è finito. Adesso forse si sono resi tutti conto che anche una vittoria nel derby - tutt'altro che stradominato, ma semplicemente ben gestito -, per quanto prestigiosa ed esaltante, non può bastare per urlare all'immortalità di questa squadra. L'Inter ha bisogno di cambiare e finalmente arrivano segnali in tal senso. Smontare qualche pezzo per inserire dei nuovi. Vanno bene i giovani, ma al loro fianco devono esserci colonne già pronte, nell'età del massimo potere agonistico. Ovvero, ben venga un Castaignos se cresce dietro a un Sanchez titolare. Ma averlo come prima alternativa per l'attacco all'Olimpico di Roma è un po' come ritrovarsi a sfidare una valanga con un cucchiaino. Troppo presto, troppo alto il rischio di bruciare i giovani del futuro e perdere il controllo del presente.

E allora ben venga l'attenzione che il presidente Moratti sta dando alla squadra. La parola 'rifondazione' è esageratamente drastica e non piace a nessuno, ma sentire il numero uno di Corso Vittorio Emanuele discutere di 'futura Inter' è stato importante. Qualcosa deve cambiare, la riconoscenza deve finire. Nel nome dell'Inter. Nessuno qui chiude ai giovani, ma per inserirli serve una struttura solida che al momento all'Inter non c'è. Giovani e vecchi non vanno da nessuna parte se non c'è una classe media in piene forze a sostenerli; con la presenza di quest'ultima, invece, possono tornare straordinariamente utili. A quel punto potremo parlare di un progetto veritiero e solido, anche a costo di aspettare qualche anno. Perché nessuno vuole vincere nuovamente tutto subito, ma la gente chiede semplicemente chiarezza. E un progetto vero. Noi ci fidiamo. Arrivano i primi segnali, forse ci siamo. Forse.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mer 08 febbraio 2012 alle 19:10
Autore: Fabrizio Romano
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