Ultima spiaggia. Tanto vale la gara di Marassi per l’Inter. Ultima spiaggia per sperare e continuare a coltivare il sogno europeo. Dopo la delusione contro il Wolfsburg l’Inter deve rialzare la testa, ma l’avversario non è dei più semplici. Di fronte c’è la Sampdoria dell’ex Sinisa Mihajlovic, con un cuore nerazzurro ma determinato a rovinare la serata al suo amico Mancini.

Roberto Mancini sceglie il 4-3-1-2 per provare a far male ai blucerchiati. Davanti ad Handanovic, da destra a sinistra, si schierano D’Ambrosio, Ranocchia, Vidic e Juan Jesus. A centrocampo torna Brozovic assieme a Guarin e Medel. Dietro le punte, che sono Podolski e Icardi, c’è Xherdan Shaqiri.

Sinisa Mihajlovic risponde con il consueto 4-3-3 e due sole variazioni rispetto alla vittoria di domenica scorsa contro la Roma. Tra i pali c’è Viviano, De Silvestri, Silvestre, Romagnoli e Regini in difesa. Soriano, Palombo e Acquah a centrocampo. In attacco c’è il tridente pesante con Eder, Muriel e Samuel Eto’o.

Dopo la sfuriata dei blucerchiati l’Inter prende possesso del centrocampo e prova a fare gioco, ma la Sampdoria è molto corta ed attenta a chiudere tutti gli spazi ai nerazzurri per poi ripartire con contropiede veloci che mettono, come spesso accaduto in questa stagione, in grande difficoltà la difesa dell’Inter. Le azioni migliori dei nerazzurri partono tutte da Shaqiri. Lo svizzero è molto bravo ad infilarsi alle spalle della difesa doriana svariando su tutto il fronte, da destra a sinistra, risultando imprendibile per la difesa blucerchiata. Le occasioni più pericolose della Samp passano, invece, dai piedi di Muriel ed Eder che sfruttano la fragilità difensiva dei due terzini nerazzurri ed un centrocampo non troppo presente.

Il secondo tempo inizia con un’Inter straripante. Guarin e Brozovic aumentano i giri e si propongono spesso in avanti, alzano il proprio baricentro e si dispongono stabilmente nella trequarti avversaria. Shaqiri è ancora l’uomo più pericoloso assieme ad Icardi, che Mancini ha trasformato da semplice attaccante d’area a calciatore totale. La Samp è tutta nella propria trequarti e non riesce neanche a ripartire: lo spostamento di Muriel sulla destra con Eto’o punta centrale, ha fatto perdere metri alla squadra di Sinisa che prova a reagire inserendo Obiang per un buon Acquah. Nel momento migliore dell’Inter, però, arriva la rete della Samp: ripartenza veloce di Eder che viene steso da D’Ambrosio ai 25 metri. Intervento inevitabile quello del terzino napoletano a difesa nerazzurra scoperta. A posteriori, però, una decisione che costa caro ai nerazzurri. E’ lo stesso Eder ad incaricarsi della battuta della punizione e a realizzare il vantaggio con un esterno destro che si stampa sul palo interno e termina alle spalle di Handanovic. L’Inter accusa il colpo e si allunga, il giro-palla non è più fluido come nei primi 60’. La Samp amministra senza creare grossi problemi al portiere sloveno. Ad un quarto d’ora dal termine, Mancini butta nella mischia Palacio per Brozovic, passando così ad un 4-2-3-1 con Guarin e Medel mediani, Podolski a destra, Palacio a sinistra e Shaqiri dietro Icardi. I nerazzurri si risvegliano e provano il tutto per tutto ma Viviano ed un disastroso Valeri sono ostacoli troppo grandi per una squadra ancora malata.

Difficile, difficilissimo trovare una chiave di lettura per questa sconfitta. I nerazzurri giocano una gara più che dignitosa, mantenendone il controllo per tutti i 90’ e rischiando poco o nulla, ma il tabellino della gara recita Samp 1 Inter 0. Contro il Wolfsburg, il Cesena e molte altre partite addietro la colpa per i pochi risultati ottenuti dai nerazzurri potevano attribuirsi alla difesa, rea di aver sempre concesso troppo, o al centrocampo, che non garantiva la giusta copertura alla linea a quattro tanto voluta da Mancini, ma questa sera trovare un colpevole è davvero molto difficile. La difesa, con Juan Jesus terzino e il rientro tra i titolari di Vidic, ha mostrato una buona solidità, condita anche dalla prova senza sbavature di Ranocchia, sempre attento nonostante gli avversari siano tutti più veloci di lui. Unica nota negativa Podolski: il tedesco si vede pochissimo, o meglio, non si vede per niente fino al cambio di modulo ed il suo dirottamento sulla destra, ma non è bastato a cambiare le sorti del match.

Non rimane che attendere giorni migliori e sperare che queste dieci gare passino in fretta. Al Mancio ormai si chiede poco e niente in questa stagione, se non di elaborare una 'cartella dati' per costruire l'Inter del futuro. Magari provando e valorizzando qualche giovane di belle speranze e prospettiva in vista della prossima stagione. Per un'Inter da scudetto.

Sezione: Angolo tattico / Data: Lun 23 marzo 2015 alle 01:00
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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