Che qualcosa fosse cambiato a livello tattico nella testa di Leonardo, lo si era capito già nel match di Tim Cup all'Olimpico. Contro la Roma, il tecnico brasiliano aveva optato per la prima volta nella sua gestione interista per un coperto 4-4-1-1, con Pandev esterno mancino di centrocampo e Sneijder in appoggio all'unica punta Milito. In quella sfida, l'Inter si era mostrata molto più compatta, ma senza rinunciare alla propria indole offensiva. Contro la Lazio, Leo ha offerto nuovamente lo stesso schieramento, con l'unica variante rappresentata dall'inserimento di Eto'o (out in Coppa Italia) al posto di Pandev.

Squadra corta e gestione più oculata. Finché i nerazzurri sono rimasti in undici contro undici, si è vista un'Inter meno propensa a scoprire il fianco, che poggiava le sue azioni offensive soprattutto sulle qualità degli uomini d'attacco. Rari gli inserimenti dei mediani, mentre Nagatomo e Maicon si alternavano nelle loro salite sulle corsie laterali. Ma il meglio di sé, l'Inter lo ha dato forse dopo il rosso a Julio Cesar. Dal 4-4-1-1 si è passati a un 4-4-1, con Sneijder a sinistra, Eto'o punta e Milito in panca per far posto a Castellazzi. Non a caso, seppur con l'uomo in meno, l'Inter è stata in grado di rimontare un avversario durissimo come la Lazio, mentre, con lo Schalke, sebbene in condizioni fisiche e mentali diverse, la squadra aveva, come si suol dire, sbracato. 

La partita con i giallorossi in coppa era stato un segnale importante, oggi la conferma: Leonardo sta imparando in fretta. D'altronde, con gli attaccanti di qualità che ha in rosa, la squadra nerazzurra non ha bisogno di mandare 6 o 7 elementi oltre la linea del pallone per trovare la via del gol.

Sezione: L'angolo tattico / Data: Sab 23 aprile 2011 alle 20:03
Autore: Alessandro Cavasinni
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