Buon segno quello che si avverte attorno alla squadra. Aria di soddisfazione non solo per i risultati, ma soprattutto per lo spirito collettivo, per quel sapore di Inter, che sembra tornare prepotentemente alla ribalta. Forse per la prima volta la pausa determinata dal calendario delle nazionali non inciderà negativamente sul nostro cammino (con tutti gli scongiuri del caso). E provo a spiegare perché.
Prima di tutto il metodo del mister. Stramaccioni, lo si è capito benissimo, ha bisogno di tempo. Non solo per provare sul campo le sue idee di gioco, ma anche per valutare attentamente le potenzialità di ogni giocatore della rosa, inserendone le caratteristiche nel suo computer cerebrale, che sta immagazzinando input alla velocità della luce. E’ un allenatore atipico, per storia e per approccio. Giovane, colto, ironico, appassionato, sta confermando di meritarsi una chance incredibile, offerta a lui da un presidente che quando fa di testa sua, va detto, ci azzecca molto spesso. Stramaccioni ha molti allenamenti a disposizione, anche perché la sua rosa non prevede una formazione titolare inamovibile, ma una serie di possibili alternative.
E qui veniamo al secondo punto positivo. La sensazione è che i calciatori a disposizione del mister, pur comprensibilmente in competizione reciproca per un posto in formazione, hanno capito che ogni partita è importante e che verrà in ogni caso l’occasione buona per dimostrare il proprio talento. L’esempio più eclatante è sicuramente il rendimento di Coutinho, ma potremmo dire altrettanto di Mudingayi, ancora al cinquanta per cento delle sue potenzialità in un centrocampo molto muscolare (ottima cosa). Nel metodo Stramaccioni, dunque, anche il calo di rendimento è previsto e accettato, senza che comporti di per sé una bocciatura permanente. Aspettiamo ad esempio il rientro alla grande di Palacio, e tuttavia sappiamo benissimo che non entrerà in conflitto con Cassano, né con Milito. Interessante – per citare un giovanissimo – l’alto livello di concentrazione di Marko Livaja, ogni volta che è stato inserito in squadra, spesso in situazioni difficili. Noto che Stramaccioni difende con molta fermezza tutti i giocatori, in una rosa che deve prevedere incidenti, squalifiche, turnover. L’aver mantenuto con forza Samuel nel suo ruolo determinante è una prova evidente del metodo Stramaccioni, e nel derby The Wall ci ha confermato che il pensionamento è rimandato a data da destinarsi. Il crescente rendimento di Cambiasso è un altro segnale che il tempo sta riducendo le paure delle prime uscite stagionali. Handanovic, poi, sembra già padrone della difesa, autorevole anche nell’approccio psicologico. E non era facile arrivare dopo Julione…
Terza considerazione. Il tono complessivo della società: nessun proclama, nessun traguardo sbandierato. Si vive sottotono, con orgoglio, puntando a difendere la scelta del rinnovamento e della sobrietà di bilancio, dopo gli anni dei trionfi ma anche delle spese non indifferenti. La campagna acquisti, in fin dei conti, si sta rivelando assai più azzeccata di quanto le cassandre estive potessero immaginare. E le scarse prestazioni (almeno sino ad oggi) di molti aspiranti top player che sembravano fondamentali (mi viene in mente Destro, tanto per citare quello che è stato a lungo ritenuto il grande errore di Branca e soci), mi induce a pensare che questa prudenza, dettata forse soprattutto da ragioni di cassa, si stia rivelando una fortuna, tanto più che a gennaio, se saremo in buona posizione sia in campionato che in Europa League, non è azzardato immaginare che qualche rinforzo, concordato con Stramaccioni, arriverà e ci aiuterà innestare una marcia in più.
Il derby anche nella coda del campionato scorso ha segnato un punto di svolta, sia per noi che per i rossoneri. Ho la sensazione che anche quest’anno sia andata così. Ma ora si avvicina un’altra data importante, il 3 novembre, con la partita di Torino. Per battere questa Juve ci vorrà tutto il repertorio: giocatori al meglio, intelligenza tattica, un po’ di fortuna, un arbitraggio almeno decente. Difficile immaginare tutti questi fattori insieme. La sofferenza è assicurata in partenza. Eppure, stranamente, la sensazione che l’impresa sia alla nostra portata è reale, e sono convinto che ce la giocheremo alla pari. Avvicinandosi quella data assisteremo, come di consueto, a tentativi di ogni genere di destabilizzare la nostra serenità. Sarebbe importante che i tifosi ne tenessero conto, essendo mai come adesso vicini a questa squadra, che se lo sta meritando ampiamente. Il gesto di Stramaccioni al termine del derby non è solo uno sfogo in stile Mourinho: è una indicazione precisa. In questa stagione che sarà comunque di passaggio, dobbiamo restare uniti nella buona e nella cattiva sorte. Perché, inutile dire, c’è solo l’Inter.
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